Enigma in hora mortis

Sguardazzo/recensione di "La stanza del tramonto - Appunti sulla vita ordinaria di un mammifero"

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Cosa: La stanza del tramonto - Appunti sulla vita ordinaria di un mammifero
Chi: Lina Prosa, Giampaolo Gotti, Sara Donzelli
Dove: Castiglioncello (LI), Castello Pasquini
Quando: 31/10/2015
Per quanto: 70 minuti

Freddi soffi di grecale fanno vibrare le vele telate della tensostruttura del Castello Pasquini (non più di trenta persone al suo interno; così è l’autunno in una località di mare).
Fredda è la scena: tubi al neon fanno luce su una parete di colore neutro (vi si può scrivere col gesso, come su una lavagna, così scopriremo).

In proscenio stanno, in piedi, due persone, un uomo e una donna: sono fratello e sorella, attendono la madre ricoverata in un ospedale, o casa di cura, per riportarla a casa.
Ma a casa di chi? I due si contendono l’onore, nonché l’onere. Divisi da lungo tempo, sanno poco l’uno dell’altra, e poco ci fanno intuire, se non che è lei ad aver accudito la madre negli ultimi anni, privilegio che lui vuole ora sottrarle.
Impadronirsi della sua agonia, per quale motivo? Per godere dei suoi ricordi, per sentirsi migliore, per sentirsi adeguato?

Stanza del tramonto GottiBattute secche, grida smorzate, è un alterco in minore. Un rumore di fondo si mescola agli altri, complica l’ascolto: è un disturbo, un respiro, una pulsazione, un rantolo amplificato, un temporale lontano. Il non detto prevale.
Chi ha il diritto di prestare assistenza alla madre? Chi ne conosce le assurde richieste senili, e sa come assecondarle, o chi pretende di conquistarne la fiducia, e recuperare il tempo perduto? Essere per qualcuno è una forma superiore di essere.
L’attesa si prolunga, lui cerca di introdursi nella stanza della madre, di paracadutarsi nel giardino dov’è stata condotta, di ottenere informazioni dall’infermiere.
Sara Donzelli e Giampaolo Gotti recitano sul crinale tra concretezza e inconsistenza, mortificando scientemente la credibilità dei due personaggi; si impuntano senza rabbia, si agitano con pazienza.

Stanza del tramonto finaleDissolvenza, la scena muta repentinamente. È passato un anno. La madre è morta e i due sono rimasti soli, costretti a curarsi reciprocamente. La casa della figlia è ancora disposta per soddisfare le esigenze dell’anziana genitrice.
La drammaturgia di Lina Prosa (scrittrice palermitana stimata, pubblicata e messa in scena in Francia, dalla Comédie-Française), fino a quel momento accessibile ancorché metaforica ed ellittica, si fa vieppiù indecifrabile. La rarefazione dei significati inquieta e assorbe. Le ultime scene hanno qualcosa di visionario, adombrano perversioni, travestitismo, incesto, come enigmi mitologici non chiariti. Ciò che resta è una sola certezza: la certezza della fine. Il tramonto incombe, e non deve trovarci soli e smarriti, perché l’unica protezione di cui possono valersi i mammiferi è l’unione.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un'epoca sarebbe... la preistoria

Locandina dello spettacolo



Titolo: La stanza del tramonto - Appunti sulla vita ordinaria di un mammifero

di Lina Prosa Con Sara Donzelli, Gianpaolo Gotti Collaborazione drammaturgia e spazio scenico Claudia Sorace e Riccardo Fazi Costumi Marco Caboni Collaborazione al progetto Anna Barbera, Centro Amazzone Palermo, Koïnè Languages Transartistiques Parigi cura Giorgio Zorcù produzione Accademia Amiata Mutamenti, Regione Toscana Un fratello e una sorella sono nell’anticamera di un ambulatorio di ospedale; dalla penombra arrivano il respiro e il canto della madre morente. Siamo in un luogo di frontiera, prima e dopo la fine, dove i due si incontrano dopo tanti anni di separazione. In un gioco di dialoghi e conflitti, ricordi e visioni, si rincorrono e si osservano. Nelle scene successive – orfani – costruiscono progressivamente i paesaggi del proprio tramonto, si travestono e mutano l’uno nell’altra, attraversando presagi di bellezza e di abbandono. La stanza del tramonto è una creazione sui temi della Fine e della Cura, dove si confrontano – e si confondono – rito e contemporaneità, linguaggio quotidiano e abbandoni metafisici, risate, affetti e crudeltà. L’infinitesimo quotidiano convive con le vertigini del mito, nella personalissima scrittura di Lina Prosa, autrice palermitana che sta conoscendo una stagione di grande successo in Francia, dove i suoi testi sono pubblicati da Les Solitaires Intempestifs e messi in scena dalla Comedie Française. Il testo di “La stanza del tramonto” è già stato tradotto in francese da Jean-Paul Manganaro; lo spettacolo fa parte del progetto Face à Face. Lo spettacolo si avvale della collaborazione di Claudia Sorace e Riccardo Fazi, della compagnia romana Muta Imago, la cui particolare visione del rapporto tra spazio scenico e drammaturgia si è confrontata con le qualità attoriali di Sara Donzelli e Giampaolo Gotti.

Carlo Titomanlio
È una persona serissima.