ARCHIVIO SPETTACOLI

    Fedra, Seneca-De Rosa (2015)

    Titolo: Fedra

    da Phaedra di Seneca (con estratti dall’Ippolito di Euripide e dalle Lettere di Seneca)
    adattamento e regia Andrea De Rosa
    con Laura Marinoni, Luca Lazzareschi,
    Anna Coppola, Fabrizio Falco, Tamara Balducci
    scene e costumi Simone Mannino
    luci Pasquale Mari
    suono G.U.P. Alcaro
    produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione/ Teatro Stabile di Torino Teatro Nazionale

    Con un percorso artistico che intreccia prosa e opera lirica, condotto sulla linea di una formazione filosofica e cinematografica, Andrea De Rosa è riconosciuto oggi come un nuovo esponente di quel teatro di regia che offre alla contemporaneità sempre nuove poetiche per la scena.
    Nell’ambito drammaturgico, la sua attenzione sosta con particolare curiosità nell’universo dei classici e del mito, aprendo la strada a sperimentazioni che scandagliano la modernità di testi senza tempo. De Rosa li attraversa con capillare intarsio della parola e con spirito innovativo nell’utilizzo di linguaggi sonori, musicali e multimediali, producendo immagini, azioni, relazioni che trovano carne e voce in un attore insieme classico e viscerale. Sul piano tematico, se si vuole seguire un filo che lega alcune sue scelte di percorso, ricorre il nodo di un amore inteso come pulsione accecante, archetipo da rintracciare nelle drammaturgie più sedimentate del repertorio teatrale occidentale, come è per la figura di Fedra, che egli affronta attraverso l’opera di Seneca, in un dialogo originario e frontale con Euripide: se l’autore latino riscrive il mito greco liberandolo dal legame con il fato e dal disegno degli dei, consegnandolo in questo modo alla responsabilità dell’uomo, De Rosa ritrova, attraverso la fonte greca, un dialogo con le divinità, per contemplare la smisuratezza di forze che sovrastano l’uomo. Nella sua visione, Fedra e Ippolito appaiono come due figure in fuga ognuna dalla propria gabbia, sia essa determinata dai ruoli di un matrimonio nel quale l’amore occulto non trova asilo, sia quella dei vincoli della città opposti all’atavica attrazione per la caccia. Entrambi mossi da un eccesso di passione, i due protagonisti si fanno carico di un destino invincibile e rovinoso, che si compie senza alcuna catarsi.
    Minimale quanto carnale, onirico in stile lynchano, chirurgico e passionale al contempo, lo spettacolo consegna alla scena, con nuovi ribaltamenti e irradiazioni, una delle più profonde indagini sull’uomo, ovvero quella che riguarda l’irriducibile, insondabile eros.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI