ARCHIVIO SPETTACOLI

    Decamerone, M. Baliani, S. Accorsi (2014)

    Titolo: Decamerone - Vizi, virtù, passioni

    liberamente tratto da Decameron
    di Giovanni Boccaccio
    con Stefano Accorsi
    e con Salvatore Arena, Silvia Briozzo, Fonte Fantasia, Mariano Nieddu, Naike Anna Silipo
    adattamento teatrale e regia Marco Baliani
    drammaturgia Maria Maglietta
    scene e costumi Carlo Sala
    disegno luci Luca Barbati
    produzione Nuovo Teatro
    in collaborazione con Fondazione Teatro della Pergola

    La città di Firenze è appestata, la morte è in agguato. Ci si ritira in collina per proteggersi e difendersi dal flagello implacabile. Serve un modo per passare le lunghe giornate. Servono storie che facciano dimenticare, storie di amori ridicoli, erotici, furiosi; storie rozze, spietate, sentimentali, grottesche, paurose, purché siano storie, e raccontate bene, perché la vita reale là fuori si avvicina con denti affilati e agogna la preda.

    Dopo l’ Orlando di due stagioni fa, ecco il secondo frutto del Progetto “Grandi Italiani” di Baliani, Accorsi e Marco Balsamo: Decamerone (terzo titolo sarà Il Principe da Machiavelli). Nel capolavoro di Boccaccio, l”apertura su altri mondi possibili, creata dalle fantasie di quei privilegiati sfuggiti alla pestilenza, serve a rendere la realtà meno terribile e a offrire una chiave di lettura quando tutto ormai sembra assurdo e senza senso. Ascoltando le antiche storie del Decamerone riscopriamo com’è attuale quel Medioevo folle, grottesco e crudele, e Boccaccio si fa così autore che parla anche di noi, mettendo a nudo le nostre mancanze, i nostri vizi, le nostre virtù, le nostre passioni, come sempre accade con la grande leteratura.
    Marco Baliani, capostipite del teatro di narrazione, con la sua inimitabile maestria nel tessere storie capaci di avvolgere lo spettatore, di portarlo dentro le cose narrate, ha trovato ancora una volta in Stefano Accorsi l’interprete giusto.
    «[…] In questa progressiva perdita di un civile sentire, ci è sembrato importante far risuonare la voce del Boccaccio attraverso le nostre voci di teatranti. Per ricordare che possediamo tesori linguistici pari ai nostri tesori paesaggistici e naturali, un’altra Italia, che non compare nei bollettini della disfatta giornaliera con la quale la peste ci avvilisce.[…]» Marco Baliani

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