Teatro, territorio e qualità: la ricetta di ‘Tempi Moderni’

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Alla vigilia della rassegna Tempi moderni, ideata da ALDES e Officine della Cultura, vestiamo la mascherina e andiamo in quel di Porcari, nella sede di SPAM!, per capire come si stanno preparando gli eventi, come sono le aspettative e quali gli obiettivi. Troviamo massima attenzione ai protocolli di sicurezza (come ormai non accade più nemmeno nei ristoranti) quando veniamo accolti da Roberto Castello in una pausa delle prove. «Durante il lockdown più severo – ci dice – abbiamo immaginato diverse formule per organizzare qualcosa nei mesi estivi: siamo partiti immaginando la situazione più vincolante possibile. Se anche fosse rimasto il divieto di uscire di casa, le persone avrebbero potuto comunque affacciarsi alla finestra o sulla porta. In questo senso le corti sono l’ambiente ideale».

Oggi le limitazioni sono meno pressanti, ma resta l’idea di un allestimento poco invasivo: una piccola pedana, amplificazione e illuminazione a batteria. In circa trenta minuti andrà in scena una creazione originale che condensa musica, teatro di parola e danza.

Massima attenzione per evitare qualsiasi occasione di contagio, per dimostrare che – pur nell’eccezionalità – si può fare spettacolo in sicurezza. Tutti gli artisti coinvolti sono stati sottoposti a test sierologico; il pubblico potrà portarsi una seduta da casa o decidere di stare in piedi, ma la posizione nella corte verrà assegnata dagli organizzatori; sul piano propriamente scenico è stata scelta un’impostazione «schiettamente frontale» per evitare situazioni più difficili da gestire.

Come accaduto a gran parte delle attività portate avanti negli ultimi mesi, anche l’allestimento di questi spettacoli si è svolto a distanza. Prima il testo dei quattro drammaturghi, poi le musiche dei quattro compositori («non avete idea di quanto è stato difficile trovare una drammaturga in così poco tempo, men che meno una musicista»). Da lì sono stati reclutati attori e danzatori, molti dei quali non hanno mai lavorato con ALDES. «Per le prove – ci spiega ancora Castello – abbiamo tentato con Skype, ma c’era troppo ritardo. Allora mi sono fatto mandare i video, ma così era molto più difficile lavorare sul singolo gesto. Devo affidarmi agli interpreti,quindi ho cercato di lavorare su moduli ben definiti, prima di tutto musicalmente, per evitare un’improvvisazione troppo ridondante». Solo negli ultimi giorni danzatori e attori hanno lavorato in presenza con Roberto Castello per finire gli allestimenti.

Anche il rapporto con gli spazi è stato condizionato dall’emergenza sanitaria e il teatro, trovandosi privato del luogo principale di manifestazione dell’azione, ha dovuto ricercare soluzioni alternative, recuperando o inventando nuovi spazi performativi. Slegato dalla patina di istituzionalità dei luoghi tradizionali, il territorio vissuto dai cittadini ha recuperato centralità culturale, diventando palcoscenico dei tempi moderni. Data questa premessa, il Comune di Capannori ha individuato all’interno del proprio territorio alcune corti che si potessero prestare all’operazione proposta da ALDES: sono sette, dislocate su un asse che taglia idealmente il comune da Nord a Sud, da Matraia fino a Ruota. Queste corti accoglieranno la commedia rivista, che si ispira all’antica tradizione del teatro itinerante, portando il teatro nei luoghi della vita quotidiana. Lo spazio comune della corte nasce storicamente come luogo condiviso dai nuclei familiari abitanti nei vari edifici che si affacciano su di esso. Oggi – spesso recintato, sezionato e occupato da fioriere inamovibili – ha perso quella dimensione comunitaria che aveva un tempo e che il progetto di Tempi moderni vorrebbe tentare di ricostruire.

Un ultimo aspetto, non certo marginale, è che il progetto Spam! riceve finanziamenti pubblici a diversi livelli, e avverte l’obbligo di rivestire un ruolo sociale nelle realtà in cui opera. Nello specifico, il finanziamento è vincolato a un’attività annuale di programmazione, oltre al sostegno alla produzione: avendo incertezze sul futuro e non potendo contare su una programmazione in autunno/inverno, quest’anno produzione e programmazione confluiranno, per la prima volta, nello stesso progetto. La produzione di spettacoli con una quantità parsimoniosa di risorse avrà l’obiettivo di far circolare una ricchezza materiale nel territorio, con una finalità precisa: agli spettatori non si chiederà di pagare un biglietto, ma di donare cibo e beni di prima necessità che saranno raccolti ogni sera dai volontari della Caritas, per essere poi distribuiti alle famiglie in difficoltà. La speranza, al netto dell’operazione culturale, è che ogni euro di fondi pubblici investito nel progetto possa trasformarsi in un euro a sostegno delle fasce più deboli della comunità.

Sul piano estetico, ciò significa concepire degli spettacoli di qualità, ma facilmente fruibili (anche) da un pubblico estraneo ai codici del teatro contemporaneo. Si tratta di performance brevi, basate su una modularità quasi operistica (due atti introdotti e inframezzati da numeri di danza), caratterizzate sempre da un certo brio, umoristiche ma non sboccate («andiamo pur sempre a casa delle persone e sappiamo che esistono diverse sensibilità»). L’aspettativa non taciuta è di rendere questa formula ripetibile in altri periodi e altri contesti, ma soprattutto di creare un nuovo pubblico per l’arte scenica contemporanea.

Il programma della rassegna è stato ampiamente raccontato da Igor Vazzaz nei primi Consigliazzi post-quarantena. Non resta che scegliere, prendere una seggiola e riunirsi in corte.

Andrea Balestri
Elena Corotti

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