Si continua a navigare a vista, benché sia innegabile come qualcosa si muova (e non sempre in bene), tra le file del teatro toscano: qualcuno ha iniziato a presentare la prossima stagione, altri vi si stanno accingendo, altri ancora si preparano ad annunciare i programma dei festival estivi (tra cui il Pistoia Teatro Festival, di prossima annunciazione).
A Lucca, città che sta vivendo una campagna elettorale non particolarmente brillante (tutt’altro), nessuno pare essersi accorto d’aver perduti I Teatri del Sacro, dopo due lustri e quattro edizioni (biennali, appunto) della manifestazione promossa da Federgat e che ha rappresentato un interessante vetrina per spettacoli al debutto (guardate qui): il passaggio dall’arborato cerchio alla certo non più brutta Ascoli Piceno è passato sotto silenzio (ci spiace: il programma è, come sempre, vario e interessante), con buona pace della retorica sulle manifestazioni culturali da promuovere e difendere. Tanto, a settembre, arrivano The Rolling Stones.
Per i prossimi giorni, il Calendazzo ci riserva quanto segue.

Giovedì e venerdì –  Albania e Danghisia: Balcani pisani

Non è la prima volta che lo scriviamo, ma l’insistenza non è solo la nostra: il Pisa Folk Festival è una gran bella manifestazione, che ha il merito di trattare con ampiezza di prospettive un tema, quello delle culture folcloriche e popolari, che ci pare sempre interessante, vivo e inesaurito. Unica perplessità: forte del fatto che l’associazione organizzatrice raccoglie per la maggior parte persone (studenti e non solo) provenienti dal Meridione, la rassegna sembra ignorare che vi siano fenomeni folk (e bellissimi) anche a nord di Roma, e persino del Rubicone; tant’è.
Quest’anno, la serata teatrale vedrà la replica di Albania casa mia, assolo scenico scritto e interpretato dall’attore Aleksandros Memetaj, per la regia di Giampiero Rappa. Narrazione contemporanea, per uno dei momenti storici, la migrazione dal versante Adriatico avvenuta nel corso degli anni Novanta, che il nostro paese ancora dovrebbe (ma guarda un po’) rielaborare opportunamente. Non l’abbiamo fatto col Fascismo, e forse neppure con il Risorgimento, figuriamoci se ci riusciamo con un fenomeno tanto vicino. Detto questo, lo spettacolo, prodotto dal romano Teatro Argot, sarà in scena giovedì sera, al Cinema Teatro Lux. Magari ne riparleremo.

Il giorno successivo corrisponde alla Festa della Repubblica, e quel diavolaccio d’un Andrea Kaemmerle ha pensato bene d’allestire all’uopo un evento che, se potessimo, non perderemmo per niente al mondo invitando e mettendo in scena L’orchestra nazionale della Repubblica Popolare di Danghisia. Conosciamo bene l’artista, la sua lunare e stralunata vocazione balcanica, la contagiosa capacità, da teatrante purosangue, d’inventar storie, affabulare, incantare il pubblico, sul filo sempre aguzzo d’una comicità sia dolce sia mordace. S’aggiunga al tutto la Banda improvvisa diretta da Orio Odori (anni fa, al fianco di Alessandro Benvenuti per la messa in concerto del disco Storia di un impiegato di Fabrizio De André) e gli ingredienti per una bella serata ci sono tutti. A Casciana Terme, Teatro Verdi, venerdì sera. 

Sabato e domenica –  Niente per scontato a Vorno

Ultime battute per il grande progetto, legato all’omonimo bando produttivo, di Assemblaggi Provvisori: l’indagine multidisciplinare circa concetti quali identità sessuale, definizione e genere, adesso vede coinvolto un collettivo artistico composto da Paola Stella Minni, Ondina Quadri, Konstantinos Rizos, i quali, nel loro TakenForGranted (alla lettera: dato per scontato), si confrontano con la “performatività del vivere/del quotidiano/di genere (e non)“, mediante l’impiego di svariate tecniche d’indagine. L’idea è, attraverso l’azione scenica, di analizzare, scardinare, rivedere “il substrato scontato che anima le nostre sicurezze, sottoponendolo accuratamente ad una terapia di microfratture più o meno funzionale. è una drammaturgia di frammenti“. Ci fermiamo qui, rimandando i più incuriositi alla scheda dell’evento (cliccate sul titolo sopracitato, testoni), per ricordarvi che il lavoro sarà offerto in doppia replica: sabato 3 giugno, alle 21, e domenica 4, per coloro che non si saranno voluti perdere Juventus-Real Madrid.

Martedì e giovedì –  Danza internazionale a Fabbrica Europa, tra Firenze e Livorno 

Due performance, la sera di martedì Firenze (Palazzina Ex Fabbri, nel parco delle Cascine) con una peculiare iniziativa intitolata Progetto Focus Young Arab Choreographers, sorta “con l’obiettivo di facilitare la mobilità, il dialogo interculturale e lo scambio di pratiche performative tra gli artisti arabi e le realtà del territorio italiano, realizzando momenti di incontro, sessioni di lavoro e serate di spettacolo“. Spazio dunque al tunisino Hamdi Dridi, protagonista di Tu meur(s) de terre, a proposito di cui afferma: “Danzo mio padre…un imbianchino.  Per danzare i miei ultimi ricordi, resuscitando la sua presenza fisica, nel suo posto di lavoro ricoperto di cartone. Tu, che mi guardi, mio padre ti sta raccontando la sua storia attraverso le mie braccia. Io danzo il dolore con serenità, trasformando il tumore in poesia. Tra Dio e l’essere umano, un padre e suo figlio, il cielo e la terra, il suono e il movimento, Lui mi sta guardando ora. Il nostro duo mi permette di accettare la sua scomparsa, sapendo che ci rivedremo sicuramente, un altro giorno“. Interessante.
La stessa sera, sarà la volta pure del libanese Bassam Abou Diab con Under The Flesh, una riflessione performativa circa le reazioni corporee nel momento del pericolo, in una sorta di coreografia della sopravvivenza. Ci piacerebbe leggerne.

La sera di giovedì, il festival itinerante (numerosi eventi sono stati dislocati tra Roma, Ravenna e altre città ancora), si sposta sulla costa, al Goldoni livornese: in scena, Pa|etohs, ambizioso progetto internazionale che coinvolge il coreografo cinese d’origine tibetana Sang Jijia in collaborazione con gli italiani Luca Brinchi e Roberta Zanardo (santasangre). 
La performance si ispira all’arte italiana, quella di matrice classica, articolandosi in due parti: una prima legata alla riflessione sulle regole della vita sociale, con movimenti spaziali misurati, eseguiti con cura; a questa, seguirà un segmento più emozionale, in cui l’azione scenica sarà portata al limite estremo, nel tentativo di rivelare “l’anima nella sua integrità“. 

Intanto, altove…

Dopo i cenni sulla stagione lirica torrelaghese impreziosita dalla regia d’un giornalista di gossip, dall’altra parte della Toscana, a Chiusi (provincia di Siena, quasi al confine umbro) è stata annunciata la chiusura di Orizzonti Festival, implicante l’annullamento del progetto che avrebbe coinvolto Roberto Latini nella formazione di “una compagnia stabile della Fondazione Orizzonti” (con casting di 450 candidati in lizza per sette posti, intrapreso e già concluso).
Siamo arlecchini, non Pantaloni, non Balanzoni, quindi assistiamo agli eventi senza poter dire d’avere idee precise (le fantomatiche proposte) per risolvere le questioni che attanagliano (e spesso minano) la salute del teatro italiano. Di certo, le condizioni di lavoro, che i festival vivano o muoiano, sono davvero critiche, e corrispondono a una crisi profonda del ruolo del teatro e della cultura nel nostro paese. Non lo diciamo frignando, ossia battendo cassa, ma notando come i trionfalismi di certi circuiti, messi al fianco di queste altre, drammatiche, situazioni, contribuiscono a un panorama di generale, metastatico strabismo, uno strabismo sia empirico sia culturale, per un sistema sempre più prossimo a un punto di rottura definitivo.

Va tutto bene.