Il (non) metodo Cosentino, alla difesa del teatro

Sguardazzo/recensione di "Not here not now"

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Cosa: Not here not now
Chi: Andrea Cosentino
Dove: Lari (PI), Castello
Quando: 30/07/2015
Per quanto: 80 minuti

Non qui, non ora. Il contrario del teatro, appunto, e al contempo la sua intima petizione statutaria di luogo liminare in cui vedere le cose che sono nascoste. Ha del donchisciottesco (sia agli atti: è un massimo apprezzamento) l’attacco che Andrea Cosentino, originalissimo e squinternato assolista abruzzese più volte (e sempre per errore) avvicinato ai narrattori coi quali poco o punto ha mai spartito, sferra all’indirizzo della ben più celebre e celebrata performer, Marina Abramović e del suo Metodo. Lo fa con l’arma d’una sapidissima ironia, e un costrutto solo in apparenza precario e malsicuro: due schermi sul fondale, via via attraversati da sequenze in cui l’attautore − naso e parrucca posticci   parodizza l’artista slava, uno spazio sgombro e una serie di personaggi cicaleggianti, dalla maschera di sé (simil-neutra, verrebbe da dire) all’occhialuto esegeta sino a vernacolari macchiette parentali, il tutto filtrato da ovvie rifrazioni umoristiche.

Andrea-Cosentino_Not-here-not-now (tamburo kattrin)Ne emerge un carnevale di segni tutt’altro che scontato o semplicistico, d’orditura pure raffinata: non è con Abramović in sé che se la prende Cosentino, ma col suo -ismo, l’intero e capzioso sistema di rappresentazione/divulgazione dell’arte oramai incarnatasi nel marchio, meccanismo al quale la (fu) meritevolissima ed estrema performer vede bene di non sottrarsi. Come a dire: l’arte (e gli artisti) dopo la morte dell’arte. Ha il pregio di non sdottoreggiare né buttarla sul cattedratico (non sarebbe nelle sue corde): anzi, la regressione comica lo spinge a una feroce forzatura riduzionista, arsenale consueto di qualsiasi umorismo da fool. I dardi incoccati centrano le contraddizioni di un’arte che si pretende ieratica, dedita ai misticheggianti concetti di esperienza, ma che esige sbigliettamenti massivi, col corredo comportato da una société du spectacle che si rispetti, divizzazione inclusa.

Andrea-Cosentino_Not-here-not-now_Enea-Tomei (tamburo kattrin)Specificare che nell’introdurre la celebre installazione interattiva The Artist Is Present (data al PAC di Milano nel 2012), dicendo «se qualcuno mi affiderà il suo tempo, io lo trasformerò in esperienza», la performer slava avrebbe dovuto aggiungere tra i primi termini della transazione «e 15€» sarà forse prosaico, ma non per questo meno lepido o lapalissiano. E ribadire che col denaro, un tempo sterco demoniaco, certa arte contemporanea alimenti un equivoco tra il pericoloso e l’imbarazzante è altrettanto evidente, senza necessità di rovesciar Artaud, Marx o Freud (ma a Sigmund i soldi garbavano eccome: mettiamoci Schechner) sul pubbico per averne diritto.

La performance (di Cosentino) è pregevole ed efficace, al di là di qualche lungaggine intermedia (ma ritmo e ricezione variano di sera in sera), e il porsi sempre ben al di sotto sia del bersaglio sia dello spettatore, da parte dell’artista, è una piccola perla (est)etica. Ironico che le critiche piovute su Not Here, Not Now faccian leva sul presunto semplicismo: sarebbe interessante saper che pensano, gli autori delle medesime, circa la celebre dichiarazione «Theatre is very simple: in theatre a knife is fake and the blood is ketchup. In performance art a knife is a knife and blood is blood» resa dalla divina Marina. C’è chi può e chi non può. Da arlecchini, applaudiamo Cosentino e avanti così.

Andrea Cosentino, 'Not Here, Not Now' (ph Manuela Giusto)

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... una canzone sarebbe... "Depressione Caspica" dei CCCP, rifatta dai Leningrad Cowboys

Locandina dello spettacolo



Titolo: Not here not now

di e con Andrea Cosentino
regia: Andrea Virgilio Franceschi
video: Tommaso Abatescianni
Produzione : Pierfrancesco Pisani
in coproduzione con Fondazione Campania dei Festival – E45 Napoli Fringe Festival
con la collaborazione di Litta_Produzioni /associazione Olinda / Infinito srl / Teatro Forsennato
con il sostegno del progetto Perdutamente del Teatro di Roma


Un incontro/scontro da teatranti con la body art, il lazzo del clown che gioca con il martirio del corpo come testimonianza estrema. Marina Abramovic dice: il teatro, il cinema, l’arte sono limitate, essere spettatori non è un’esperienza. L’esperienza bisogna viverla. “Theatre is very simple: in theatre a knife is fake and the blood is ketchup. In performance art a knife is a knife and ketchup is blood.” Il resoconto di un’esperienza attiva con Marina Abramovic, sotto forma di dramoletto polifonico. Un assolo da stand up comedian per spettatori fatalmente passivi e programmaticamente maltrattati, con pupazzi parrucche martelli di gomma e nasi finti. E ketchup, naturalmente.

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.