A prima (s)vista – Affissioni di propaganda teatrale. Selezione Gennaio 2015

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Tutti gli spettacoli meriterebbero un manifesto – un’affiche, per fare i raffinati – che, pur rimanendo fisso, incollato a un pannello in doppia o quadrupla copia, riesca ad eccitare la fantasia del passante affaccendato, a incuriosire l’automobilista inchiodato al semaforo, a sorprendere il passeggero distratto sul filobus.
Non tutti ne hanno uno, ahimè, e gli spettacoli che hanno la fortuna d’essere reclamizzati per via di affissioni pubblicitarie ne hanno forse più svantaggi che benefici.
Io, che sono Arlecchino, sono vagabondo per natura. E quando passeggio, ciondolando tra le vie che si svuotano all’imbrunire, mi fermo a guardare i manifesti dei teatri. E giudico.

Decamerone-locLa quadruplicazione del volto di Stefano Accorsi sul manifesto di Decamerone (lo si vede in posa riflessiva, sbigottita, ilare, accigliata, a dimostrazione di sana mobilità facciale) lascia immaginare un suo ruolo mattatoriale all’interno dello spettacolo diretto da Marco Baliani. In vero, come si evince dal nutrito cast, non si può parlare di un unico performer monologante, e la scelta va dunque ricondotta a un subdolo reclutamento del pubblico femminile. Interessante la distribuzione della componente testuale, così come il lettering, benché riesca difficile trovare una motivazione all’inclinazione del testo.

INuda proprietà con Lella Costal manifesto di Nuda proprietà comunica graficamente la sua natura di commedia brillante salottiera, affidata sulle spalle forti dei due protagonisti raffigurati, Lella Costa e Paolo Calabresi. Il foglio mostra un’elaborazione digitale semplice e sicura: raffinata texture di sfondo, pennellate di contrasto ai testi, filtri usati con parsimonia. Nell’insieme il manifesto appare tuttavia privo di profondità e non troppo accattivante.

L'importanzaÈ un’impaginazione assai convenzionale quella del manifesto di L’importanza di chiamarsi Ernesto, che nuoce gravemente sia all’immagine – una fotografia in posa dei tre attori principali – sia ai testi, gravati ulteriormente dalla scelta discutibile del colore blu su sfondo bianco. Non meno discutibile è l’asimmetria nel posizionamento dei tre nomi in alto, motivata unicamente dalla volontà di separare l’ospite eccellente, Lucia Poli, dalla coppia di vita e d’arte formata Geppy Gleijeses e Marianella Bargilli.

e-stato-la-mafia locLascia più di una perplessità anche il manifesto di È stato la mafia, evento teatral-giornalistico arpionato dalla Città del Teatro di Cascina. I volti dei protagonisti, Marco Travaglio e Valentina Lodovini (che in questa annata ha sostituito Isabella Ferrari nel ruolo di seducente lettrice), malamente scontornati e messi in dissolvenza, galleggiano senza potersi ancorare agli altri elementi grafici. Anche il titolo, decisamente felice grazie al suo scaltrissimo doppio senso, avrebbe meritato un’evidenza maggiore.

Lmalato immaginario loca migliore affiche del mese è sicuramente quella del Malato immaginario di Arca Azzurra Teatro, in programma al Teatro dell’Olivo di Camaiore. La raffinata illustrazione che raffigura un pensoso Molière e la sua compagnia con le cromie di una vecchia stampa a colori, lo sfondo architettonico in filigrana e i testi elegantemente allineati e scalati sul margine sinistro, ne fanno un esempio riuscito di grafica pubblicitaria.

 

l'Arlecchino
È un semplicione balordo, un servitore furfante, sempre allegro. Ma guarda che cosa si nasconde dietro la maschera! Un mago potente, un incantatore, uno stregone. Di più: egli è il rappresentante delle forze infernali.

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