«Viola Io…», «Anche io Massimo»

Sguardazzo/recensione di "La prossima stagione"

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Cosa: La prossima stagione
Chi: Michele Santeramo, Cristina Gardumi
Dove: Pontedera (PI), Teatro Era
Quando: 15/11/2015
Per quanto: 60 minuti

Torniamo a parlare di La prossima stagione. Una visione iniziata in modo travagliato, ma che ha finalmente e per il bene comune trovato il modo di essere trasformata in recensione vera. Ora, sebbene la volontà iniziale fosse quella di condannare spietatamente ciò che l’altra recensione recita, ahimè, questo non può essere possibile.

La storia si muove attraverso una serie di proiezioni. Massimo e Viola sono i protagonisti del testo scritto e interpretato da Michele Santeramo. Uomo e donna, più simili a dir la verità a due grandi gatti antropomorfi nei disegni di Cristina Gardumi proiettati in scena. Il testo e la voce a Santeramo, le didascalie alle immagini.

035Massimo e Viola «non sarebbero dovuti nascere». S’incontrano, ognuno con i propri problemi legati a una famiglia poco collaborativa. S’innamorano.

Il futuro si presenta in modo caritatevole. Persi nel sentimento romantico, credono in un avvenire che, malgrado le difficoltà, potrebbero essere in grado di affrontare nel migliore dei modi. Giovani, incoscientemente ottimisti.

Dieci anni dopo. Massimo lavora in una discarica, smaltisce rifiuti. Viola aspetta a casa. Dipinge e aspira alla maternità. Il futuro si affaccia sulla coppia mostrando già il suo lato distopico.  Basta una pillola per suggerire un bambino. «Hai cambiato profumo» chiede Massimo al suo ritorno; «no» risponde Viola, eppure la donna sembra avere un profumo diverso.

Passano altri dieci anni. Già adulti, ampiamente inseriti in un’epoca investita dalla tecnologia che entra con forza brutale nelle case di ogni individuo. Le macchine invitano al ricordo, costringono a una verità cui non è possibile sfuggire.

Decennio dopo decennio, le cose peggiorano. Sempre più immersi in un futuro poco promettente, Massimo e Viola si ritrovano a nutrirsi di barrette, invecchiati, appesantiti, ingrassati. Passo dopo passo, riscoprono il loro amore.
Giorno dopo giorno, il mondo cambia sempre un po’ in peggio e sembra non esserci soluzione. Viola vorrebbe ribellarsi, ancora con la forza della gioventù. Massimo non è pronto, restio all’idea di combattere contro il sistema.

LA PROSSIMA STAGIONE CRISTINA GARDUMI1-kwGI-U46010836619807jYC-593x443@CorriereFiorentino-Web-FirenzeI due invecchiano, dall’obesità indotta dal cibo spazzatura alla denutrizione. Muoiono d’inedia a causa di un governo che pretende il loro sangue al posto dei soldi. L’amore, o quantomeno l’amicizia ormai radicata in un rapporto che continua ad andare avanti malgrado le difficoltà, trionfa.
Ormai vecchi, attendono la loro morte su prenotazione.

Il ritmo incalza trovando la sua forza nelle immagini. Santeramo legge, interpreta rincorrendo le parole del proprio testo. Un futuro distopico, forse troppo; tanto da sfiorare il banale. La tecnologia impera, i valori si perdono tritati in snacks, la memoria e il ricordo diventano carburante di un governo che si alimenta d’anime, la stessa morte si sintetizza in burocrazia: il governo ricerca la pulizia e la precisione, non l’emotività.
Una messa in scena a suo modo gradevole ma che si adagia troppo su un’idea di futuro già pensata. Niente di nuovo si nasconde nelle parole di Santeramo che, seppure ottimo interprete, sembra non (voler) vedere più in là del proprio (anche nostro?) naso.

 

 

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... una stanza sarebbe... un salotto piccolo piccolo

Locandina dello spettacolo



Titolo: La prossima stagione

regia Michele Santeramo
da un’idea di Luca Dini e Michele Santeramo
immagini Cristina Gardumi
assistente alla regia Erica Artei
musiche Sergio Altamura, Giorgio Vendola, Marcello Zinni


Cosa può succedere nei prossimi sessant’anni? Come le nostre vite dovranno adeguarsi ai cambiamenti che le scelte di oggi produrranno? Un lui e una lei, marito e moglie, mostrati al presente in sei momenti della loro vita, a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, dal 2015 al 2065, per cercare una risposta a come le vite delle persone saranno costrette a modificarsi, accontentarsi, piegarsi, perché intanto il mondo sarà cambiato ma le persone continueranno ad avere le stesse pulsioni profonde, gli stessi desideri, le stesse passioni. Viola e Massimo passano tra gli stravolgimenti imposti dal modo nuovo di vivere: un macchinario che permette di vedere i ricordi li costringerà a raccontarsi ogni verità; i soldi spariscono e al loro posto, per pura democrazia, viene usato il sangue; la morte è obbligatoria e si prenota ad orario e giorno esatti; i pasti sono sostituiti da barrette energetiche complete. Lo spettacolo racconta come si modifica il rapporto tra questi due personaggi, come si modificano la loro voglia di tenerezza, il loro modo di scherzare, la loro innata leggerezza. Ma il futuro, in teatro, non è credibile perché l’azione, per essere vera, deve trattenere il tempo nel presente. Il dialogo, quindi, non è messo in scena ma letto da un solo attore. Le didascalie rivestono un ruolo fondamentale perché, proiettate come fossero sovratitoli, vengono lette dallo spettatore interrompendo il flusso del dialogo. Non si tratta di semplici didascalie che descrivono azioni, piuttosto di visioni a cui si affida – come se per quei momenti lo spettacolo cedesse il posto al romanzo – un pezzo di racconto privato, tra spettatore e pagina scritta, al di là della mediazione della voce dell’attore. È uno spettacolo da leggere: perché il futuro è irrappresentabile, perché l’attore legge il dialogo, perché lo spettatore legge lo spettacolo. Michele Santeramo

Gemma Salvadori
Nata a Volterra nell'inverno del 1992, vive lì, studia a Pisa. Sogna di vivere in un attico con un cane e quattro gatti: tutto molto bello ma davvero poco interessante. Fuma e scrive su un' agenda bancaria più vecchia di lei rivestita con la carta da parati della nonna del suo vicino di casa.