ARCHIVIO SPETTACOLI

    Il fantasma di Canterville, U. Chiti, L. Poli (2015)

    Titolo: Il fantasma di Canterville secondo la signora Umney
    Regia: Lucia Poli

    di Ugo Chiti
    liberamente tratto da Oscar Wilde
    con e regia di Lucia Poli
    con Simone Faucci e Lorenzo Venturini
    musiche di Andrea Farri
    hanno partecipato alla registrazione delle musiche (Walter Palamenga-voce, Ermanno Dodaro-contrabbasso, Simona Sanzò-narratrice)
    elementi scenici e costumi di Tiziano Fario
    sartoria Concetta Assennato
    luci di Alfredo Piras
    video Sara Pozzoli
    produzione Pupi e Fresedde, Teatro di Rifredi

    Il fantasma di Canterville è forse il racconto più famoso di Oscar Wilde, sicuramente il più divertente per l’insolita accoppiata di humour e horror. Narra le vicende di una rumorosa famiglia americana, i signori Otis, alle prese con l’aristocratica presenza di un fantasma inglese, ovvero l’ombra di Sir Simon de Canterville. La signora Umney, la compunta governante, accompagna i nuovi padroni del castello all’interno della proprietà, fornisce spiegazioni circa una misteriosa macchia di sangue, testimonianza di un delitto compiuto alcuni secoli prima, poi, quando il giovane Washington Otis cancella la macchia con un pratico stick tascabile, sviene e sparisce di scena. La narrazione passa in carico ad altri personaggi…

    Invece, nella riscrittura che Ugo Chiti ha fatto su misura per un’attrice atipica come Lucia Poli, la governante, da semplice prologo, diventa protagonista assoluta: una figurina dal tono dimesso, accorato, ma talmente appassionata nei confronti della propria tradizione leggendaria, da diventare un riflesso in tono minore del fantasma, un corpo facile da attraversare, possedere, per dare voce e presenza scenica al fantasma stesso. Lucia Poli-governante finisce per “duettare” con Lucia Poli-fantasma di Canterville. A questo delirante blaterare si oppone la piatta razionalità della famiglia americana che, per eccesso di pragmatismo, non sa riconoscere la dimensione dell’immaginario.

    Il tema centrale del lavoro di Wilde dunque non viene tradito: l’eterna lotta tra razionalità e fantasia, l’infinita nostalgia per la perdita del mondo romantico,  il fastidio della quotidianità. Dal contrasto tra questi mondi contrapposti scaturiscono situazioni comiche, muri d’incomunicabilità, paradossi esilaranti. La musica trascinante e le apparizioni sceniche bizzarre fanno da necessario complemento a uno spettacolo che offre un divertimento non convenzionale, una riflessione gustosa e ironica sulle diversità culturali.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI