A prima (s)vista – Affissioni di propaganda teatrale. Selezione Dicembre 2015

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Tutti gli spettacoli meriterebbero un manifesto – un’affiche, per fare i raffinati – che, pur rimanendo fisso, incollato a un pannello in doppia o quadrupla copia, riesca ad eccitare la fantasia del passante affaccendato, a incuriosire l’automobilista inchiodato al semaforo, a sorprendere il passeggero distratto sul filobus.
Non tutti ne hanno uno, ahimè, e gli spettacoli che hanno la fortuna d’essere reclamizzati per via di affissioni pubblicitarie ne hanno forse più svantaggi che benefici.
Io, che sono Arlecchino, sono vagabondo per natura. E quando passeggio, ciondolando tra le vie che si svuotano all’imbrunire, mi fermo a guardare i manifesti dei teatri. E giudico.

Il dottor Vazzaz, che ogni settimana ci manda qua e là per la Toscana (ma con me, che sono Arlecchino, non attacca), ha ragione da vendere quando scrive, nell’ultima puntata dei suoi seguitissimi Consigliazzi: “Nel momento in cui la maggior parte delle persone si trova a casa (ristoratori e medici, evidentemente, sono altra cosa), con tempo e pure qualche spicciolo da spendere, teatranti e programmatori, anziché offrire un modo interessante e divertente di passare le serate (e di lavorare), si rintanano nelle proprie magioni a ingolfarsi di maritozzi”.

In effetti, mentre l’industria cinematografica non aspetta altro che i primi olezzi di vischio per propinare i suoi torroncini da 9-10 euro (i Pieracciotti fiorentini, gli Zalloni pugliesi, i Vanzini alla romana, i Salemmi vesuviani, et cetera et similia), il sistema teatrale chiude i battenti intorno al 20 dicembre, neanche fosse l’URP del Municipio di Serrastrozza di Favagnago.
Misteri di una disciplina che in molti considerano paragonabile all’attività dell’URP di cui sopra, mentre i restanti vedono come una sublime arte oracolare che non può confondersi col volgo festante.

Ho detto che chiude i battenti, ma è un’esagerazione: in vero, qualche spruzzo di teatro ancora si può vedere, come i mucchietti biancastri che si accumulano sul ciglio della strada due giorni dopo la nevicata. Sono soprattutto spettacoli “per famiglie”, cotechini teatrali, pandori da palcoscenico (per non dire dei costosi brindisi da foyer, basti dare un’occhiata alle proposte fiorentine).
Tra questi, tre mi hanno colpito, non già per interesse personale ma per la mestizia della comunicazione pubblicitaria.

panariello-sotto-l-albero_2015La smorfia di Giorgio Panariello sull’affiche del suo Sotto l’albero show è più che mai eloquente, e rassomiglia a quella di chi ascolta per la ventesima volta la pessima barzelletta raccontata da un amico: “basta, Gesù mio, basta!”.
Si può sperare che la scenografia del suo one man show, in programma per due sere di seguito al Modigliani Forum di Livorno (e da lì trasmesso in diretta tv, ullallà), sia meno grigia dello sfondo cinereo del manifesto.

Locandina definitivaKatia Beni e Anna Meacci sanno meglio stare al gioco: divertenti e autoironiche come sempre, le due attrici sono ritratte mentre si servono reciprocamente il tè, comodamente sedute… in un carrello della spesa. È il concept grafico del loro Scoop (l’ambientazione, così come il titolo, è giustificata dal coinvolgimento produttivo di Unicoop Firenze, oltre che di Fondazione Sipario Toscana), che sarà lo spettacolo di San Silvestro in programma alla Città del Teatro di Cascina.
Ma neppure le loro vezzose calzature rosse, che vogliono adeguarsi alla tipica palette natalizia nonché ai colori della peculiare committenza, risollevano la locandina da una piattezza piuttosto disarmante.

benvenuti-31dic-locUn attore che sarebbe riduttivo definire comico è Alessandro Benvenuti. Ma vedendo come si mostra sulla locandina di Benvenuti in casa Gori, spettacolo cult riproposto al Teatro Verdi di Pisa in versione waiting for midnight, dico che gioverebbe anche a lui, come al summenzionato Panariello, un makeup artist o un esperto di Photoshop che gli togliesse quell’aria un poco afflitta da “chi-me-lo-ha-fatto-fare-stavo-meglio-a-casa-a-guardare-carlo-conti”.

Suvvia, basta fare i difficili: speriamo che la Befana arrivi in fretta, e tornino spettacoli di cui s-parlare. L’Arlecchino, che non diventa mai più buono, si congeda fino al 2016.

l'Arlecchino
È un semplicione balordo, un servitore furfante, sempre allegro. Ma guarda che cosa si nasconde dietro la maschera! Un mago potente, un incantatore, uno stregone. Di più: egli è il rappresentante delle forze infernali.

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