A prima (s)vista – Affissioni di propaganda teatrale. Selezione Luglio 2015

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Tutti gli spettacoli meriterebbero un manifesto – un’affiche, per fare i raffinati – che, pur rimanendo fisso, incollato a un pannello in doppia o quadrupla copia, riesca ad eccitare la fantasia del passante affaccendato, a incuriosire l’automobilista inchiodato al semaforo, a sorprendere il passeggero distratto sul filobus.
Non tutti ne hanno uno, ahimè, e gli spettacoli che hanno la fortuna d’essere reclamizzati per via di affissioni pubblicitarie ne hanno forse più svantaggi che benefici.
Io, che sono Arlecchino, sono vagabondo per natura. E quando passeggio, ciondolando tra le vie che si svuotano all’imbrunire, mi fermo a guardare i manifesti dei teatri. E giudico.

Per esempio, durante questo mese infame e sudaticcio, gironzolando per la Versilia, mi son capitati davanti agli occhi i manifesti della Versiliana. Ohibò, mi sono detto, non vuoi farci uno special?

IMG_20150717_110452Io, Arlecchino, amo Nancy Brilli.
È così bella, così elegante.
Dicono: si è già sposata due volte e il suo compagno è ora un chirurgo plastico, a cui forse deve il segreto della sua pelle nivea. Figuriamoci, rispondo, chi sono io per giudicare? Sono secoli che indosso una maschera, e pure brutta…
Dicono: ha girato filmacci in deshabillé, commediole pecorecce, fiction detestabili. Oh, c’è di peggio, ribatto io, posso passarci sopra… e non sono mica il Mereghetti.
Dicono: ha la nomea di antipatica e presuntuosa. Ripeto: chi è senza peccato…
Come si capisce, non posso far altro che difenderla a spada tratta, e quando scorgo il suo volto su una locandina, i suoi capelli cotonati, i suoi magnifici occhi luminosi, le labbra rosa e il naso all’insù, sono ebbro d’amore.
Poi, sia chiaro, se mi accorgo che recita nel ruolo della Bisbetica domata alla Versiliana di Marina di Pietrasanta, la mia indole spilorcia e scalcagnata mi fa scappare a gambe levate, ma questo è un altro discorso.

ranieriLo dico, a me la posa di Massimo Ranieri sul manifesto del suo (one man) show, Sogno e son desto, non piace per niente.
Quel braccio sollevato e quella mano chiusa, ma non a pugno, no, piuttosto a becco d’uccello, mi pare uno sfottò.
Che significa? Forse rappresenta qualcosa nella gestualità delle ombre cinesi (che so, lo struzzo? il varano? il gommista?). O forse sta mimando il gesto di infilare degli spiccioli in un salvadanaio.
Peccato, perché in fin dei conti l’impaginazione dell’affiche è passabile. E la camicia bianca ha sempre il suo perché.

EvolushowAMammamia (per riprendere il nome di un noto locale della zona), quanto è brutto il manifesto di Enrico Brignano e del suo Evolushow 2.0.
Sorvolando sul titolo dello spettacolo, originale quanto uno scudetto della Juve, è tutto l’insieme a stupire negativamente: l’effetto astro luminoso sullo sfondo, roba da primo giorno di Photoshop; l’orrendo bollino blu con su scritto 2.0 come fosse il prezzo o lo sconto; la posizione di Brignano, il quale, non vedendosi la mano destra, sembra ci faccia il gesto dell’ombrello con la sinistra (va da sé: in tal caso il gesto sarebbe ricambiato).

gaberZuzzurellando senza meta precisa, mi sono spinto fino a Camaiore. E là, che sorpresa: decine di murales realizzati con uno stencil, tutti uguali, dietro il palco di piazza XXIX Maggio, ma anche a Montemagno, nei pressi della statua che ritrae Giorgio Gaber (che qui trascorse una parte della sua vita), e a Greppolungo, a Casoli, a Vado.
Vi si riconosce il profilo nasuto del cantautore milanese e in un fumetto la frase “Io non mi sento camaiorese, per fortuna purtroppo lo sono!” (parafrasi della celeberrima Io non mi sento italiano). Come firma, una sigla, assai criptica: Rhd15Cwp.
Difficile non pensare che la comparsa di questi murales sia una forma di protesta contro il Festival Gaber, ospitato in questi giorni a Camaiore e giudicato da una parte dei cittadini deludente, dispendioso e distante dall’autentico spirito gaberiano.
Che spasso, mi dico, già convinto che l’amministrazione comunale, sonnacchiosa per definizione, si muoverà quanto prima per cancellare ogni traccia della provocazione.

 

 

 

 

l'Arlecchino
È un semplicione balordo, un servitore furfante, sempre allegro. Ma guarda che cosa si nasconde dietro la maschera! Un mago potente, un incantatore, uno stregone. Di più: egli è il rappresentante delle forze infernali.

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