Don Giovanni rock’n roll

Sguardazzo/recensione di "Don Giovanni di Mozart secondo l'Orchestra di Piazza Vittorio"

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Cosa: Don Giovanni di Mozart secondo l'Orchestra di Piazza Vittorio
Chi: Petra Magoni, Wolfgang Amadeus Mozart, l'Orchestra di Piazza Vittorio
Dove: Pisa, Teatro Verdi
Quando: 16/03/2019
Per quanto: 68 minuti

Due stagioni dopo il progetto Una gigantesca follia, il Teatro Verdi di Pisa torna ad affrontare il mito di Don Giovanni: su quel palcoscenico abbiamo assistito a molti lavori sulla figura del libertino, ma probabilmente nessuno ha sfidato i confini e le definizioni di genere come l’Orchestra di Piazza Vittorio. Qui l’opera di Mozart diventa materia camaleontica, sempre al centro, ma reinventata. L’ouverture è quasi una dichiarazione di poetica: dalle casse si sente la registrazione dell’originale, sopra la quale si innesta gradualmente un assolo di batteria. È solo l’inizio di un percorso di (ri)vestimento: la cavatina swing di Leporello, l’aria di Ottavio in brasiliano, sonorità jazz e dance applicate alle linee vocali fedeli alla partitura.

Lo spazio scenico ha un’impostazione da concerto, o da jazz club: una poltrona bianca sulla destra è l’unico oggetto marcatamente teatrale. In alto sta sospesa una cornice circolare, sulla quale vengono proiettati ritratti di donne e del Commendatore. I vari personaggi hanno origini e stili molto diversi tra loro e compongono un caleidoscopio di lingue e generi musicali. Il livello più operistico lo troviamo nella voce di Hersi Matmuja (Donna Elvira), impostata tradizionalmente, ma sempre amplificata, con un travolgente effetto meccanico e disumanizzante. Tra tutti, svetta Petra Magoni, nel ruolo del protagonista in vesti androgine (riecheggiando le teorie che vogliono Don Giovanni come la versione adulta di Cherubino). La sua presenza sul palco è magnetica, la voce svolazza e penetra profondamente nella materia mozartiana: è un libertino conturbante, tormentato, che seduce tutti (la serenata Deh vieni alla finestra è cantata per tutti i personaggi, in scena bendati). È una rock star in frac bianco, un Don Giovanni iperattivo e manipolatorio.

Questo tipo di lavoro corre il rischio di (s)cadere in un giochino postmoderno fatto di parodia, citazionismo e brivido della profanazione: non è assolutamente questo il caso. Al di là del rigoroso e interessantissimo lavoro sulla partitura mozartiana, c’è una doppia operazione di attualizzazione dell’opera (sì, proprio quella che rivendicano certi registi senza avere il coraggio di toccare nemmeno una parola di recitativo). Da una parte, con stili musicali contemporanei e trovate sceniche brillanti si rivitalizzano certi tratti del melodramma spesso depotenziati da un approccio museale; dall’altra, se un’orchestra multietnica come quella di Piazza Vittorio prende Don Giovanni, ne riattiva dei nuclei problematici. Primo fra tutti il rapporto servo/padrone, laddove in questo caso Leporello è un cantante nero. Ma, soprattutto, ci ricorda che quei drammi che noi mettiamo in scena (anche) per allontanarli, come un distillato di tragicità possibile e distaccato dalla nostra vita quotidiana, per molti, nel mondo, sono un fatto comune: stupri, padri da vendicare e potenti arroganti non sono entità che esistono soltanto nell’universo del dramma. I protagonisti di questo spettacolo (indipendentemente dalla loro effettiva biografia: non è quella che va in scena) ci forzano a relativizzare il nostro sguardo su Don Giovanni e riportarlo nella realtà: un’operazione simile a quella di Carla Melazzini, che con il suo libro Insegnare al principe di Danimarca ci ricorda che i figli delle periferie più dimenticate vivono drammi pari a quello di Amleto. Al di là dei confini tra cartelloni, questo lavoro su Don Giovanni spiega, pur in una veste brillante, perché questa narrazione sia entrata così profondamente nella cultura occidentale.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un uccello sarebbe... un gabbiano

Locandina dello spettacolo



Titolo: Don Giovanni di Mozart secondo l'Orchestra di Piazza Vittorio

elaborazioni musicali Mario Tronco, Leandro Piccioni, Pino Pecorelli
direzione artistica e regia Mario Tronco
regia Andrea Renzi 
con Petra Magoni
direzione musicale Leandro Piccioni
scenografie Barbara Bessi
costumi Ortensia de Francesco
light designer Daniele Davino
ingegnere del suono Angelo Elle

 produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini / Accademia Filarmonica Romana


“Don Giovanni finalmente è donna. Ha la voce acuta e tagliente, arrochita e sensuale, e il corpoagile, magro, sinuoso, da mascolina cerbiatta di Petra Magoni.” Così Sandro Cappelletto su La Stampa.  Al centro di questo nuovo lavoro della multietnica e grandiosa orchestra di Piazza Vit-torio c’è l’idea di un Don Giovanni androgino. Una visione “altra” del protagonista che apre a una diversa lettura dei rapporti tra i personaggi, ovvero come il divertito abbattimento di ogni confine di genere e l’espansione dei limiti dell’eros possano creare nuova possibilità di indagine del dramma giocoso di Mozart, a partire dall’intuizione profonda dell’identità tra la natura della musica e il flusso vitale. Don Giovanni, quindi, come un redivivo Cab Calloway in un immaginario Cotton Club, in un’ambientazione dal gusto anni ’20 ma anche fortemente contemporaneo, dirige la sua orchestra e il suo destino in una pulsione di libertà e perdizione. Uno spettacolo carico di energia, luce e vita.

Andrea Balestri
Non è il Pinocchio di Comencini. Apparentemente giovane, studia teatro (non solo) musicale tra Pisa e Roma. Serie tv, pulizie e viaggi in treno occupano il resto della sua vita. Archivia i ricordi in congelatore e si lava i capelli tutti i giorni.