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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Grani, donne e pane, Gozzini-Baculima (2020)

    Titolo: Grani, donne e pane

    da un’idea di Ilaria Gozzini
    scritto e interpretato da Ilaria Gozzini
    con la collaborazione e la regia di Santiago Baculima
    scenografia Marco Ulivieri

    Da dove nasce la vita? E il pane? Come trasformiamo noi stessi le nostre abitudini ed il cibo che mangiamo attraverso il passare degli anni? Quali sono i principi che stanno alla base del progresso e della logica di mercato? Mangiare sano, locale, artigianale come si faceva una volta, favorendo la biodiversità e la varietà, o spendere il meno tempo e denaro possibile per alimentarci con fast-food e prodotti plastificati, pronti o surgelati?

    Questi sono alcuni dei quesiti sui quali si è voluto indagare con la creazione di questo spettacolo.
    Il pane è antico come il seme da cui è stato generato, un seme che giunge all’uomo dopo la creazione dell’universo, nato da una scintilla custodita dalla “Dea Madre”; dea venerata da Anita, una massaia che impasta a mano usando farine di grani antichi, quelli alti di un tempo.

    Siamo negli agli anni 50, in un piccolo paese della campagna toscana, quando la prima fabbrica viene inaugurata proprio lì vicino oltre la collina, e Anita fa il pane per venderlo durante questa occasione. Il pane qui è tradizione, è fare un cibo per tutti e condividerlo… pane che nutre, che sfama, pane della memoria, pane necessario.

    Con un salto temporale fino ai giorni nostri, si materializza (un sogno forse? o una proiezione dell’immaginazione di Anita?) una donna protagonista di una conferenza sull’alimentazione, dove viene pubblicizzato un pane “speciale” da lei stessa creato: sintetico, generato in provetta, un pane che toglie la fame del mondo, tutte le malattie e anche le emozioni, un unico alimento per sfamare l’uomo e che soprattutto non fa “perdere tempo” in cucina. È l’epoca in cui domina l’industrializzazione, la vita è frenetica e il tempo non basta mai, ogni cosa è fatta in serie, il cibo è iper processato, l’allevamento di bestiame e la coltivazione della terra sono intensivi, tutto viene sfruttato ma non rigenerato, e non c’è più tempo e possibilità per la varietà, l’unicità e l’artigianalità del cibo.

    Tre figure femminili si alternano sulla scena, collegate da una storia che le unisce, e che piano piano si svela. Impastando acqua farina e lievito Ilaria Gozzini interpreta i tre personaggi attraverso un linguaggio comico-grottesco, per leggere e fotografare, fino agli eccessi, le nostre abitudini alimentari, soprattutto quelle inerenti ai prodotti derivati dal grano.

    Il confronto ed il passaggio repentino tra ieri e oggi, l’esagerazione e l’interpretazione quasi surreale dei personaggi, porterà il pubblico a riflettere
    sulle nostre scelte di vita quotidiana, scelte che possono influire non poco sull’andamento della nostra salute, di quella del pianeta Terra e dell’intera economia mondiale.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI