Zavagli plana con il volo di Michelangelo

Sguardazzo/recensione di "Il volo di Michelangelo"

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Cosa: Il volo di Michelangelo
Chi: Ginevra Pruneti, Marco Natalucci, Beatrice Visibelli
Dove: Seravezza (LU), Scuderie Granducali
Quando: 07/02/2017
Per quanto: 70 minuti

Mentre fuori ha inizio il Festival della canzone italiana, e inutilmente alcuni edotti spettatori additano la mancanza di “amici di visioni” alla kermesse sanremese (ma davvero?), l’arlecchina in questione si siede per assistere a Il volo di Michelangelo, uno spettacolo che tenta di sviscerare la vita di una delle figure più irruente della storia dell’arte. A Seravezza, il maestro è da sempre considerato con pregio anche per i suoi viaggi presso le vicine cave di Carrara, quindi gli autoctoni sono ricchi di aspettativa.

Il sipario si apre e sul fondale si presentano tre silhouette: sulla sinistra, un uomo di spalle, una mano verso il cielo; al centro, una giovane violoncellista intenta a suonare; a destra, una donna anch’essa in posa. È Beatrice Visibelli a prendere parola, declamando la nascita del “divino geniaccio dell’arte”. Inizialmente, pensiamo sia solo una prima concessione storica, giustificata dall’eloquio poetico, ma ci sbagliamo: l’intero pezzo sarà strutturato in metrica, soluzione alquanto peculiare.La scena è costruita da casse in legno, posizionate in maniera simmetrica: tre in proscenio, altrettante sul fondale; a più riprese assumono la funzione di veri e propri pulpiti dai quali recitare. Sullo sfondo, un semplice telo bianco ove saranno proiettate omogenee tinte di luce: dall’oro al rosso porpora, dal blu della notte al verde. I costumi richiamano quelli dell’epoca: un abito lungo color vermiglio con decori in oro per lei e un classico spezzato nero scamosciato per l’uomo.

Tra un deittico e l’altro, si ricreano le vie fiorentine con i monumenti dell’artista, le pale d’altare per Bologna, le sculture per Roma: un viaggio che passa dalla Pietà al David, dalla sfida con Leonardo per le famose Battaglie di Anghiari e Cascina alla volta della Cappella Sistina. Il testo di Nicola Zavagli è notevole, riesce a racchiudere in un’ora di spettacolo l’intera vita dell’artista caprese, così ricca di aneddoti e curiosità. Non si può dire lo stesso di una regia forse troppo impostata e più legata alla drammaturgia che ai movimenti scenici, fatti di salite e discese dai piedistalli (che vorremmo interpretare come embrionali impalcature).

È l’ironia a far da padrona, regalando divertenti momenti di ilarità, soprattutto resi con paragoni alla contemporaneità dove gli Ignudi diventano anacronistici body builder, la diatriba con Leonardo Da Vinci è vista come un derby calcistico, e un Papa può anche essere argentino ma l’importane è che sia povero. Si sente la mancanza della “poesia”, ossia di occasioni in cui lo spettatore avverta in sé quella sensazione di catarsi spesso richiesta all’arte performativa. I momenti non mancherebbero, come quando i due attori si adagiano sulle assi del praticabile, al centro scena, simulando Michelangelo sdraiato d’innanzi alla volta della Cappella Sistina; o quando Visibelli si siede sulla medesima cassa e con le braccia simula la Pietà, ma non trasmette la stessa intensità con le parole. Una differenza evidente si ha nella recitazione: da un lato, Marco Natalucci che, nonostante l’interpretazione drammatizzata, riesce a dipanarla, renderla fruibile; Visibelli, invece, sembra soffrire tale scelta, tentando di risolverla segmentando il dettato, finendo per adottare una cadenza da nenia.

Quello di Zavagli è un testo interessante, ricco di spunti e riflessioni, molto istruttivo anche per un pubblico di non addetti ai lavori, ma sembrerebbe necessitare di un’ulteriore sforzo registico che metta in scena l’importante tessuto drammaturgico.

 

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... un esercizio ginnico sarebbe... lo step

Locandina dello spettacolo



Titolo: Il volo di Michelangelo

Con Beatrice Visibelli, Marco Natalucci
e al violoncello Ginevra Pruneti
Scene e Luci Nicolò Ghio
Costumi Cristian Garbo
In collaborazione con Accademia delle Arti del Disegno di Firenze

Un racconto teatrale per voce e violoncello.Un breve volo nella vita d’un mito. Quasi una fiaba popolare, a volte poetica,a volte ironica. Per ripercorrere tutto d’un fiato il mistero concretissimo del genio indiscusso dell’arte universale. Un invito alla conoscenza. Uno spettacolo teatrale per raccontare la vita di Michelangelo, del genio indiscusso, del creatore divino. L’intento della narrazione drammaturgica è quello di raccontare la grande leggenda artistica e biografica del genio mettendola a confronto con alcune verità storiche emerse dopo quattro secoli di indagini critiche che hanno frugato in ogni dettaglio della sua vita. Mettere dunque a confronto le prime biografie del Condivi e del Vasari, pilotate dallo stesso Michelangelo, con le ultime acquisizioni della critica scientifica. Per provare così a smontare un po’ la costruzione autocelebrativa del genio e svelare anche le tante menzogne del divino Michelangelo, anche lui, come tutti gli immortali, gran mentitore; e dunque sempre più umanissimo, nostro contemporaneo. Insomma togliere le incrostazione del tempo, far scendere Michelangelo dal piedistallo per raccontare anche le ombre, le piccolezze, le meschinità, e poi rimetterlo subito lassù, sulle impalcature della gloria eterna. E naturalmente viaggiare in leggerezza dentro l’aneddotica e le imprese artistiche, e i tratti della sua personalità, come la compulsiva avidità o la feroce avarizia, o la durezza di una solitudine a lungo difesa. E le ossessioni artistiche e gl’inquieti desideri, e gli amori e la misoginia, e gli uomini straordinari che hanno attraversato la sua vita, dai potentissimi papi ai misconosciuti aiutanti a libro paga. Dare insomma al racconto di una vita un profilo in ombra, per meglio provare a leggere dentro un’anima, che del resto vive beatamente eterna nella sua opera. Ed è proprio qui nella sua opera (che a tratti vorremmo raccontare nelle sue potenti meraviglie e in quei dettagli meno logorati dallo sguardo) che sta la possibilità di proiettare le scene della sua vita, provando a muoversi teatralmente dentro la fisicità sovrumana di quegli ultimi giorni dell’umanità che s’innalzano altissimi lassù sulle volte di una cappella che pare l’arca luminosa in cui si custodisce il mistero insondabile della creazione artistica. Ma poi il racconto teatrale sarà appassionato, popolare, divertito, per comporre il ritratto di un artista che mantiene intatto il potere di emozionare tutti. Lo spettacolo si inserisce all’interno di un percorso artistico che la Compagnia Teatri d’Imbarco ha intrapreso da alcuni anni intorno alle biografie di alcuni grandi toscani come Amerigo Vespucci, Bettino Ricasoli, Giacomo Puccini, Gino Bartali, in una drammaturgia in equilibrio tra affabulazione e gioco scenico, in continuo rapporto con la musica dal vivo.
70 minuti, senza intervallo

Francesca Cecconi
Da attrice a fotografa di scena per approdare alla mise en espace delle proprie critiche. Under35 precaria con una passione per la regia teatrale. Ha allestito una sua versione di Casa di bambola di Ibsen. Se fosse un’attrice: Tosca D’Aquino per somiglianza, Rossella Falk per l’eleganza, la Littizzetto per "tutto" il resto.