Un piccolo gioiello d’arte

Sguardazzo/recensione di "La Cenerentola"

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Cosa: La Cenerentola
Chi: Aldo Tarabella, Erina Yashima, Enrico Musenich
Dove: Lucca, Teatro del Giglio
Quando: 10/02/017
Per quanto: 160 minuti

Una favola classica per il terzo appuntamento della stagione d’opera del Teatro del Giglio: in scena, La Cenerentola, libretto di Jacopo Ferretti e musica di Gioachino Rossini.
La vicenda, piuttosto nota, è meno attraversata dalla magia grazie all’intervento più che umano di Alidoro (saggio filosofo di corte, interpretato da Matteo D’Apolito) che riconosce la virtù di Angelina (la nostra Cenerentola, Teresa Iervolino), presto innamorata del principe (forse poco disinvolto sul palcoscenico) a lei presentato in false sembianze di scudiero. La freschezza del gioco dei ruoli conduce lo spettatore in questo trionfo di bontà che umilia e annienta il sopruso del trio malvagio formato dal patrigno Don Magnifico (Marco Filippo Romano) e delle sorellastre Clorinda (Giulia Perusi) e Tisbe ( Isabel De Paoli).

L’occasione è un fantastico viaggio nelle creazioni costumistiche di Lele Luzzati (felice omaggio a dieci anni dalla scomparsa del grande artista) in agile sintonia con le scene mobili, fumettistiche e dagli accenni espressionisti di Enrico Musenich. Il contrasto generato dalla corposità degli abiti in tessuti broccati e dagli abbondanti rigonfiamenti con la piattezza dei decori scenografici offre agli occhi dello spettatore il vero gioco favolistico della recita. I personaggi prendono voce e corpo in questo ambiente fantastico, in cui l’illusione ottica non manca: la carrozza corre veloce, ma, in realtà, a muoversi sono i paesaggi. Nulla è affidato al caso e gli incastri di tutti gli elementi della rappresentazione combaciano senza ridondanze o eccessi. Gli ambienti stilisticamente riprodotti hanno avuto il merito di rendere quanto mai attuale il progetto curato dalla regia di Aldo Tarabella, assecondato dalla giovane Erina Yashima, direttore d’orchestra. I pannelli dipinti con improbabili prospettive riproducono palazzi e paesaggi, dislocandosi variabilmente tra il fondo e il proscenio, i cambi a vista, con l’uso di strutture praticabili palesemente finzionali, diventano parte integrante della narrazione.

Le melodie rossiniane si susseguono vorticosamente, i recitativi e le arie (tra le più belle del compositore) si alternano con gli intricati intrecci dei quartetti riportando alla memoria frammenti di altre opere. L’ambiente è grottesco e i personaggi, dotati di evidente abilità canora, intessono un canovaccio di emozioni dirette, il Nacqui all’affanno di Angelina sublima tutta l’essenza della bontà e del perdono finale. Indifferenza, semplicità o puro amore sono il movente di questa riconciliazione gratuita? L’opera non si addentra in queste riflessioni intellettualistiche, del resto l’azione scenica dei “cattivi” di turno (il patrigno con le due sorrellastre) è esilarante, essi scandiscono il ritmo teatrale e arricchiscono quello che, di solito, è uno spazio morto per lo spettacolo lirico. Gli uomini, con i proprio pregi e difetti, sono giustamente connotati e riconoscibili, i colori da favola presagiscono il lieto fine e la coerente maestria nell’orchestrazione di tutti i codici messi in gioco crea un vero e proprio spettacolo di fuochi d’artificio.

Ancora una volta, il pubblico, forse grazie al cupo e potente timbro vocale di Don Magnifico, resta empaticamente agghiacciato dal bieco agire del personaggio e solo nel finale riesce a tirare un sospiro di sollievo, pur riconoscendo l’ipocrisia di colui che non può fare altrimenti. Il vecchio e caro dualismo tra bene e male, tra verità e menzogna (lungi dall’essere banale)  s’incastra in una narrazione resa gioiello d’arte tra l’entusiasmo dei presenti.

 

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... uno champagne sarebbe... un Dom Pierre Pèrignon

Locandina dello spettacolo



Titolo: La Cenerentola

dramma giocoso in due atti
libretto Giacomo Ferretti
musica Gioachino Rossini
edizione critica Fondazione Rossini/Ricordi
a cura di Alberto Zedda

Don Ramiro Pietro Adaini
Dandini Pablo Garcia Ruiz
Don Magnifico Marco Filippo Romano
Clorinda Giulia Perusi
Tisbe Isabel De Paoli
Cenerentola Teresa Iervolino
Alidoro Matteo D’Apolito

direttore Erina Yashima
regia Aldo Tarabella
scene Enrico Musenich
costumi Lele Luzzati
coreografie Monica Bocci

Orchestra Giovanile Cherubini
Coro Melodi Cantores maestro del coro Elena Sartori

nuovo allestimento del Teatro del Giglio di Lucca
coproduzione Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Alighieri di Ravenna, Fondazione Teatri di Piacenza


Maria Feliciano
Docente di musica e discente in discipline dello spettacolo, ha un passato da pianista, moglie e madre di cui si sta, progressivamente, sbarazzando. Lo fa andando a teatro, scrivendone e, talvolta, cucinando per oltre dieci persone.