Tempi Moderni, settima serata: Ruota

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Saliamo i tornanti per arrivare a Ruota, il paese che ospita nella Piazza Del Rio lo spettacolo già proposto nelle sere precedenti Voglio cambiare lavoro, di Marcela Serli, e lo spettacolo itinerante Colmi, lazzi, Scherzi, Inezie prodotto da Officine della Cultura, ispirato alle opere di Ettore Petrolini.
In questo piccolo borgo che ospita 200 abitanti e un Circolo ARCI, i teatranti sono stati accolti inizialmente con affetto e trepidazione. Purtroppo però, complici il ritardo dell’inizio degli spettacoli e anche, e forse soprattutto, la mal organizzazione della circolazione urbana che ha infierito non poco sulle rappresentazioni, nell’aria si è diffuso il disinteresse, un po’ di sonnolenza e la perdita dell’attenzione è stata una presente e sgradita amica.
L’introduzione dell’assessore comunale di Capannori non aiuta lo spettacolo, dato che ne preannuncia i contenuti, lasciando così la brava Caterina Simonelli a dare avvio《all’amara riflessione sul lavoro teatrale》tra il via vai di macchine e motori sfreccianti davanti a spettatori disorientati.

Colmi, Lazzi, Scherzi, Inezie

A seguire arrivano con un po’ di ritardo, ma con il loro camioncino adibito a palcoscenico, Stefano Ferri, Massimo Ferri, Luca “Roccia” Baldini, Gianni Micheli e Mariel Tahiraj musicisti e interpreti del repertorio storico di Ettore Petrolini. Arrivano dalle terre aretine, viaggiando tra le strade dei quartieri periferici e incontrando un pubblico confinato nei propri balconi e terrazzi. A Tempi Moderni, invece, sono stati accolti nelle corti e nella piccola piazza di Ruota.
Suono del campanaccio: «Venghino signori, venghino!» L’annuncio dell’altoparlante dichiara la presenza, nel teatro di varietà, di personaggi impressionanti quali la donna magnetica che qualsiasi cosa le metti in mano le rimane attaccata oppure l’uomo che mangia i manici di scopa e i chiodi, con l’intestino sempre imbullettato che quando si purga ci vogliono le tenaglie, così, a suon di musica, inizia lo spettacolo. Successi come I Salamini, Stornelli, Isabella e Beniamino e personaggi quali Gastone, Fortunello, Nerone (Bravo! Grazie.) si susseguono a ritmo incessante tra gli sguardi tornati curiosi degli abitanti. La serata si conclude con la famosa canzone Tanto pe cantà insieme ai pochi ma buoni capannorotini/capannorotesi rimasti.

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