A prima (s)vista – Affissioni di propaganda teatrale. Selezione Marzo 2015

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Tutti gli spettacoli meriterebbero un manifesto – un’affiche, per fare i raffinati – che, pur rimanendo fisso, incollato a un pannello in doppia o quadrupla copia, riesca ad eccitare la fantasia del passante affaccendato, a incuriosire l’automobilista inchiodato al semaforo, a sorprendere il passeggero distratto sul filobus.
Non tutti ne hanno uno, ahimè, e gli spettacoli che hanno la fortuna d’essere reclamizzati per via di affissioni pubblicitarie ne hanno forse più svantaggi che benefici.
Io, che sono Arlecchino, sono vagabondo per natura. E quando passeggio, ciondolando tra le vie che si svuotano all’imbrunire, mi fermo a guardare i manifesti dei teatri. E giudico.

locandinaPrivandosi di ogni riferimento iconico al testo, alla scenografia e alla compagnia, il manifesto di Non si sa come, portato su molti palcoscenici toscani da Sandro Lombardi e Federico Tiezzi, rischia l’insipienza; tuttavia la composizione per rettangoli in tinta unita, che ambisce forse a richiamare il Mondrian anni Venti, vale una nota di merito, che sarebbe stata doppia se i rettangoli fossero stati incorniciati e resi plastici da una traccia di colore nero.

La-Scena-locandina-spettacolo-di-Cristina-Comencini-292982Fatalmente, la composizione piramidale del manifesto di La scena di Cristina Comencini fa convergere lo sguardo dell’osservatore sul petto villoso di Stefano Annoni (fortuna che la bandella coi nomi ne copre pudicamente il pube). Ma chi è Stefano Annoni? si domanderà il lettore meno avvertito. Stefano Annoni è l’attore col petto villoso, risponderà il più sagace. Le scelte cromatiche sono ben contrastate e il lettering non è privo di gusto, benché costringa ancora una volta a stigmatizzare la presunta modernità dei cognomi scritti con l’iniziale minuscola.

alla stessa oraL’impaginazione del manifesto di Alla stessa ora il prossimo anno, commediola romantica “tappabuchi” (per usare uno slang televisivo) interpretata da Marco Columbro e Gaia de Laurentiis, ha del buono, ma spreca tutto con la poco coraggiosa e malriuscita bicromia assegnata al titolo (e ripetuta nel corpo dei crediti) e soprattutto con l’inverosimile fotomontaggio che giustappone maldestramente le foto scontornate dei protagonisti al profilo di una porta di pessimo legname.

Qualcosa-rimane-x-webNon per repressa erotomania, ma per la sensualità fredda e ambigua che sprigiona (a cui contribuisce non poco la grana fotografica simulata dal fotoritocco), simile a quella di un quadro del Bronzino, eleggiamo quale migliore manifesto del mese quello di Qualcosa rimane, storia di un torbido rapporto amicale tra due donne, interpretate da Monica Guerritore e Alice Spisa. Ma che fine ha fatto Carolina Crescentini, indicata nel cast a inizio tournée? La bionda attrice romana ha lasciato la produzione a gennaio, dapprima sostituita da Lucilla Mininno, poi dalla Spisa. E perché la regia è passata nelle mani affusolate della Guerritore, mentre durante il lancio dello spettacolo si era fatto il nome di Giorgio Diritti? Chi sa, parli.

l'Arlecchino
È un semplicione balordo, un servitore furfante, sempre allegro. Ma guarda che cosa si nasconde dietro la maschera! Un mago potente, un incantatore, uno stregone. Di più: egli è il rappresentante delle forze infernali.

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