Alan e suo padre Abdullah lasciano una notte il loro paese, Kobane, dove la guerra sta portando via le scuole, le case, gli alberi; salgono su una barchetta sgangherata e colma d’anime, per arrivare molto lontano. Ma quella notte una grande onda rovescia la barchetta come fosse di carta: Alan scivola via dalle braccia forti di suo padre, cade giù dentro il mare profondo. Lì diventa fratello delle alghe, dei coralli, dell’anemone colorato: un bambino – pesce, che da quel momento appartiene all’acqua, per sempre. Da quel giorno, Abdullah torna sempre alla stessa ora davanti al mare che ha preso Alan, per portargli i fiori più belli. Prega per il suo bimbo, prega forte: e così un mattino, all’alba, Alan lo sente, ed esce fuori dalle onde per abbracciare il babbo. Solo per pochi minuti però: quando il mare scandisce il suo rintocco, Alan deve tornare indietro. Così il giorno dopo, e poi ancora l’altro. Ma ad Abdullah non bastano pochi minuti, non vuole vivere senza il suo bambino. Un giorno decide di andare da lui, entrare nel mare: e lì Alan lo prende per mano, lo guida nella sua nuova bellissima casa. Ancora una volta, solo per poco tempo: Abdullah non appartiene al mare, ma alla terra, ed è lì, gli sussurra nell’orecchio il suo bimbo speciale, che dovrà continuare a vivere, ed essere felice.