Operazione Vedova: quando la forma prevale sulla sostanza

Sguardazzo/recensione di "La vedova allegra"

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Cosa: La vedova allegra
Chi: Franz Lehar, Nicola Paszkowski, Fabio Sparvoli
Dove: Pisa, Teatro Verdi
Quando: 21/02/2016
Per quanto: 140 minuti

Il Teatro Verdi di Pisa è straripante da ogni angolazione lo si guardi. La platea è quasi interamente composta da signore agée, impellicciate, profumate, imbellettate, insomma, “vestite a festa” per assistere all’operetta delle operette: La vedova allegra. L’allestimento rientra nel progetto LTL Opera Studio che, da anni ormai, vede i teatri di Pisa, Lucca e Livorno impegnati nella produzione di opere e operette che non siano troppo rappresentate e calzino bene addosso a giovani cantanti più o meno alle prime armi.

Finalmente il La dell’Orchestra Giovanile Italiana, diretta da Nicola Paszkowski, dà inizio alla magia vitale delle musiche allegre e oniriche, ma mai aggressive o spregiudicate, di Franz Lehár.
Una sorta di diamante bianco, incastonato da due scalinate infinite, abbaglia fin da subito lo spettatore, che si perde nell’osservare questa mastodontica struttura ruotante e praticabile (progettata da Giuliano Spinelli). Dentro, sopra, dietro, intorno a questo gioiello scenografico si dipana tutta la vicenda di Hanna Glavari, rimasta presto vedova del ricchissimo banchiere di corte del piccolo stato di Pontevedro. Un suo matrimonio con uno straniero provocherebbe la fuoriuscita dei milioni di dote della signora e il collasso delle casse statali. Così il sovrano di Pontevedro, preoccupatissimo, incarica il proprio ambasciatore a Parigi, barone Zeta, di trovarle un marito pontevedrino, nello specifico il conte Danilo Danilovich, sua vecchia fiamma. 73335e288e
Intorno a questo semplice plot si inseriscono poi intrighi di corte, tradimenti plurimi, fughe d’amore e feste a base di champagne e lustrini. A giocare un ruolo decisivo nella buona riuscita di un’opera essenzialmente corale, fatta eccezione per la protagonista e pochi altri, sono i raffinati costumi di Irene Monti. Azzeccatissima la scelta cromatica del black & white che fa risaltare cantanti e ballerini come geometriche silhouette sul candore scenografico generale.

VedovaAllegra_Maria-Radoeva-Hanna-Glawari-foto-Lorenzo-Breschi-256x384La regia di Fabio Sparvoli gioca molto sull’alternanza di momenti di grande mobilità attoriale e siparietti in cui prevalgono il blockage e la gestualità marionettistica. Il tutto per far risaltare l’ambiguità di rapporti di corte, fondati su bugie e interessi economici, che muovono i fili dei personaggi come fossero burattini. Un plauso speciale va alla capacità di Niegus-Mario Brancaccio di far ridere sempre a crepapelle un pubblico che si bea di battute e gags dalla comicità “piaciona” e all’acqua di rose. Delicate e sobrie sono poi le coreografie ideate da Alessandra Panzavolta, benché forse limitate dall’esiguo numero di ballerini nell’esprimere la fastosità di certe musiche.
Da ultimo, una notazione sulla prova canora dei vari cantanti, che in molte occasioni sono stati sovrastati dall’orchestra, non perché questa abbia spinto in modo eccessivo, ma proprio perché troppe volte “Taceva il labbro…” là dove avrebbe dovuto brillare, far esplodere il suono e avvolgere lo spettatore. In più occasioni sarebbe stato utile un corno, non strumentale ma acustico, per combattere l’afonia derivata dall’acerbità di certe voci. Lo scoppio finale di coriandoli sembra però mettere tutti quanti d’accordo nel tributare al cast un applauso conclusivo dal sapore carnevalesco e condiscendente.

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VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... una merenda sarebbe... una torta Sacher servita con champagne

Locandina dello spettacolo



Titolo: La vedova allegra

operetta in tre parti (versione italiana)
di Franz Lehár 
libretto di
Victor Léon e Leo Stein
dalla commedia L’Attaché d’ambassade
di Henri Meilhac

La scelta degli interpreti è il risultato del Progetto LTL Opera Studio 2015

Mirko Zeta Carmine Monaco (6 e 7 febbr.)
Valencienne Marika Colasanto (6 febbr.) – Alessandra Della Croce (7 febbr.)
Danilo Danilowitsch Giuseppe Raimondo (6 febbr.) – Ricardo Crampton (7 febbr.)
Hanna Glawari Maria Radoeva (6 febbr.) – Anta Jankovska (7 febbr.)
Camille de Rossillon Christian Collia (6 febbr.) – Yasushi Watanabe (7 febbr.)
Cascada Stefano Marchisio (6 e 7 febbr.)
Raoul de St-Brioche Vasyl Solodkyy (6 febbr.) – Marco Miglietta (7 febbr.)
Bogdanowitsch Francesco Napoleoni (6 febbr.) – Federico Bulletti (7 febbr.)
Sylviane Domitilla Lai (6 febbr.) – Maria Grazia Tringale (7 febbr.)
Kromow Tommaso Quanilli (6 e 7 febbr.)
Olga Teresa Gargano (6 febbr.) – Donatella De Luca (7 febbr.)
Pritschitsch Alfonso Franco (6 febbr.) – Artem Tarasenko (7 febbr.)
Praskowia Alessandra Masini (6 febbr.) – Giulia Perusi (7 febbr.)
Njegus Mario Brancaccio (6 e 7 febbr.)

direttore Nicola Paszkowski
regia Fabio Sparvoli

OGI Orchestra Giovanile Italiana
Ensemble vocale del Progetto LTL Opera Studio

nuovo allestimento Teatro del Giglio di Lucca
coproduzione Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Goldoni di Livorno, Teatro di Pisa, Teatro Coccia di Novara


Operetta tra le più note e rappresentate del compositore Franz Lehár fin dall'acclamato debutto viennese il 30 dicembre 1905. La sua popolarità approdò anche al cinema conquistando registi come Erich von Stroheim, Ernst Lubitsch e Curtis Bernhardt che ne firmarono versioni per il grande schermo. Si tratta del ritratto di una società che si abbandona alle feste danzanti e ai balli mondani, dal carattere lieve e frizzante ma anche con la consapevolezza di una celebrazione dell’ultimo trionfo del valzer. La danza presente in tutti e tre gli atti (polke, mazurke e valzer nel primo, balli folkloristici nel secondo e can-can nel terzo) è la rappresentazione di un movimento vorticoso nel quale si articola la vicenda della ricca ereditiera, il cui sogno d’amore si realizza solo grazie ad un intervento esterno quasi miracoloso ed inaspettato. Un esito che salva anche la società in cui il destino individuale si compie. I giovani interpreti di LTL Opera Studio si cimenteranno in una rappresentazione nota e facilmente fruibile al grande pubblico.

Viola Giannelli
Nella vita, fa, ha fatto o fece un sacco di cose tra cui: due figli, un libro (altri ne seguiranno: di libri, sui figli non si scommette), l’università, il conservatorio e altre amenità che riempirebbero due o tre esistenze. Ama il teatro, la lirica, la letteratura e ha persino senso dell’umorismo.