Calcinculo a(l) teatro

Sguardazzo/recensione di "Calcinculo"

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Cosa: Calcinculo
Chi: Enrico Castellani, Valeria Raimondi

Dove: Verona, Teatro Nuovo
Quando: 11/11/2019
Per quanto: 60 minuti

Loro sono di Verona e il pubblico in sala al Teatro Nuovo è affiliato, è amico, è pronto a scatenarsi per i Babilonia Teatri. Valeria Raimondi entra in scena come la “migliore” Alessandra Amoroso – vestitino in tulle rosa con giacca di jeans – incitando la sua claque con «Ciao Veronaaaa». I fan in delirio – non stiamo scherzando – applaudono e iniziano a muovere la testa sulle note di una canzone che, sì, potrebbe aver scritto Tommaso Paradiso (ex frontman dei The giornalisti). La voce di Raimondi è acuta, riecheggia lo stile di Cristina D’Avena con qualche graffio alla Nannini. Tiene il suo “gelato” ben stretto a sé e non se ne distaccherà mai, poiché canterà, per buona parte dello spettacolo, brani inediti e scritti per l’occasione: più che accompagnamento, sono veri e propri intervalli tra una scena e l’altra, puri intermezzi di musica pop.

Le scene sono, invece, affidate al compagno Enrico Castellani, paroliere più che drammaturgo, di testi che si affastellano e infilzano voci una dietro l’altra per un collier-dizionario, alla stregua di una canzone di Jovanotti. L’intento è di descrivere il contemporaneo, un mondo troppo veloce per soffermarsi su un’unica tematica, che scivola via verso un’altra e poi un’altra ancora. È uno spettacolo social in cui la canzone scimmiottata a diva pop, si mescola al racconto reiterato dove, davvero, come canta un gruppo di Alpini – saliti sul palco a fine spettacolo – «serve un metro per misurare sono rimasto senza unità». Non c’è drammaturgia, le scene stanno insieme così per gioco, così per divertimento, il fine è scaturire il riso e in parte una riflessione. Interessante, a questo proposito, la considerazione dei terroristi come uomini di spettacolo: sono i migliori ufficio stampa presenti in circolazione, non hanno eguali per l’organizzazione di eventi, le loro regie sono studiate in ogni singolo dettaglio.

Lo spettacolo vuole dare un calcinculo ai cliché del teatro, alla cultura, alle sovrastrutture, ma ciò che emerge è una sarabanda confusionaria, il cui direttore di scena (Castellani) non tiene le redini e la sua controparte (Raimondi) canta felice. «All you can eat» si cita nello spettacolo, ed è un po’ l’idea che si ha di quello che stiamo vedendo: puoi o accontentarti di tutto quello che ti offrono, cogliendo alcune citazioni interessanti, oppure esserne troppo sazio e capire che in fondo questo tipo di teatro può (rap)presentare qualsiasi cosa. Si intende, in quest’ultimo senso, veramente tutto: una sfilata con i cani (entrano 8 cuccioli, accompagnati dai loro padroni, dal fondo della sala per una passerella veloce) o il coro degli alpini di Legnago che intonano l’ultima canzone nonsense.

Il palco è vuoto se non per qualche oggetto simbolo: una seggiolina che scende dall’alto a indicare la celebre giostra calcinculo e qualche bandiera rossa (su cui svetta l’immagine del leone veneziano) issata su estintori. È un luna park di maschere e personaggi quotidiani che si (s)mostra in maniera velocissima al tempo di un click. Sono tanti gli spettacoli che oggi vedono attori e performer urlare a microfoni gelato, segmenti di vita sottoforma di elenco, forse per smuovere un sentimento, forse per rendere palese un disagio; ciò che emerge è un caos fuori e dentro.

Ci viene così da citare anche noi del pop, perché tutto ci pare «Safari dentro la mia testa, ci son più bestie che nella foresta». E oggi il teatro è urlato e un po’ così.

VERDETTAZZO

Perché: No
Se fosse... un cd sarebbe... hit mania dance

Locandina dello spettacolo



Titolo: Calcinculo

di e con Enrico Castellani e Valeria Raimondi
e con Luca Scotton
musiche Lorenzo Scuda
fonico Luca Scapellato
direzione di scena Luca Scotton
produzione Babilonia Teatri, La Piccionaia
coproduzione Operaestate Festival Veneto
scene Babilonia Teatri
foto di scena Eleonora Cavallo
produzione 2018
si ringraziano il Coro Ana Valli Grandi e Cuore Husky rescue


di e con Enrico Castellani e Valeria Raimondi e con Luca Scotton musiche Lorenzo Scuda fonico Luca Scapellato direzione di scena Luca Scotton produzione Babilonia Teatri, La Piccionaia coproduzione Operaestate Festival Veneto scene Babilonia Teatri foto di scena Eleonora Cavallo produzione 2018 si ringraziano il Coro Ana Valli Grandi e Cuore Husky rescue
Calcinculo è uno spettacolo dove le parole prendono la forma della musica. Dove la musica prende la forma delle parole. Uno spettacolo in cui musica e teatro si contaminano e dialogano in modo incessante e vertiginoso. Viviamo un tempo ossessivo che le parole e le immagini non riescono più a raccontare da sole, la musica arriva in soccorso come una medicina e o una miccia esplosiva. Cantami o diva dell’ira di oggi. Cantiamo sulle macerie. Mangiamo fast, lavoriamo fast, viviamo fast, ma sogniamo un’isola felice che sia slow. Mettiamo il pannolone per non dover interrompere partite planetarie contro avversari lontani mille miglia da noi che un satellite elegge a nostri amici ed avversari. Accudiamo bambole iperrealiste che non piangono e di notte non si svegliano, ma che hanno le fattezze di bambini veri. Abbiamo smesso di andare a votare, ma chiediamo che i diritti e i doveri dei nostri cani, gatti, canarini e tartarughe e criceti e conigli e porcellini d’india e pesci rossi siano sanciti dalla legge e che il tribunale si occupi della loro dignità e del rispetto nei loro confronti. Abbiamo deciso che è arcaico esprimere un’opinione all’interno di una collettività negli ambiti che ci competono, ma commentiamo qualunque notizia schermati da uno schermo. Calcinculo è uno spettacolo che vuole fotografare il nostro oggi. Le sue perversioni e le sue fughe da se stesso. La sua incapacità di immaginare un futuro, di sognarlo, di tendere verso un’ideale, di credere. Con questo spettacolo intendiamo raccontare il mondo che ci circonda con il nostro sguardo tagliente, dolente ed ironico. Calcinculo incarna ed esprime la nostra visione divergente del panorama mondo a partire dal nostro micromondo per arrivare ad essere specchio di scenari che ci appaiono continuamente vicinissimi e lontanissimi assieme. Le contraddizioni che osserviamo sono prima di tutto le nostre. Attorno a noi tutto sembra così veloce da non riuscire a trattenere niente. Sembriamo dinosauri sopravvissuti alle glaciazioni. Realtà e finzione si sovrappongono: spesso non è chiaro dove finisca la vita reale e dove inizi la sua rappresentazione e viceversa.

Francesca Cecconi
Da attrice a fotografa di scena per approdare alla mise en espace delle proprie critiche. Under35 precaria con una passione per la regia teatrale. Ha allestito una sua versione di Casa di bambola di Ibsen. Se fosse un’attrice: Tosca D’Aquino per somiglianza, Rossella Falk per l’eleganza, la Littizzetto per "tutto" il resto.