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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Emily: il buonumore è un dovere etico, Costanzo (2015)

    Emily Dickinson

    Titolo: Emily: il buonumore è un dovere etico

    percorso liberamente tratto dalla vita e dalle opere di Emily Dickinson

    di Milena Costanzo
    con Milena Costanzo, Alessandra De Santis, Rossana Gay e Alessandro Mor
    assistente alla regia Chiara Senesi
    costumi Elena Rossi
    oggetti di scena OkkO Parma
    foto Paola Codeluppi
    organizzazione Antonella Miggiano

    produzione Fattore K
    coproduzione Danae Festival
    in collaborazione con Olinda
    grazie a Irina Lorandi

    Quando ero piccola pensavo che una volta morta mi sarei trovata in un aula magna dove finalmente mi avrebbero rivelato tutti i misteri dell’universo, ad esempio gli ufo e il triangolo delle Bermuda. Adesso che ho perso un po’ delle persone che amavo e che la maggior parte dei soldi l’ho spesa in dentisti, commercialisti e avvocati capisco che alcune cose “sono indicibili, come la melodia o la magia”. Quando si è bambini si sa che, qualunque cosa bella o brutta possa accadere, poi si torna a casa dalla mamma e dal papà. Veramente, non solo quando si è bambini. Ma poi, per eliminare qualsiasi disagevole distanza perché non rimanere per sempre a casa, con la mamma, il papà e la sorella. La famiglia; che lentamente perde i suoi pezzi. Tutti, prima o poi, muoiono o ci lasciano e allora qual è il senso? Tra ispirazioni di Bergman e meccanismi comici, ci muoviamo per cercare una tensione poetica che appartiene all’inesprimibile: le sensazioni dell’infanzia, il sentimento della passione platonica, la mancanza e tutto quello che fa parte dell’invisibile che ci tocca Questo lavoro fa parte di una trilogia: SextonDickinson-Weil, che affronta tre donne eccezionali che hanno in comune vari punti, tra i quali una tensione al sacro assolutamente fuori da qualsiasi schema. Rispetto al precedente lavoro Cleaning the house, dove un uomo e una donna davano vita allo spirito di una Sexton che non si riconosceva in nessun genere definito, qui siamo in quattro attori, perché ci serve la famiglia. Abbiamo assolutamente bisogno di bere il the, tacere, parlare, uccidere le mosche o giocarci, perderci in chiacchiere leziose, raccontarsi chi è il morto della settimana e partecipare, con amore, al sempiterno copione dell’orrida e meravigliosa commedia umana.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI