Anelante, per Rezza è una questione di culo

Sguardazzo/recensione di "Anelante"

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Cosa: Anelante
Chi: Antonio Rezza, Flavia Mastrella, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Ivan Bellavista, Manolo Muoio
Dove: Torino, Teatro Astra
Quando: 19/11/2015
Per quanto: 80 minuti

Alla vigilia del grande freddo, il nuovo spettacolo di Rezza-Mastrella debutta a Torino sfidando la sorte in un venerdì 13 novembre. La prima, evidente, novità di Anelante è la presenza di altri quattro performer in scena assieme ad Antonio Rezza, di solito da solo o affiancato da Ivan Bellavista. Temevamo che, un po’ à la Paolo Poli, l’artista iniziasse ad allentare la pressione su di sé. Invece, i quattro sono primariamente dei culi. Due chiappe non bastavano più, evidentemente, a riempire tutte le finestre dell’installazione di Flavia Mastrella. Cinque corpi in scena permettono soluzioni corali, echi e giochi di presenza/assenza articolati: i capi di stato che, a un summit, si contano sbucando dalle finestre; cinque sedie che saltano a ritmo o cinque quadrupedi che zampettano in simultanea; infine, la popolazione subacquea (o aliena) con cui termina lo spettacolo.

L’habitat sembra tornare ad appiattirsi sulla bidimensionalità caratteristica dei primi spettacoli: è composta da pannelli zebrati che, da un certo punto, si scompongono e ricompongono in tutto il palco. Questa costruzione sghemba ricorda uno strano teatro dei burattini da cui si affacciano, con la stessa naturalezza, volti o deretani.

Anelante, RezzaMastrella 2015 (fondazionetpe.it)La vera rivoluzione sta nel rapporto col pubblico. Lungi dal voler trovare una definizione esaustiva dello sfaccettato conflitto che è parte essenziale della poetica rezziana, si può delineare un prima e un dopo. Fino a Fratto X, la platea è bersagliata (a volte letteralmente) dal performer: «Non capisce niente lo spettatore, è l’anello debole della catena. Tutto tramonta, di fronte allo spettatore!». Questo meccanismo apparentemente dispregiativo crea compiacimento: Rezza si rivolge a qualcuno (la massa o un singolo), come se elargisse, di fatto, la possibilità di sentirsi migliore agli altri che osservano. Qualcosa si rompe e, in Anelante, il pubblico è completamente ignorato: il performer ci guarda, magari ci fissa, ma non ci rivolge mai la parola.

Anelante, RezzaMastrella 2015 (ph. Giulio Mazzi)Rezza sviluppa dei temi urticanti che negli altri spettacoli erano solo accennati: la necrofilia, la pedofilia, l’incesto. Il culmine si ha a metà dello spettacolo, con la cerimonia funebre di un cadavere ripetutamente vilipeso: quattro spettatori complici inculano (metaforicamente) i personaggi in scena, mentre il performer rammenta quando, chi gli sta dietro (coincidente, per puro caso, con chi scrive), era ancora troppo piccolo per farlo e doveva essere tenuto in braccio dal padre. Il tutto è raffigurato con un originale simbolismo: specie per chi ne conosce il percorso, sembra che Rezza stia “alzando l’asticella” rispetto alle tematiche, alla loro intrinseca asperità, quasi gli fosse rimasto poco margine per farlo sul linguaggio. La risata, in questi momenti, congela la mandibola per un cinismo lanciato ancora più lontano, oltre gli ultimi tabù che avevano (vagamente) resistito.
Anelante è il primo spettacolo concepito dopo i premi Hystrio e Ubu e, in un momento in cui il target di Rezza-Mastrella appare in ulteriore forte espansione,  instaura un corpo a corpo vero (stavolta senza i meccanismi un po’ ruffiani accennati prima) con la sensibilità di una fetta più ampia di spettatori. Agli altri, i più affezionati, forse sarebbe il caso di spiegare il motivo di questa crescente ossessione per il sesso anale: che gli avranno mai fatto i finocchi al Rezza bambino?

Ci si chiede cosa ci sarà dopo Anelante: i bookmakers quotano l’arruolamento in Daesh o l’internamento volontario in un convento di clausura.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un habitat sarebbe... la giungla congolese

Locandina dello spettacolo



Titolo: Anelante

di Flavia Mastrella e Antonio Rezza
con Antonio Rezza
e con Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Ivan Bellavista, Manolo Muoio
mai scritto da Antonio Rezza
habitat di Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli
disegno luci Mattia Vigo
macchinista Andrea Zanarini
organizzazione generale  Stefania Saltarelli

produzione Fondazione TPE, La Fabbrica dell’attore-Teatro Vascello, RezzaMastrella


"In uno spazio privo di volume, il muro piatto chiude alla vista la carne rituale che esplode e si ribella. Non c’è dialogo per chi si parla sotto. Un matematico scrive a voce alta, un lettore parla mentre legge e non capisce ciò che legge ma solo ciò che dice. Con la saggezza senile l’adolescente, completamente in contrasto col buon senso, sguazza nel recinto circondato dalle cospirazioni. Spia, senza essere visto, personaggi che in piena vita si lasciano trasportare dagli eventi, perdizione e delirio lungo il muro. Il silenzio della morte  contro l’oratoria patologica, un contrasto tra rumori,  graffi e parole risonanti. Il suono stravolge il rimasuglio di un concetto e lo depaupera. Spazio alla logorrea, dissenteria della bocca in avaria, scarico intestinale dalla parte meno congeniale." (A.R.  F.M.)

Andrea Balestri
Non è il Pinocchio di Comencini. Apparentemente giovane, studia teatro (non solo) musicale tra Pisa e Roma. Serie tv, pulizie e viaggi in treno occupano il resto della sua vita. Archivia i ricordi in congelatore e si lava i capelli tutti i giorni.