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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Come un cane senza padrone_reading, Motus (2003)

    Titolo: Come un cane senza padrone_reading
    Regia: Daniela Nicolò Enrico Casagrande

    con Emanuela Villagrossi
    in video Dany Greggio e Franck Provvedi

    tratto dallo spettacolo ideato e diretto da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
    cura dei testi Daniela Nicolò
    editing audio Enrico Casagrande
    riprese e montaggio video Simona Diacci
    fonica Carlo Bottos
    assistenza tecnica Michele Altana 
    organizzazione e logistica Sandra Angelini, Marco Galluzzi, Roberta Celati
    in collaborazione con Giorgio Andriani 
    produzione Motus e Théâtre National de Bretagne, Rennes (Francia)
    in collaborazione con Teatro Mercadante di Napoli – progetto Petrolio
    ed il sostegno di Provincia di Rimini, Regione Emilia Romagna

     

    Appunti di viaggio – in viaggio verso L’ospite – lo spettacolo che ha debuttato a Rennes nell’aprile 2004, con cui abbiamo tentato, acrobaticamente, di compiere, a partire dal romanzo Teorema di Pier Paolo Pasolini, un percorso trasversale attorno a quelle opere in cui si materializza un elemento sacrale-distruttivo che assume forme diverse anche in Porcile, San Paolo e Petrolio.

    Un itinerario lacerato fra La Nuova Periferia ed il deserto. Riflesso della decisione di Pasolini di iniziare a scrivere di situazioni borghesi, personaggi per lui odiosi, – «ripugnanti», li definisce nella lettera a Moravia in appendice aPetrolio – «(…) sì, anche il comunista è borghese. Questa è ormai la forma razziale dell’umanità».

    Il tema della crisi e della «banalità del male» nel quotidiano, dentro il nuovo totalitarismo consumistico, era stato già fulcro di tutto il progetto Rooms, dove nelle analisi della borghesia attuate in chiave cinico-ironica da DeLillo, (e da Genet) l’elemento traumatico era il compiere un atto estremo, come l’omicidio per superare la paura della morte… in Pasolini invece è l’avvento di un fatto scandaloso esterno, quale l’irruzione dell’ospite, o una visitazione angelica e demoniaca, come in Petrolio, a provocare lo svelamento, la frattura…
    Negli appunti da 58 a 62 di Petrolio, la “manifestazione” di Carmelo all’ing. Carlo dell’ENI, scatena lo stesso stordimento emotivo che l’avvento dell’Ospite provoca nella famiglia di Teorema: la fascinazione per le immagini evocate e la crudezza matematico/descrittiva del testo ci ha indotto al tentativo di farne un “film di letteratura”, un film raccontato a viva voce da una narratrice “sadiana” come Emanuela Villagrossi. La sua voce, accompagnata da un concerto fisico/acustico degli altri due interpreti maschili, guida il crescendo di questa relazione rivelatoria fra vittima e carnefice, dove Carlo segue Carmelo – «come una cane, anzi come una cagna – al centro di quella grande distesa di terra con tutt’intorno, lontani, contro i loro differenti cieli, i lumi dei vari quartieri».

    Come un viaggio del resto è andare fra le parole di Pier Paolo Pasolini, tra le righe e gli “appunti per” e sempre in movimento sono i personaggi dei suoi film e romanzi, sino al testamento-monumentum Petrolio. Un viaggio che termina, che viene interrotto da una morte violenta, la sola in grado di compiere il definitivo, scioccante montaggio sull’inarrestabile piano sequenza della vita.

    Pasolini amava le corse in automobile, le auto sportive, veloci, amava andare in giro di notte solo, «… giro per la Tuscolana come un pazzo, per l’Appia come un cane senza padrone», sempre in cerca, sempre in attesa, perché sempre, sempre, gli mancava qualcosa. Dal vuoto di questa mancanza, «egli cercava – ma nel mondo, fra i corpi – la solitudine più assoluta», dal desiderio di andare a tracciare i margini figurativi, i punti di confine fra vecchio e nuovo, è nata poi l’idea di sovrapporre un ulteriore filtro datato 2003 a quella infinita carrellata che sono le Visioni del Merda.

    Un altro strato, un ulteriore livello narrativo che abbiamo realizzato con una macchina “mangia-realtà” da noi appositamente costruita e composta da una staffa con tre telecamere che registrano in sincrono il paesaggio in movimento, collocata sul cruscotto dell’auto. Abbiamo fatto un viaggio Roma-Napoli cercando il lato oscuro delle città, quel niente senza nome che si deposita nella deriva della ratio urbana… dove gli effetti della globalizzazione forzata e di una certa spregiudicata speculazione edilizia, tutta italiana, hanno partorito i loro mostri.

    «Nessun deserto sarà mai più deserto di una casa, di una piazza, di una strada dove si vive millenovecentosettanta anni dopo Cristo. Qui è la solitudine…».
    (Da Appunti per un film su San Paolo, 1968/74)

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