Braccando Shakespeare, dal carcere al teatro

Sguardazzo/recensione di "Dopo la tempesta. L'opera segreta di Shakespeare"

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Cosa: Dopo la tempesta. L'opera segreta di Shakespeare
Chi: Armando Punzo, Compagnia della Fortezza
Dove: Pisa, Teatro Verdi
Quando: 30/10/2016
Per quanto: 100 minuti

La stagione di prosa del Verdi di Pisa si apre con la traslazione nello spazio “tradizionale” di uno spettacolo della Compagnia della Fortezza. Quest’anno è la volta di Dopo la tempesta, spettacolo ispirato a William Shakespeare nel 400° anniversario della morte: la creazione di Armando Punzo si propone come un’opera in più del Bardo, che prende vita, appunto, dopo aver scritto l’ultimo dramma, La tempesta. Più che il testo, è l’atmosfera ad essere scespiriana: i detenuti-attori incarnano, più o meno riconoscibilmente, alcuni personaggi. Da Otello a Riccardo III, da Iago a Calibano, da Giulio Cesare a Desdemona: una galleria di topoi, parole, immagini e visioni.

Punzo è Shakespeare, tormentato, assediato dai fantasmi dei suoi personaggi: lo guardano con cattiveria, lo accerchiano, lo minacciano uscendo da un libro o sventolando lunghi coltelli. Riuscirà a essere in armonia con queste presenze solo quando, avvicinandosi viso a viso, darà loro voce attraverso il suo microfono. Il palcoscenico e la platea sono costantemente infestati da questi ectoplasmi: anche i personaggi inattivi continuano ad aggirarsi, dando un senso di oppressione.  L’atmosfera è minacciosa, post-apocalittica, ma sempre dominata da una certa quietezza, un tempo disteso memore, forse, della vita carceraria condotta da gran parte degli interpreti.

La scenografia è più essenziale rispetto alla versione di Volterra (doppiamente già recensita: qui e qui): poche croci pendono dalla graticcia, alcune scale a  pioli richiamano l’immagine della Deposizione. Sul palcoscenico un letto, uno scrittoio e pochi altri elementi. Domina la dicotomia bianco/nero: molti personaggi vestono panni candidi, altri, Punzo e Desdemona compresi, hanno costumi total black, in un’opposizione che, avvicinandosi al finale, diventa sempre più evidente. C’è una forte attrazione per i simboli e per il loro significato universale: d’altronde, la Compagnia della Fortezza lavora sempre ri-amalgamando un patrimonio di conoscenza comune, di cui anche Shakespeare fa parte. Si procede per immagini potenti, tra brindisi falliti e contrasti efferati. Il sogno shakespeariano è accompagnato da Andrea Salvadori che, in scena, esegue le proprie musiche originali che sembrano variazioni sul tema dell’ostinazione: dalla singola nota ribattuta a melodie più articolare che si avvitano su sé stesse all’infinito.

Dopo la tempesta, Punzo-Fortezza, Teatro Verdi 2016 (ph. Stefano Vaja)Lo spettacolo muta sensibilmente, come prevedibile, al variare dello spazio: se, nel carcere, il pubblico era confinato su due lati della scena senza interazione con la performance, in teatro le cose cambiano. All’ingresso, gli spettatori trovano Punzo, immobile, sulla soglia del sipario socchiuso: in attesa, mentre in carcere compariva già indaffarato a soppesare stoviglie e monili prima di lasciarli cadere rumorosamente. Gli attori cercano più spesso il contatto visivo con la platea: scendono dal palcoscenico, entrano ed escono da fondo sala. Se il superamento della quarta parete è, di per sé, un’infrazione, è assai più forte il senso di rottura quando a praticarla sono detenuti-attori. Come già notato in occasione di Santo Genet, anche le luci vengono utilizzate per rendere più fluido il confine scena/pubblico: in questo caso, però, tale sconfinamento sembra dimostrare un maggiore interesse per lo spettatore rispetto alla versione “originale”. Un cambio di passo, forse, frutto dei diversi incontri di avvicinamento in cui il tema del rapporto con il pubblico è stato affrontato a più riprese.

Numeroso il pubblico accorso in sala per applaudire la lodevole apertura di una stagione ben equilibrata tra rischio e sicurezza.

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VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... una festa sarebbe... Halloween

Locandina dello spettacolo



Titolo: Dopo la tempesta. L'opera segreta di Shakespeare

regia e drammaturgia Armando Punzo

musiche originali e sound design Andrea Salvadori
scene Alessandro Marzetti, Silvia Bertoni, Armando Punzo
costumi Emanuela Dall’Aglio
aiuto regia Laura Cleri
movimenti Pascale Piscina
assistente alla regia Alice Toccacieli
video Lavinia Baroni in collaborazione con VaiOltre!
aiuto scenografo Yuri Punzo
collaborazione drammaturgica Giacomo Trinci, Lidia Riviello
collaborazione artistica Adriana Follieri, Daniela Mangiacavallo, Pier Nello Manoni, Marco Mario Gino Eugenio Marzi, Debora Mattiello, Francesco Nappi, Marta Panciera, Luisa Raimondi, Francesca Tisano, Carolina Truzzi
assistenti stagisti Marta Fasulo, Gabriella Indolfi, Azzurra Lochi, Eleonora Risso, Edoardo Trentini

direzione tecnica Carlo Gattai
light designer Andrea Berselli
suono Alessio Lombardi

con Armando Punzo
e gli attori della Compagnia della Fortezza Salvatore Altieri, Sebastiano Amodei, Vincenzo Aquino, Mohammad Arshad, Andrey Ayala, Saverio Barbera, Nikolin Bishkashi, Pellumb Brhama, Rosario Campana, Maxwell Caratti, Roberto Cecchetti, Ivan Chepiga, Giuliano Costantini, Ismet Cuka, Pierluigi Cutaia, Gianluigi De Pau, Luigi Di Giovanni, Amar Papa Diouf, Oktavian Dumitru, Nicola Esposito, Mohammed Essalmi, Vincenzo Fagone, Alban Filipi, Pasquale Florio, Heros Gobbi, Arian Jonic, Ibrahima Kandji, Nasser Kermeni, Kujtim Kodra, Giuseppe Lamacchia, Carmelo Dino Lentinello, Hai Tzen Lin, Matteo Macchiarelli, Domenico Maggio, Antonino Mammino, Massimo Marigliano, Paolo Marino, Gianluca Matera, Gaspare Mejri, Edmond Parubi, Bledar Peskura, Marian Petru, Ciprian Putanu, Hamadi Rezeg, Vincenzo Rubino, Tip Saiw Sai, Alvaro Sapana, Mario Serban, Vitaly Skripeliov, Lucian Tarara, Massimo Torre, Fabio Valentino, Alessandro Ventriglia, Sinan Wang, Tony Waychey, Qin Hai Weng

e con Elisa Betti, Eva Cherici, Gillo Conti Bernini, Giulia Guastalegname, Francesca Tisano

e i giovanissimi Gregorio Mariottini, Marco Piras, Andrea Taddeus Punzo de Felice, Tommaso Vaja

produzione VolterraTeatro/Carte Blanche

con il sostegno di MiBACT Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Toscana, Provincia di Pisa, Comune di Volterra, Comune di Pomarance, Comune di Castelnuovo V.C., Comune di Montecatini V.C., Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, Ministero della Giustizia C.R. Volterra


Quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare, secoli di esercizi sulla sua opera, di traduzioni, trasposizioni, di diatribe filologiche, di regie critiche, di adattamenti monologanti, di letture psicanalitiche, postmoderniste, destrutturaliste; “tradire per rispettare”, “ridurre per enfatizzare”: secoli di teatro come corpo a corpo ossequioso, sempre e comunque, con quell’affresco perfetto dell’umanità che il massimo autore inglese ha consegnato nei suoi testi, un travasare perpetuo da una forma all’altra un essere umano che si immagina scritto per sempre nelle pieghe meravigliosamente complesse di quei personaggi.

Con Dopo la tempesta. L’opera segreta di Shakespeare, Armando Punzo prova invece a mandare definitivamente all’aria ogni forma, ogni esercizio, dispositivo, e a dare vita a uno spettacolo liquido, un’opera monumentale che si confronti con tutto Shakespeare e con l’eredità filosofica che rappresenta. Un’opera totale che stravolga il canone occidentale di cui anche l’autore inglese è stato inventore, che stravolga il tempo, lo spazio, il ritmo, per mettere in discussione l’uomo, la sua forma rigida, la sua storia ingessata: l’apoteosi di quella utopia della libertà di poter sempre riscrivere tutto, anche quello che sembra impossibile da cambiare e da reinventare.

Di buchi neri, d’altronde, è disseminata l’opera di Shakespeare. Dentro quei testi Punzo cerca allora con la Compagnia della Fortezza il grande testo segreto, l’antidoto, il mistero che si nasconde nello spazio vuoto tra le parole, nelle maglie degli indugi di Macbeth e dei dubbi di Amleto. Tra quei fatti, tra quelle azioni e parole che vogliono rappresentare l’uomo c’è infatti uno spazio infinito da indagare, interrogare, che promette altro.

Andrea Balestri
Non è il Pinocchio di Comencini. Apparentemente giovane, studia teatro (non solo) musicale tra Pisa e Roma. Serie tv, pulizie e viaggi in treno occupano il resto della sua vita. Archivia i ricordi in congelatore e si lava i capelli tutti i giorni.