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    Il giardino dei ciliegi, Cechov-Borghesi (2018)

    Titolo: Il giardino dei ciliegi

    ideazione e drammaturgia Kepler-452 (Aiello, Baraldi, Borghesi)
    con Annalisa e Giuliano Bianchi, Paola Aiello, Nicola Borghesi, Lodovico Guenzi
    scene e costumi Letizia Calori
    luci Vincent Longuemare
    suoni Alberto “Bebo” Guidetti
    video Chiara Caliò
    regista assistente Enrico Baraldi
    assistente alla regia Michela Buscema
    regia Nicola Borghesi
     
    produzione ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione
     
     

    Il giardino dei ciliegiTrent’anni di felicità in comodato d’uso della compagnia bolognese Kepler-452 nasce dall’incontro tra i componenti di Kepler-452 (Nicola Borghesi, Paola Aiello ed Enrico Baraldi) con due personaggi “immaginari” realmente esistenti, Giuliano e Annalisa Bianchi, ossia Ljuba e Gaev. Un modo per interrogarsi su che cosa significhi perdere un luogo dell’anima per ragioni economiche.

    Nel dramma Il giardino dei ciliegi Anton Čhecov immagina che in un anno non definito di fine Ottocento il giardino dei ciliegi di Ljuba e Gaev, proprietari terrieri nella Russia prerivoluzionaria, vada all’asta per debiti insieme alla loro casa. Ad acquistarlo è Lopachin, ex-servo della gleba arricchitosi dopo la fine della schiavitù, rampante rappresentante della borghesia in ascesa. Il centro del dramma è la scomparsa di un luogo magico, profondamente impregnato delle vite di chi lo abita, che in questa rilettura dell’opera di Čechov diventa il luogo della coppia.

    Nicola Borghesi, Paola Aiello ed Enrico Baraldi hanno cominciato così, come sono soliti fare, a sbirciare nelle pieghe della loro città, Bologna, alla ricerca del loro Giardino dei ciliegi. «Tra i moltissimi incontri che abbiamo fatto nel corso della nostra indagine – racconta la compagnia − ce ne è stato uno che ha cambiato definitivamente il corso delle prove e, inaspettatamente, delle nostre vite: quello con Giuliano e Annalisa Bianchi, che per trent’anni hanno vissuto in una casa colonica concessa in comodato d’uso gratuito dal Comune nella periferia di Bologna. Giuliano e Annalisa Bianchi per trent’anni si sono occupati di due attività principali: il controllo della popolazione dei piccioni e l’accoglienza di animali esotici o pericolosi. Si attiva così un ménage strano, marginale, meraviglioso: convivono in casa Bianchi babbuini, carcerati ex 41-bis in borsa lavoro, una famiglia rom ospite, boa constrictor. Trent’anni, come ci dicono Giuliano e Annalisa, di pura felicità».

    Finché nel 2015 si avvicina il momento dell’apertura, proprio di fronte al loro giardino dei ciliegi, di un grande parco a tema agroalimentare. In coincidenza con l’avvicinarsi dell’apertura del parco i Bianchi ricevono un avviso di sfratto. La magia di questo contemporaneo Giardino dei ciliegi – gli animali, le relazioni, gli affetti – cessa improvvisamente di esistere in una mattinata di settembre. Una storia così lontana nel tempo e nello spazio da quella di Gaev e Ljuba eppure così simile nella sua essenza.

    Nicola, Paola ed Enrico hanno trascorso molto tempo con i Bianchi, cercando di capire che cosa fosse successo e quale sia la loro posizione rispetto alla vicenda che li ha travolti, provando a innamorarsi senza perdere la lucidità. Dopo un lungo corteggiamento sono riusciti a convincerli ad andare in scena, a vestire i panni di Ljuba e Gaev e a raccontare, insieme agli attori, la storia dello sgombero e del loro incontro.

    Il giardino dei ciliegi. Trent’anni di felicità in comodato d’uso vuole essere un’indagine su dove oggi si sia posata la dialettica tra illuminismo e magia, tra legge e natura, e su dove ci troviamo noi. Forse, più semplicemente, è la storia di un incontro.

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