Possiamo essere felici?

Sguardazzo/recensione di "La conquista della felicità"

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Cosa: La conquista della felicità
Chi: Stefano Pietro Detassis
Dove: Valdottavo (LU), Teatro Cristoforo Colombo
Quando: 10/03/2018
Per quanto: 60 minuti

Siamo ancora una volta al Teatro Colombo di Valdottavo, dove quello con Stefano Detassis e Maura Pettorruso è divenuto, ormai, un appuntamento annuale (lo saprete se ci seguite abbastanza da aver letto a proposito dei precedenti lavori ispirati a Hemingway o Buzzati, per non tacere del bel questionazzo a due voci rilasciatoci due anni or sono).

Questa volta, in scena troviamo solo lui, abiti eleganti, espressione mite.
Con faticosa, pacata lentezza inizia a scalare una rampa coperta di terra, unico oggetto presente in scena: ogni passo smuove il terriccio, e un odore umido si spande presto nella sala.
L’attore dà voce a Bertrand Russell, la cui ascesa quieta è la stancante ricerca della felicità. Il carattere filosofico della riflessione è riassorbito nelle forme morbide della narrazione: Pettorruso (in veste di regista e drammaturga, come spesso accade) sembra prenderci per mano, al fine di descriverci una struttura mentale complessa, riportandola a eventi della vita del filosofo. L’amore prende allora fattezze femminili, e l’idea si mescola indistintamente con l’atto fisico. La matematica diviene soddisfazione individuale, e il riconoscimento di un ordine superiore si riconduce quasi narcisisticamente alle esperienze del singolo. L’esposizione di eventi biografici significativi (il primo amore e la sua fine, la nascita e il rapporto con la figlia) è accompagnata da musiche commoventi, mirate a smuovere la sensibilità dello spettatore: il tentativo di un coinvolgimento emotivo vanifica in parte il possibile punto di forza di uno spettacolo che diventerebbe più incisivo, ma forse di più difficile fruizione, se puntasse maggiormente sulla riflessione piuttosto che sulla descrizione narrativa.

Il personaggio è solo, e il confronto a cui si allude nel sottotitolo (dialogo tra Bertrand Russell e Cassiopea) emerge soltanto sul finire dello spettacolo, ampliando l’orizzonte: sul concludersi della vita l’uomo sembra riconoscere la necessità dell’incontro con l’altro, che nei fatti raccontati appare piuttosto come semplice strumento per la ricerca del singolo, mentre adesso diventa un’istanza, anche soltanto linguistica (il personaggio parla a una Cassiopea lontana e priva di voce, che prende corpo solo attraverso le sue parole), con cui misurarsi senza bisogno di rifletterla su di sé.

In un’ora circa vengono condensate numerose riflessioni sull’esistenza individuale, sulla socialità, sulla morale, e l’abilità di Detassis risiede nel saper mantenere sempre un tono leggero ma non superficiale, rendendo lineare, pulito, il ragionamento e serena la scalata verso la felicità, che viene poi realmente conquistata, e sboccia accanto ad una pietra, sul terriccio polveroso.
Il personaggio si stende, e sembra abbandonarsi gioiosamente alla morte, anch’essa conquistata con impegno, tra le inaspettate ma coerenti note di Starman.

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... un aquilone sarebbe... volato via

Locandina dello spettacolo



Titolo: La conquista della felicità

con Stefano Pietro Detassis
regia e drammaturgia di Maura Pettorruso
una produzione TrentoSpettacoli


Matematico, logico, filosofo, scrittore, attivista, Bertrand Russell attraversa quasi un secolo di storia (1872-1970). Si laurea in matematica ma non smette di occuparsi del mondo, della conoscenza, dell’amore e della conquista della felicità. Ma accanto alla sua attività di logico e matematico, Russell inizia ad occuparsi di questioni politiche e sociali: si batte contro l’entrata in guerra dell’Inghilterra nel 1914 e finirà in prigione per i suoi articoli pacifisti. E’ in prima linea contro la guerra e a favore dei diritti delle donne e degli omosessuali. Si schiera a favore del divorzio e del diritto all’aborto in un’epoca in cui tutta l’opinione pubblica inorridiva davanti a posizioni considerate immorali.

Sara Casini
Sedicente studentessa universitaria, apparentemente giovane: nella realtà ha almeno il doppio degli anni e il triplo della malvagità dimostrate dagli occhioni azzurri e il sorriso inoffensivo.