ARCHIVIO SPETTACOLI
Filo Filò, Paolini (2019)
Titolo: Filo filò
di e con Marco Paolini assistenza alla regia Silvia Busato
audiovisivi e luci Michele Mescalchin fonica Piero Chinello
direzione tecnica Marco Busetto prodotto da Michela Signori produzione JOLEFILM
Filo Filò. Una forma magra di teatro, senza scena e senza personaggi, non una storia ma un filo di storie tenuto insieme con mestiere (quel che basta) e necessità (quella non manca). Era filò nel Veneto “una veglia contadina nelle stalle durante l’inverno ma anche interminabile discorso che serve a far passare del tempo… e niente altro”, così diceva Andrea Zanzotto.
Un passatempo, non uno spettacolo quindi.
Un racconto dialogante nelle intenzioni di chi lo propone oggi a teatro, un invito agli spettatori a far filò insieme.
La globalizzazione, Internet, l’intelligenza artificiale, la bíoingegneria producono accelerazione e discontinuità che danno eccitazione e disorientamento, stupore e nuove abitudini. Le nuove applicazioni hanno bisogno di acceleratori, di incubatori di idee. Allora il filò a teatro serve a rallentare il flusso, a unire i puntini del disegno attraverso la forza dell’oralità. L’oralità che fa da bussola, che smaschera i termini difficili (smontando ne la forma e i tecnicismi) per renderli narra bili.
Filo filò dunque.
Filo di parole per tessere domande utili e cercare la strada per rispondere. Filo da perdere ogni tanto per passatempo, ma da ritrovare per far fil ò.
Filo di lana che lega i discorsi per farli diventare storie che passino di bocca in bocca, di sera in sera, anche per non perdere il filo del presente e per provare a costruire un futuro condivisibile come chiedono con forza le nuove generazioni agli adulti.
E non solo per il clima ma anche per l’aria che tira su tutto il resto.