ARCHIVIO SPETTACOLI

    FM [featuring mortuum], Planas Leitão (2019)

    Titolo: FM [featuring mortuum]

    ideazione e direzione artistica  Cristina Planas Leitão
    interpreti e creazione  Cristina Planas Leitão, Valentina Campora con la partecipazione di Daniela Cruz
    light design e direzione tecnica  Cárin Geada
    musica originale  Flávio Rodrigues
    suono  Cristina Planas Leitão
    tecnico del suono  Pedro Lima
    consulenza drammaturgica  Victor Hugo Pontes, Joana von Mayer Trindade
    produzione  bactéria / Teresa Camarinha
    coproduzione  Teatro Municipal do Porto (PT) – Festival DDD;
    in collaborazione con  Centro de Arte de Ovar, Câmara Municipal de Ovar (PT)
    sostegno alla produzione  Secretaria de Estado da Cultura / Direção Geral das Artes; Fundação Calouste Gulbenkian (PT) – Programa de Apoio à Criação; Fundação GDA Direitos dos Artistas
    residenze e contributi  Dance Ireland (IR); Dansateliers Rotterdam (NL); Centro Culturale di Ílhavo / Câmara Municipal di Ílhavo (PT); TNSJ (PT); O Espaço do Tempo (PT) / projeto Conquering the studio: a time for research /Companhia Instável con Victor Hugo Pontes (PT); Universidade do Porto (PT); Instituto Politécnico do Porto (PT)

    FM esplora il reale sulla scena: quali dispositivi possono indurre a credere nella simulazione e nel falso e quali artifici possono provocare sentimenti ed emozioni nel pubblico.

    Come può essere interpretata la morte per arrivare al coinvolgimento emotivo del pubblico, quando il performer è proprio lì, in carne ed ossa, sulla scena? Come può quel corpo ingannare la memoria dello spettatore? L’illusione della morte sarà evidente, costruita davanti al pubblico, ma con la potenza del reale. La morte è una costante di tutta la performance.

    Nella pièce la morte è persistente. Morte e ripetizione. Morire più volte, morire tutti i giorni, morire per sempre, morire per sempre e di nuovo, come nella recita di ieri.

    La pièce, poetica e familiare, ma inspiegabile, ci fa riflettere sulla presenza della morte nella performance e sul teatro come luogo di tutte le possibilità, perfino rendendo possibile l’impossibile. In questo spettacolo sul “far credere” ci sono due oggetti paralleli, uno vivo e uno morto, che diventa l’elemento centrale. Carico di molteplici livelli e significati, ci disarma in modo accessibile, seppur profondo, trascendendo il momento presente verso un altro extracorporeo piuttosto comprensibile.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI