ARCHIVIO SPETTACOLI

    La false confidenze, T. Servillo (2005)

    Titolo: Le false confidenze
    Regia: Toni Servillo

    Le false confidenze di Marivaux
    traduzione  Cesare Garboli
    regia Toni Servillo

    Anna Bonaiuto   Araminte
    Andrea Renzi   Dorante
    Gigio Morra   signor Remy
    Betti Pedrazzi   signora Argante
    Salvatore Cantalupo   Arlecchino
    Toni Servillo   Dubois
    Monica Nappo   Marton
    Francesco Silvestri   il conte
    Francesco Paglino   un garzone di bottega                       

    luci     Pasquale Mari
    suono     Daghi Rondanini
    costumi     Ortensia De Francesco
    progetto scenotecnico     Daniele Spisa
    aiuto regia     Costanza Boccardi
    direzione tecnica     Lello Becchimanzi
    direzione di scena     Teresa Cibelli
    capo elettricista     Lucio Sabatino
    macchinista costruttore     Edoardo Ridi
    oggetti di scena     Angelita Borgheresi
    sarta     Paola De Luca
    ufficio stampa     Sergio Marra
    foto di scena     Monica Biancardi

    riprese video e montaggio      Tommaso Pitta

    una produzione Teatri Uniti  in collaborazione con E.A.R. Teatro di Messina

    L’amore ostacolato dall’interesse, dagli intrighi, soffocato dal denaro: è questo l’argomento più che mai attuale di questa bellissima commedia. Ma l’attualità evidentemente non è il solo motivo che mi ha spinto ad affrontarla, è la modernità del suo linguaggio ad avermi affascinato in modo irresistibile. Tutto è detto in maniera semplice, chiara, diretta, ma questa limpidità corrispondono spesso zone oscure, torbide, ambigue, che creano intoppo alla vicenda una atmosfera fatta di attese e di trepidazione. Proprio quando i personaggi sembrano affidarsi con più disinvoltura alle parole, emerge ciò che non dicono o tentano di nascondere; alludono continuamente, e questo fa si che i silenzi, le interruzioni, le pause diventino più espressive di qualsiasi discorso. Alla commedia di parole se ne affianca una fatta di comportamenti, reazioni, volti, sguardi. L’adattamento del testo allora si è svolto proprio in questa direzione: porzioni di dialogo o brevi scene, li ho interpretati come fossero didascalie che mi aiutassero ad orientarmi nelle pieghe più silenziose del testo.
Naturalmente la verifica di tutto ciò sta nel lavoro con gli attori; e del resto Marivaux lo sapeva bene quando affidava i suoi testi ai comici italiani di stanza a Parigi: a loro chiedeva di risollecitarli partendo proprio dalle improvvisazioni in palcoscenico. Come sempre è li che si gioca la partita.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI