Gli Omini in balia della bufera

Sguardazzo/recensione di "Circolo popolare artico, episodio due: la bufera - tre episodi di vertigine polare"

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Cosa: Circolo popolare artico, episodio due: la bufera - tre episodi di vertigine polare
Chi: Nicola Danesi De Luca, Iacopo Fulgi, Luca Zacchini
Dove: Pistoia, Piccolo Teatro Mauro Bolognini
Quando: 07/11/2019
Per quanto: 50 minuti

Quando inizia uno spettacolo? Dov’è il confine tra gente-che-parla-su-un-palco e teatro? Forse lo si è varcato non appena siamo entrati in sala, dove Nicola Danesi De Luca e Iacopo Fulgi (il duo romano Tony Clifton Circus), i volti seriosi, comunicando tra loro con brevi e secchi cenni del capo, si muovono tra le poltroncine e scrutano chi ancora sta entrando. Offrono agli astanti bicchierini di acquavite, instaurando così un clima di complicità e assottigliando il divario tra pubblico e attori, cronaca e finzione: stiamo tutti per affrontare il freddo artico.
Le luci però sono ancora accese e, come Wagner insegna, prerogativa per l’opera teatrale è il buio. I due infine tornano ad abitare la scenografia: siamo in un rifugio in Groenlandia, un tavolo, qualche sedia, una pentola fumante e una consolle, che sarà manovrata unicamente da Fulgi. Dal fondo della sala arriva trafelato Luca Zacchini, questa sera unico rappresentante in scena de Gli Omini (loro è Progetto Casamatta, di cui stiamo vedendo una creazione) e ideatore, assieme a Francesco Rotelli e Giulia Zacchini, della trilogia Circolo Popolare Artico – tre episodi di vertigine polare. Le luci sono spente, ma Zacchini, raggiunti gli altri due, ancora non è nello spettacolo: ci osserva, siamo pochi stasera, qui al Piccolo Teatro Mauro Bolognini; poi prende la cartina e, dopo aver rammentato dove era terminato l’episodio precedente, Prove di resistenza (che conosciamo solo dalle note di regia), nomina i luoghi in cui si svolge il presente episodio, La bufera.

L’Artico ha le sue leggi non scritte, spiega Maestro (Danesi De Luca), una delle quali è la necessità di saper raccontare una buona storia. Questa è la premessa che ci porta a immergerci nei quadri tratteggiati a partire dalle pagine dei racconti di Jørn Riel, dichiarata fonte e ispirazione dell’intera trilogia. La bufera sarà il filo conduttore dei tre skrøner (storielle che potrebbero o meno essere vere, i tall tales per intenderci) portati sulla scena. Prima una bufera interna: i sentimentali penseranno a qualcosa di emotivo, ma è di intestino che stiamo parlando, di matite perse e di un massiccio uso di olio di sardine per recuperarle. Poi una bufera di neve, che porterà alla lotta con un orso e allo sparo di un fucile e, infine, una bufera maldestramente raccontata quando il titubante allievo (Zacchini) infrangerà un’altra legge artica: mai rovinare un finale.

Punto di forza dell’opera è la narrazione: arguta e frammentata, trae ritmo ed efficacia proprio dal suo essere asistematica e suscettibile di sconfinamento nel delineare i personaggi. Maestro, esperto cantastorie dotato di microfono, si muove sulla cornice, narratore onnisciente che non manca di scivolare nelle trame di cui muove le fila, ora interagendo con Zacchini e Fulgi, interpreti al servizio delle sue parole, ora ricoprendo il doppio ruolo di autore-attore; allo stesso modo, gli altri due talora emergono dall’excursus per dialogare con il pubblico o con Danesi De Luca.
Uno spettacolo a tratti esilarante che rapisce e coinvolge anche grazie all’impatto visivo. Non solo per le notevoli maschere di Eleonora Spezi (un irriverente tricheco e un orso sensibile), ma soprattutto per la vivida traduzione scenica degli aneddoti evocati tra palco e platea.

Tutte le foto sono di Lorenzo Gori

Il finale, come quello di ogni secondo episodio che si rispetti, è troncato, non risolutivo, e viene da chiedersi, per quanto di questi tempi basti l’ambientazione polare a connotare l’operazione, tra un sorriso e un applauso, quale sia la direzione che intende prendere l’intero progetto, quali siano i punti all’ordine del giorno del Circolo Popolare Artico.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un libro sarebbe... uno di quelli con i pop-up

Locandina dello spettacolo



Titolo: Circolo popolare artico, episodio due: la bufera - tre episodi di vertigine polare

uno spettacolo de Gli Omini
liberamente ispirato ai racconti di Jørn Riel
editi da Iperborea

ideato da Francesco Rotelli, Giulia Zacchini, Luca Zacchini
scritto da Giulia Zacchini
scenografie e maschere Eleonora Spezi
luci Alessandro Ricci

con Luca Zacchini e i Tony Clifton Circus: Nicola Danesi De Luca, Iacopo Fulgi

Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale / Gli Omini

In questepoca che vede sciogliersi insieme al senso etico anche la terra dei ghiacci, Gli Omini si spingono ai margini del mondo e si addentrano nell’Artico. Più precisamente nel Nord Est della Groenlandia, tra i cacciatori anarchici dei racconti di Jørn Riel, antropologo, viaggiatore e narratore danese.

Nei suoi anni passati in Groenlandia tra i cacciatori solitari e gli iceberg, Riel scrive, per sopravvivere alla lunga notte, una serie di skrøner, storielle, aneddoti, cronache buffe, racconti di minuta leggendarietà quotidiana, verità che sembrano menzogne e menzogne che diventano verità.

Compone così, per tenersi compagnia, una saga popolata da 15 uomini e 92 cani. 15 cacciatori antieroici, filosofi e buffoni, animali selvatici gonfi dalcool e maleodoranti. 15 uomini che formano una nuova società in cui è bandito ogni tipo di moralismo, sottomessa solo alla potenza della natura, guidata da tacite ma chiarissime leggi.

Circolo Popolare Artico è il manifesto sregolato di un uomo che fatica a stare al passo con il mondo e non trova altra via che costruirne un altro, artico. Regolato da un decalogo di ventisette regole, aperto solo di notte, pronto ad accogliere nuovi iscritti, fondato per gestire le vertigini ed esaltare la solitudine, popolato da trichechi profetici, affezionati compagni di baracca, orsi con problemi di letargo, bufere, acquavite, donne immaginarie, visitatori bizzarri e addestramenti paradossali.

Gli Omini sono compagnia in residenza artistica presso l’Associazione Teatrale Pistoiese

Elena Modena
Colleziona ipotesi su cosa sia l'informatica umanistica.