ARCHIVIO SPETTACOLI

    Gala, Jérôme Bel (2017)

    Sommerszene 2016 Jerome Bel GALA 20. Juni 2016

    Titolo: Gala

    ideazione Jérôme Bel
    assistente Maxime Kurvers
    assistenti del riallestimento a Firenze Chiara Gallerani e Henrique Neves
    di e con Annamaria Balboni, Silvia Bastianelli, Hibrima Bejio, Lorenzo Bini, Guglielmo Camilletti, Luca Camilletti, Marcella Cappelletti, Mauro Cardinali, Kebba Cham, Sofia Collacchioni, Margherita D’Adamo, Irene Del Frate, Cecilia Di Giuli, Ada Donatini, Siliana Fedi, Sara Miriati, Sandra Querci, Gianni Rocchetta, Benedetta Scatizzi, Decimo Zanella
    produzione del riallestimento a Firenze Fabbrica Europa (Firenze), Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci (Prato) in collaborazione con Institut français Italia, Fondazione Teatro Metastasio di Prato, Kinkaleri Prato
    coproduzione Dance Umbrella (Londra), TheaterWorks Singapore/72-13, KunstenFestivaldesArts (Bruxelles), Tanzquartier Wien, Nanterre-Amandiers Centre Dramatique National, Festival d’Automne à Paris, Theater Chur (Chur) e TAK Theater Liechtenstein (Schaan) – TanzPlan Ost, Fondazione La Biennale di Venezia, Théâtre de la Ville (Parigi), HAU Hebbel am Ufer (Berlino), BIT Teatergarasjen (Bergen), La Commune Centre dramatique national d’Aubervilliers, Tanzhaus nrw (Düsseldorf), House on Fire con il sostegno del programma Cultura dell’Unione Europea
    produzione: R.B. Jérôme Bel (Parigi)
    con il supporto di Centre National de la Danse (Pantin) e Ménagerie de Verre (Parigi) nel quadro di Studiolab
    consulenza artistica e direzione esecutiva della compagnia: Rebecca Lee
    direttore di produzione: Sandro Grando
    consulenza tecnica: Gilles Gentner
    R.B Jérôme Bel è sostenuta da DRAC – Direction Régionale des Affaires Culturelles d’Ile-de-France – Ministère de la culture et de la communication, Institut Français, Ministère des Affaires Etrangères, ONDA – Office National de Diffusion Artistique

    Un approccio particolare alla danza è quello proposto da Jérôme Bel, personaggio di spicco della scena contemporanea internazionale.
    Gala, che nella versione presentata a Firenze è frutto di una coproduzione Fabbrica Europa e Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato in occasione della mostra 76’38’’ + ∞ a cura di Antonia Alampi, dedicata al lavoro del coreografo francese, riunisce danzatori e non professionisti per un lavoro che vuole essere una riflessione sul concetto di danza.

    Con Gala, Jérôme Bel prosegue nel suo percorso di decostruzione della rappresentazione istituzionale della danza, non tanto per distruggerne i dogmi quanto per indagare assenze, silenzi fortuiti, dimenticanze volontarie. Dopo aver portato sul palco disabili mentali (Disabled Theater) e semplici spettatori (Cour d’honneur) il coreografo questa volta offre la scena a coloro che ne sono generalmente esclusi, un gruppo di amatori restituiti al loro dilettantismo, al significato forte di un’appassionata pratica artistica. La sfida di Bel contro l’esclusione dallo spettacolo prende in questo caso la forma di un gala, di una celebrazione collettiva non professionale che vuole minare l’autorità del “danzare bene” a vantaggio del puro piacere di esibirsi. Di questi corpi inesperti, Gala esplora la plasticità fisica e la duttilità intellettuale, mobilitando il loro desiderio di esprimersi attraverso la danza e la loro capacità di incarnare, anche in minima parte, una conoscenza coreografica.

    La pièce esplora una via alternativa ai canali ufficiali dell’arte coreografica. La scelta della forma del gala, parente povero dello spettacolo professionale, mette sotto i riflettori la semplicità di esecuzione della danza “domestica”, quella che si può praticare a casa propria, senza maestri, senza tecnica, sacrificando qualsiasi finalità estetica. Venuti con i loro abiti da festa, pescati nei loro guardaroba personali, i danzatori si appropriano di quel luogo di potere che è la scena e ne sfidano in qualche modo l’autorità. Riportato alla sua nudità, il palco si presenta come uno spazio vuoto per questi interpreti improvvisati, un luogo neutro dove mostrare conoscenze intuitive e gesti non costruiti. Jérôme Bel scredita così l’idea di una presunta impotenza del dilettante e la sua definizione di figura imperfetta, per valorizzare il suo potenziale coreografico.
    Florian Gaité

    Jérôme Bel, coreografo e regista francese, nell’insieme della sua opera indaga le convenzioni dello spettacolo, analizzandolo nella sua pura materialità. Dopo gli studi al Centre National de Danse Contemporaine di Angers e varie esperienze come danzatore, ha dato vita alle sue prime creazioni, Nom donné par l’auteur (1994), Jérôme Bel (1995) e Shirtology (1997), che esplorano il grado zero della danza. Con The last performance (1998) cerca di definire un’ontologia della performance. Seguono il solo Glossolalie, scritto per lui da Myriam Gourfink, e lo spettacolo Xavier Le Roy (2000) firmato da Bel ma in realtà creato da Xavier Le Roy, un’indagine sulla proprietà intellettuale. The show must go on (2001), performance corale per 19 canzoni pop, dopo una tournée mondiale entra nel repertorio della Deutsches Schauspielhaus di Amburgo. Nel 2004 è invitato a produrre uno spettacolo per il balletto dell’Opéra di Parigi, Veronique Doisneau, che apre una nuova prospettiva di lavoro con la serie di produzioni che indagano l’esperienza e il sapere degli interpreti: Véronique Doisneau (2004), Isabel Torres (2005), Pichet Klunchun and myself (2005), Lutz Förster (2009) e Cédric Andrieux (2009). Nel 2010 mette in scena Un spectateur,pièce da lui stesso interpretata, in cui ricostruisce le esperienze che lo hanno segnato come spettatore. La ricerca sulla democratizzazione della danza prosegue con Disabled Theater (2012), un lavoro con gli attori professionisti disabili mentali del Theater Hora, e Cour d’honneur(2013), che porta in scena 14 spettatori della Corte d’Onore del Palazzo dei Papi di Avignone. Da ricordare anche 3 Abschied (2010) in collaborazione con Anne Teresa De Keersmaeker a partire da Chant de la Terre di Gustav Mahler. Dopo Gala del 2015, crea In Tombe(2016), per il quale ha proposto ad alcuni danzatori dell’Opéra di Parigi di invitare per un duetto una persona con cui non condividerebbero mai il palco.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI