Sempre in ritardo di quell’attimo. La morte inefficiente del Teatro dei Gordi

Sguardazzo/recensione di "Sulla morte, senza esagerare"

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Cosa: Sulla morte, senza esagerare
Chi: Riccardo Pippa, Claudia Caldarano, Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Matteo Vitanza
Dove: Livorno, Centro Artistico Il Grattacielo
Quando: 24/03/2016
Per quanto: 50 minuti

Il titolo dello spettacolo corrisponde a quello di una poesia di Wislawa Szymborska, poetessa polacca la cui notorietà è cresciuta considerevolmente negli ultimi anni, complice il premio Nobel vinto nel 1996 e le traduzioni che sono seguite. Poesie colloquiali, le sue, dal ricamo semplice e quasi senza peso (e nondimeno profonde, e gravi): la morte, se vi compare, ha i piedi piccoli, un sapore conosciuto.

Nello spettacolo diretto da Riccardo Pippa, la Nera Signora ha fattezze maschili, indossa un vecchio cardigan celeste e una maschera mostruosa di cartapesta, e porta con sé una piantina grassa. Seduta su una panchina, attende i malcapitati che si presentano al suo cospetto (la luce di un lampione segnala ogni arrivo), anch’essi mascherati, per accompagnarli, con muta comprensione, nella terra del non ritorno. Per farlo li sfiora, e sfila loro la maschera, lasciando che si adagino esanimi sulle sue ginocchia (aprendo «la maniglia di una porta invisibile», potremmo dire con le parole della Szymborska). Tutto si svolge in silenzio, come una bizzarra e grottesca pantomima, al più con l’accompagnamento di una ferale o ironica colonna sonora.

Sulla-morte-senza-esagerare-gordi-690x460Ma questo confine o luogo di passaggio, evidentemente in bilico tra l’aldilà e l’aldiquà, non è facile da oltrepassare. Capita che un giovane, vittima di un incidente stradale, sia rianimato all’ultimo istante da un defibrillatore (così intuiamo dalle scariche che lo scuotono); che una prostituta sbandata sia messa in salvo dal provvidenziale intervento di un angelo-ispettore, con tanto di alucce e giubbottino catarifrangente aperto su una poco celestiale pancetta; e che lo stesso angelo convinca un esitante suicida a ritornare tra i vivi (con un esilarante balletto sulle note di Aguas de março). Come siamo portati a credere, sono proprio questi “insuccessi” a causare la sostituzione della inefficace morte, infine rimpiazzata da un’altra maschera in tutto e per tutto simile, ma più elegante, più scrupolosa forse.

In una messinscena senza parole e senza volti, ciò che conta è l’eloquenza del gesto, la misurata precisione dei movimenti, poiché solo su questi si regge il gioco scenico. Ai cinque attori (Claudia Caldarano, Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Matteo Vitanza) non manca la dote di recitare i silenzi, come si suol dire, e gli effetti sonori e luministici sono spesso brillanti sorprese; semmai a tratti è la tensione a calare, sicché i vuoti insidiano minacciosamente i pieni dello spettacolo.
Spettacolo che resta comunque assai curioso, leggero e degno di considerazione. Ripagato con molti sorrisi e applausi dal pubblico livornese presente in sala.

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VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un dispositivo elettrico sarebbe... un relè

Locandina dello spettacolo



Titolo: Sulla morte, senza esagerare

coproduzione Teatro dei Gordi e TIEFFE Teatro Milano ideazione e regia Riccardo Pippa di e con Claudia Caldarano, Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Matteo Vitanza scene, maschere e costumi Ilaria Ariemme disegno luci Giuliano Bottacin cura del suono Luca De Marinis organizzazione Camilla Galloni, Monica Giacchettospettacolo vincitore all’unanimità del Premio alla produzione Scintille 2015 Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro 2015, indetto dall’Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine: spettacolo vincitore del Premio Speciale, Premio Giuria Allievi Nico Pepe e Premio del Pubblico con il sostegno di Centro Teatrale MaMiMò– Armunia – Centro Artistico Il Grattacielo – Mo-wan teatro Sulla soglia tra l’aldiquà e l’aldilà, dove le anime prendono definitivo congedo dai corpi, c’è la nostra Morte. I vivi la temono, la fuggono, la negano, la cercano, la sfidano, la invocano… L’unica certezza è la morte! Sì, d’accordo, ma non esageriamo. In fondo quanti ritardi nel suo lavoro, quanti imprevisti, tentativi maldestri, colpi a vuoto e anime rispedite al mittente! E poi che ne sa la Morte di ponti, di navi e di torte? Che ne sa, lei che è immortale, di cosa significhi morire? Lei sta lì, sempre sulla soglia, e col suo teschio dice alle anime “Guarda che stai per morire”. E aspetta, aspetta, paziente, quello lo sa fare bene, aspetta che l’anima dica “Vabbeh”, dica “D’accordo”, “Sono pronta” o al massimo “Non condivido ma mi adeguo” e imbocchi l’uscita. O l’entrata… Per dove? Non lo sa neanche lei. C’è persino chi trapassa senza neanche guardarla in faccia.

Carlo Titomanlio
È una persona serissima.