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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Falstaff e il suo servo, Calenda-Branciaroli (2019)

    Titolo: Falstaff e il suo servo

    di Nicola Fano e Antonio Calenda
    da William Shakespeare
    regia Antonio Calenda
    con Franco Branciaroli, Massimo De Francovich
    Valentina Violo, Valentina D’Andrea, Alessio Esposito, Matteo Baronchelli

    scene e costumi Laura Giannisi
    musiche Germano Mazzocchetti
    luci Cesare Agoni
    movimenti scenici Jacqueline Bulness
    produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro de Gli Incamminati, Teatro Stabile d’Abruzzo

    Falstaff, uomo di disperata vitalità, è uno dei personaggi più popolari del canone shakespeariano. Alter ego di ogni grande protagonista del teatro di Shakespeare, il suo ossessivo ottimismo (quasi un Candido ante litteram) sconvolge il conflitto tra volontà e destino che permea tutto il canone.
    «La volontà e il destino hanno vie differenti, e sempre i nostri calcoli sono buttati all’aria: i pensieri son nostri, non già gli esiti loro» fa dire Amleto a uno
    dei suoi attori e in questa dicotomia – se sia più saggio assecondare il Caso oppure opporvisi con le armi della Ragione – si consumano tutti i testi del grande autore inglese.
    Il regista Antonio Calenda, con la complicità del drammaturgo Nicola Fano, ha trasferito questo duello nel cuore delle avventure di Falstaff (un uomo che confonde i piaceri con la natura, la furbizia con il caso) ponendogli di fronte un Servo che, come Iago, crede di poter addomesticare la realtà; o che, come Puck, pensa di poter «mettere una cintura al mondo».
    E il conflitto fra questi due personaggi, magistralmente interpretati da due fuoriclasse come Franco Branciaroli e Massimo De Francovich, evoca anche tante altre coppie celebri del teatro shakespeariano (Lear e il suo Matto, Antonio e Shylock) e della letteratura teatrale in genere (da Don Giovanni e Sganarello a Vladimiro e Estragone).
    Lo spettacolo, ripercorrendo gli ultimi giorni di vita di Falstaff, evoca tutte le sue avventure: un teatro nel teatro nel quale il Servo assume il ruolo di regista demiurgo e Falstaff quello di eroe tragicomico, biglia impazzita nel gioco della vita.
    Ne viene fuori un catalogo delle beffe (tutto nel mondo è burla, dirà lucidamente il Falstaff di Verdi/Boito) subìte dal personaggio fino all’epilogo
    drammatico: la rottura con l’amico/allievo di sempre Enrico e l’abbandono in solitudine, lontano da quella guerra di Agincourt dove tutti gli altri – non lui – conquisteranno gloria eterna.
    Naturalmente, in questa cavalcata nella propria vita, Falstaff avrà accanto i sodali che Shakespeare gli aveva assegnato: le comari di Windsor, l’Ostessa, ma anche i compagni di bevute Bardolph e Francis…
    Anzi, saranno proprio loro a issarlo su un grande cavallo dal quale egli cadrà definitivamente nella polvere, assecondando il piano terribile del Servo che, grazie a lui, cercherà di trasformarsi definitivamente in un padrone.

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