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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Gioia, Gionfrida (2018)

    Titolo: Gioia

    Via crucis per simulacri

    drammaturgia e regia Livia Gionfrida
    video e animazioni Alice Mangano e Nicola Console
    con Livia Gionfrida
    assistente alla regia Giulia Aiazzi
    direttore della fotografia Marianne Boutrit
    organizzazione Rebecca Polidori
    produzione Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Teatro Metropopolare

    Da qualche anno ho nella testa l’idea di fare uno spettacolo che parli di morti ammazzati per mano dello Stato. Non è un argomento facile per me. Lavoro e praticamente vivo in carcere, dove conduco una singolare esperienza di ricerca, conosco le regole del gioco, e per mia stessa natura non sono affatto incline a distinguere nettamente i buoni dai cattivi e il bene dal male. Chissà, forse è proprio per questo che faccio teatro, ed è ancora per questa ragione che negli ultimi anni ho scelto come casa-base, residenza artistica ideale, un istituto penitenziario.
    Non ho mai pensato né prodotto spettacoli del genere che viene definito ‘sociale’, né tantomeno mi sono mai occupata del cosiddetto genere ‘civile’. Non me ne intendo proprio, anche se come spettatrice conosco e stimo alcune importanti esperienze che si autodefiniscono così.
    Ci sono però alcune storie che sento maturare dentro di me e che ho bisogno di trasformare in teatro, in immagini e carne.
    La storie di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, i fatti che alcuni detenuti amici e compagni miei hanno raccontato in prima persona, mi hanno acceso la necessità di provare a scrivere questo pezzo di teatro.
    Che non vuole essere ‘civile’ ma che spero diventi, semplicemente ‘teatro’. Esso parte dunque da zone parecchie buie della nostra comunità, zone in cui spesso, proprio all’interno di una caserma o di un carcere, luoghi deputati alla ricostruzione di una giustizia diventa paradossalmente difficile se non impossibile ottenere giustizia.
    Abbiamo raccolto delle interviste su questo tema e messo alla prova le idee di regia e di drammaturgia che man mano componevo, provando così a costruire il nostro spettacolo.
    Il lavoro qui proposto fa parte di un fecondo progetto che ha dato vita a studi autonomi e molto distanti tra loro. Gioia ne rappresenta lo sviluppo, il punto estremo senza ritorno, in cui nascita e morte si incrociano e perdono i contorni.
    Livia Gionfrida

    SGUARDAZZI/RECENSIONI