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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Delitto e castigo, K. Bogomolov (2017)

    Titolo: Delitto e castigo

    di Fëdor Dostoevskij
    adattamento e regia Konstantin Bogomolov
    traduzione Emanuela Guercetti (Giulio Einaudi Editore)

    scene e costumi Larisa Lomakina
    luci Tommaso Checcucci
    assistente alla drammaturgia Yana Arkova
    assistenti alla regia Teodoro Bonci del Bene e Mila Vanzini
    con Anna Amadori, Marco Cacciola, Diana Höbel, Margherita Laterza, Leonardo Lidi, Paolo Musio, Renata Palminiello, Enzo Vetrano

    produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione

    Quarant’anni, moscovita, Konstantin Bogomolov è tra le voci più lucide della scena contemporanea russa, connotato da uno stile irriverente, provocatorio e contemporaneo. È lui il regista scelto da Emilia Romagna Teatro, nel quadro delle produzioni celebrative dei 40 anni di ERT, per firmare un nuovo allestimento di Delitto e castigo, testo cruciale di Fëdor Dostoevskij. Non nuovo ad adattamenti teatrali di Dostoevskij – I fratelli Karamazov e L’idiota sono suoi precedenti lavori – Bogomolov affronta Delitto e castigoallontanandosi dalle influenze formali di ambientazione russa, e da tutto ciò che storicamente, religiosamente e politicamente questa adesione comporterebbe. Alla domanda “Cosa significa portare in scena oggi un romanzo come Delitto e castigo?”, Bogomolov risponde: «Significa innanzitutto cercare il modo di rapportarsi a un materiale fortemente arcaico. Scoprire come padroneggiare l’inattualità del tema trattato. Le domande che ci si poneva nel XIX secolo non sono più formulate oggi con lo stesso pungente impulso di trovare una risposta. Il dubbio se sia giusto o meno uccidere non è più un argomento così attuale; ciò probabilmente dipende dal modo in cui la nostra società si è evoluta e si sta evolvendo. È importante quindi riuscire a dare nuova linfa a queste domande, e nuova vita all’argomento che stiamo affrontando. Al tempo stesso però ho voluto rispettare la grande ironia che caratterizza le opere di Dostoevskij, anche se nel romanzo in questione è quasi assente. Bisogna ricordare, tra l’altro, che si è creata una vastissima mitologia a partire da questo romanzo: sono molte le interpretazioni che se ne sono fatte. In tal senso posso dire che il dialogo che noi intraprendiamo qui non è solo un dialogo con l’autore e con il romanzo, ma con la sua mitologia e con tutte le numerose versioni e differenti letture che gravitano attorno a Delitto e castigo».
    Il testo dell’autore russo è stato riadattato (non riscritto ma tagliato e ricomposto) dallo stesso regista che attualizza la vicenda, a partire dal protagonista, Raskol’nikov, qui un immigrato africano, indolente e privo di qualsiasi ideologia, che si rende colpevole di omicidio uccidendo una donna bianca e sua figlia… La sorella di Raskol’nikov fa la governante in una famiglia molto agiata, una prostituta cerca di persuadere Raskol’nikov a convertirsi al cristianesimo, un poliziotto che è un appassionato lettore di Nietzsche, il pubblico ministero Porfirij Petrovic, malato di cancro, che si innamora di Raskol’nikov…
    «Dopo lo scioglimento dell’unione sovietica è cambiato molto il punto di vista dei russi rispetto alla letteratura classica perché il contesto in cui viviamo è cambiato moltissimo. Ritengo che il mio sguardo sulla letteratura russa sia molto diverso da quello che può avere uno spettatore europeo. Sono convinto che bisogna accostarsi a Dostoesvkij con leggerezza, lui è stato un autore che non ha avuto paura di essere radicale, è stato un autore molto ironico, come per altro lo è stato Cechov. Lavorare su Dostoesvkij per me è una gioia e l’ho fatto assieme agli attori cercando di confrontarmi sul nostro tempo».
    Bogomolov dirige un eccezionale gruppo di attori italiani: Anna Amadori, Marco Cacciola, Diana Höbel, Margherita Laterza, Leonardo Lidi, Paolo Musio, Renata Palminiello ed Enzo Vetrano. Ancora una volta quindi, un regista straniero dirige un cast tutto italiano, come già sperimentato da Emilia Romagna Teatro Fondazione in altre produzioni (Anna KareninaEimuntas Nekrošius, Le signorine di Wilko Alvis Hermanis, Memorie di un pazzo e La tartaruga Levan Tsuladze).

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