Liturgie sacre e profane nella vita di tutti i giorni

Sguardazzo/recensione di "Pe' devozione"

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Cosa: Pe' devozione
Chi: f.pl. femminile plurale
dal laboratorio con le donne a Forcella a cura di
Marina Rippa e Alessandra Asuni
con Amelia Patierno, Anna Liguori, Anna Marigliano, Anna Patierno, Antonella Esposito, Flora Faliti, Flora Quarto, Gianna Mosca, Giorgia Dell’Aversano, Manuela Della Corte, Melina De Luca, Patrizia Ricco, Rosa Lima, Rosa Tarantino, Rosalba Fiorentino, Susy Cerasuolo, Toti Carcatella
Dove: Lucca, Real Collegio
Quando: 13/06/2015
Per quanto: 60 minuti

La scena è occupata per intero dalle diciassette donne nerovestite, allineate lungo il proscenio. La narrazione è interamente affidata al dialetto e conduce il pubblico in una dimensione ultraterrena in cui i congiunti morti rispondono alla richiesta di “grazie” a favore di coloro che ancora tribolano sulla terra: «Nun te pozzo aiutà», «E puorteme nu fiore», «Pure io te voglio bene».

Le attrici passano subito dall’aldilà alla ritualità più ordinaria, vissuta nella quotidianità, fatta di gesti ripetuti e ostinati che si identificano con il costume della Napoli popolare. Le singole donne si narrano nelle loro piccole manie, trasformandole poi in riti di vestizione per madonne e sante, il cui culto è dovuto e ripetuto allo stesso modo da secoli. Una danza al buio con piccole luci in movimento, una sequenza coreografica con foulard variopinti o una nuvola di tessuto leggero che copre i visi facendo emergere solo le braccia, sono i vari espedienti di raccordo tra le diverse ambientazioni. Fantasioso quanto improbabile il finale che vede tutte le protagoniste vestite di bianco: non pienamente consapevoli di ciò che è accaduto, prendono atto della nuova condizione senza capacitarsene e abitano uno dei luoghi più “reali” dell’immaginario collettivo meridionale: il purgatorio. Luogo di attesa, ma anche di comunicazione fra la terra e il cielo.

Pe devozione legg-3  (ph Eugenio Spagnol)La teatralità del dialetto spesso conduce il pubblico al sorriso, anche quando la parola risulta non del tutto comprensibile, mettendo in risalto la spontaneità delle attrici, la cui performance è, con evidenza, frutto di un lavoro laboratoriale. Il flusso continuo e perfettamente intrecciato dei personaggi permette solo a chi ha esperienza di Napoli di riconoscere l’anima delle tradizioni e delle consuetudini familiari: il culto dei morti, i numeri da giocare al lotto, il segno della croce al suono delle campane e le letterine d’e creature sono piccoli esempi della vita di un popolo.

La funzione sociale e culturale del laboratorio che ha permesso la realizzazione di questo spettacolo ha raggiunto con successo l’obiettivo di coinvolgere le donne di un quartiere e in un quartiere, emblema della difficile vita partenopea, come quello di Forcella. Naturalmente, per tutte le espressioni strettamente legate a una realtà è necessaria la conoscenza del codice culturale che le ha ispirate per poter comprendere il senso delle tradizioni senza che esse cadano in stereotipi universalmente riconosciuti.

Pe devozione legg-5  (ph Eugenio Spagnol)

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... carne sarebbe... in scatola

Locandina dello spettacolo



Titolo: Pe' devozione

a cura di Marina Rippa e Alessandra Asuni
in collaborazione con Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli e Associazione culturale I Teatrini
con Amelia Patierno, Anna Liguori, Anna Marigliano, Anna Patierno, Antonella Esposito, Flora Faliti, Flora Quarto, Gianna Mosca, Giorgia Dell’Aversano, Manuela Della Corte, Melina De Luca, Patrizia Ricco, Rosa Lima, Rosa Tarantino, Rosalba Fiorentino, Susy Cerasuolo, Toti Carcatella.


La mia santa è santa Rita, ma perché mi ha scelto lei; io manco ne conoscevo l’esistenza sacra. Il mio fioretto (mai rispettato) è stato quello di non fumare per un mese: ma peccato che l’ho mante-nuto per due tre ore e poi… bla, bla, bla…. Però a pensarci bene un fioretto l’ho fatto: per circa tre anni ho promesso di non bere caffè il venerdì fino a grazia ricevuta, e così è stato.’O patetern’ è lungariell’ ma nun è scurdariell’. (trad,: Dio è anziano ma non dimentica) Anna M. 37 anni Frutto del laboratorio teatrale tenuto a Napoli da ottobre a dicembre 2014, lo spettacolo raccoglie racconti, gesti e storie sui riti quotidiani (familiari e non) relativi al proprio vivere il sacro. I temi della religiosità sacra e quelli delle “liturgie” nella vita di tutti i giorni, stati approfonditi ed elaborati in forma scenica. La scrittura scenica è stata, come sempre, collettiva, e le diciassette donne coinvolte (dai 34 ai 78 anni) sono tutte non professioniste. Il gruppo è composto da donne “storiche” e da quelle che negli anni si sono avvicinate al teatro: due di loro seguono i laboratori dal 2007, altre dal 2009, qualcuna dal 2013 e quattro da ottobre 2014.

Maria Feliciano
Docente di musica e discente in discipline dello spettacolo, ha un passato da pianista, moglie e madre di cui si sta, progressivamente, sbarazzando. Lo fa andando a teatro, scrivendone e, talvolta, cucinando per oltre dieci persone.