Commemorando Campana a Scandicci

Sguardazzo/recensione di "Canti orfici/Visioni"

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Cosa: Canti orfici/Visioni
Chi: Michele Di Mauro
Dove: Scandicci (FI), Teatro Studio ‘Mila Pieralli’
Quando: 12/17/2014
Per quanto: 70 minuti

Dino Campana a Scandicci è sepolto.

Giancarlo Cauteruccio a Scandicci ha il suo Teatro Studio.

Il 2014 è la ricorrenza dei cento anni dalla pubblicazione dei Canti Orfici di Dino Campana e Giancarlo Cauteruccio pensa bene di fare un mese di onoranze.

Alla stregua delle Grandi Dionisie e delle Lenee, dal 15 novembre al 19 dicembre si susseguono presentazioni, performance, letture e vere e proiezioni.

La nostra attenzione però vuole focalizzarsi sullo spettacolo che fa da perno all’intero programma, ossia Canti Orfici/Visioni, che vede un riadattamento del testo di Campana per mano di Andrea Cortellessa. La regia di Giancarlo Cauteruccio mette a fuoco proprio quel vocabolo che ha voluto inserire nel titolo: visioni.

Lo spettatore entra in sala e si trova immerso in un ambiente dove carta lacerata pende dal soffitto: in scena un uomo seduto, totalmente vestito di bianco, si prepara per quella che sarà la sua performance. Difatti l’intera visione è sostenuta da Michele Di Mauro che, per un’oretta buona, si destreggia all’interno della scenografia di Paolo Calafiore, riproponendo i versi di Campana con uso calcolato e moderato della voce. Inutile la presenza dei sette giovani attori, il cui utilizzo è limitato all’idea di nude presenze che si muovono all’interno della scenografia. Ancor meno apprezzabile lo snervante uso del corpo nudo in scena, ormai visto e rivisto, e che ancora una volta vuol mostrare il sesso femminile. Forse l’idea era di una Venere botticelliana per quella Sibilla senza veli, ma né le movenze, né gli atteggiamenti sono tali. È Leonardo invece ad essere esplicitamente rappresentato tramite La vergine delle rocce e La Gioconda che in sequenza vengono proiettate sulla scenografia, mentre Di Mauro vaga e declama, al pieno della voce per non essere sovrastato dalle assordanti musiche di Gianni Maroccolo. E quando l’attore, accucciato a terra, strappa alcune pagine di un volume e, per far sì che lo squarcio venga udito, nonostante l’estrema attenzione, avvicina il libro al microfono, ci chiediamo perché non inserire un brano di sottofondo al posto di questi componimenti rimbombanti.

Le luci di Loris Giancola regalano un pathos che va crescendo insieme all’accompagnamento musicale e che dà il massimo nella scena dove si narra di Genova. Grandi palazzi si stagliano sulla carta e con la musica concitata e la declamazione di Di Mauro va realizzandosi uno dei punti più interessanti della performance; la memoria va a uno spettacolo di qualche anno fa della Societas Raffaello Sanzio, Ingiuria, in cui Chiara Guidi e Blixa Bargeld (cantante della band Einstürzende Neubauten) intrecciavano, urlando, le proprie voci al violino di Alexander Balanescu e alla musica elettronica (a volume elevatissimo) di Teho Teardo.

Non è facile portare in scena un componimento poetico, nonostante venga rielaborato e modificato in alcune sue parti, tanto meno incentrare l’esito dell’intera performance sulle spalle di un unico attore, pur bravo che sia, nel momento stesso in cui si hanno a disponibilità altri performer in scena. Resta il fatto che ciò a cui si assiste rispecchia il titolo: una visione onirica, realizzata con una sequenza di immagini e suoni, accompagnata dalla voce di un attore.

Chi sarà il prossimo artista da commemorare a Scandicci o zone limitrofe? Campana è andato, Luzi pure, si propone Rodari con la sua filastrocca Un signore di Scandicci, che fa sempre tanta “allegria”.

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... un vecchio programma televisivo sarebbe... Colpo Grosso

Locandina dello spettacolo



Titolo: Canti orfici/Visioni

progetto e regia Giancarlo Cauteruccio
con Michele Di Mauro
e con (attori del labororatorio di conoscenza e interpretazione teatrale della vita e dell’opera di dino campana) Silvia Benvenuto, Giorgio Coppone, Giovanni Corsini, Maria Luisa D’introno, Emiliana Provenzale, Veronica Rivolta, Matteo Tanganelli
drammaturgia Andrea Cortellessa
musiche Gianni Maroccolo
scene Paolo Calafiore
costumi e assistenza alla regia Massimo Bevilacqua
allestimenti e luci Loris Giancola
video Alessio Bianciardi
suono Marco Cardone


Punta di diamante del progetto CANTI ORFICI: UN LIBRO TRA DUE SECOLI, la nuova produzione di Krypton vede come interprete principale lo straordinario attore Michele Di Mauro. Affianca il regista in veste di dramaturg Andrea Cortellessa in uno spettacolo in cui le musiche originali sono firmate da Gianni Maroccolo e la scena da Paolo Calafiore. La scena, realizzata in una particolare carta ignifuga, vuole legarsi alla materia del libro. La carta diviene pagina in cui si "scrivono" le visioni cariche di simultaneità, intersecazioni, di urgenza narrativa che sono le componenti rivoluzionarie di quell'unico libro del "primo poeta della modernità " (come Montale definì Campana). Questo nuovo incontro di Cauteruccio con il poeta di Marradi avviene nel segno di un limpido e profondo rapporto con la sua poesia, con la forza visionaria dei suoi versi, con quella capacità di agglutinare in una straordinaria e fulminante esperienza letteraria temi di una sconcertante e sconcertata comprensione del futuro. La vicenda umana di Campana viene tenuta in ombra e la regia si concentra esclusivamente sui versi e sulla carne della parola. Versi che sono qui materia drammaturgica e innesco per un viaggio scenico, poetico e filosofico che amplia lo sguardo su orizzonti inediti rispetto alle svariate interpretazioni convenzionali. Sono in scena accanto al protagonista Michele Di Mauro, come presenze/coaguli di visioni, sette giovani attori del Laboratorio di conoscenza e interpretazione teatrale della vita e dell'opera di Dino Campana: Giorgio Coppone, Maria Luisa D'Introno, Giovanni Corsini, Matteo Tanganelli, Veronica Rivolta, Silvia Benvenuto, Emiliana Provenzale.

Francesca Cecconi
Da attrice a fotografa di scena per approdare alla mise en espace delle proprie critiche. Under35 precaria con una passione per la regia teatrale. Ha allestito una sua versione di Casa di bambola di Ibsen. Se fosse un’attrice: Tosca D’Aquino per somiglianza, Rossella Falk per l’eleganza, la Littizzetto per "tutto" il resto.