ARCHIVIO SPETTACOLI
Reparto Amleto, L. Collalti (2019)
Titolo: Reparto Amleto
Lorenzo Collalti, giovane regista e drammaturgo, scompone e attualizza Amleto per diventare un ingranaggio teatrale con Luca Carbone, Flavio Francucci, Cosimo Frascella, Lorenzo Parrotto. Reparto Amelto traspone la celebre vicenda ai giorni nostri, ambientandola in un ospedale dove il Principe di Danimarca si è recato in preda ad un attacco isterico vaneggiando e sostenendo di aver visto il fantasma del padre. Tra dialoghi travolgenti, botte e risposte entusiasmanti, si crea una situazione carica di ritmo e vivacità con citazioni filosofiche e battute esilaranti che trascineranno il pubblico in un vortice di risate e riflessioni.
Una produzione Teatro di Roma.
Ultim’ora. Amleto, principe di Danimarca, per lo meno è così che il giovane si è presentato, al suo arrivo in pronto soccorso quando, in preda ad un attacco isterico, vaneggiava sostenendo di aver visto il fantasma del padre. Ciò ha provocato non pochi disordini all’interno della struttura, dove un’importante equipe di esperti sta lavorando in queste ore per riportare la calma. Dopo una pesante dose di antidepressivi la situazione è stata normalizzata. Così il primario del reparto psichiatrico, dove il giovane è stato inserito, afferma: “Al momento la prognosi è riservata, non voglio sbilanciarmi, ma voglio tranquillizzare l’opinione pubblica: le minacce di parricidio lanciate contro lo zio potrebbero essere solo dovute ad effetti collaterali dei farmaci somministrati. Solo dopo un’accurata anamnesi potremo verificare la reale pericolosità dell’individuo e determinare una terapia adeguata”. Stravolto un infermiere: “Siamo in difficoltà, non lo si può nascondere, ma crediamo nell’istituzione. È in ottime mani”. Diversamente i portantini che lo hanno immobilizzato: “Col turno di notte questo e altro!”. Per maggiori sviluppi vi preghiamo di rimanere seduti.
“The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark è forse l’opera più rappresentata, rivista e interpretata della storia. Lo è a tal punto da scoraggiare chiunque nella sua messa in scena. È proprio da questa riflessione che parte l’idea del testo: se il personaggio di Amleto fosse stato svuotato dalle infinite rappresentazioni e fosse sprofondato in una pesante depressione? Se fosse in una crisi continua, sottoposto a diverse interpretazioni degli innumerevoli registi fino a non capire più chi sia realmente e quali siano i suoi obbiettivi? Non risulterebbe forse più umano e vicino a noi? Un Amleto talmente sfinito da farsi internare. Cos’è Amleto se non un ragazzino troppo piccolo per essere re, abbastanza grande da piangere la morte di un padre e con un compito più grande di lui da portare a termine? Il colossale, epico e inarrivabile mostro sacro del teatro, nella pièce viene presentato come un adolescente in preda ad infinite paure e debolezze che non si sente pronto per affrontare una sfida da uomo. Siamo poi così distanti dal testo del drammaturgo inglese? Tutto questo diventa un pretesto per rileggere l’opera shakesperiana mantenendone le parti strutturali ma arricchendole della consapevolezza del Novecento. Sono infatti un ritmo serrato, una costruzione paratattica delle scene e un’assurdità del linguaggio a trasformare Amleto nell’immagine moderna di una società di solitudine e alienazione: un uomo colpevole soltanto di esser nato per rimettere in sesto il mondo”.
Lorenzo Collalti