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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Il misantropo, Molière-Conti (2016)

    Titolo: Il misantropo

    di Molière
    regia e adattamento MONICA CONTI
    con (in ordine alfabetico) Stefano Braschi, Monica Conti, Flaminia Cuzzoli, Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Antonio Giuseppe Peligra, Nicola Stravalaci, Roberto Trifirò
    scene Andrea Anselmini 
    disegno luci Cesare Agoni
    costumi Roberta Vacchetta
    aiuto regia Carlotta Viscovo, Jacopo Angelini

    produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale

    Ne Il misantropo più che la trama, contano le relazioni umane che sono poi la cosa più importante della nostra vita. Nell’arco di una giornata Alceste rompe con la società malata in cui vive. È un essere intelligente e ironico ma che nutre un odio feroce per gli uomini che fa ingigantire in lui la percezione dei loro difetti. È un essere contraddittorio, contemporaneamente saggio e folle, che ama proprio la donna che incarna tutti i vizi che lui odia o, forse, la ama proprio per questo.
    Ho cercato di approfondire al massimo queste relazioni e, nello stesso tempo, di far diventare carne i versi di Molière tradotti nell’italiano di Cesare Garboli. Lavorando da anni su Molière e in particolare su questo testo, ho cercato anche di cogliere ciò che sta sotto a un linguaggio ricercato e ‘antico’, ma che, a tratti, pare scritto col sangue da un poeta veggente. E se nei primi tre atti ancora, qua e là, traluce il genio comico dell’autore, nel quarto sprofonda nella follia e nel quinto nel disincanto, aprendo la strada al Teatro moderno.
    In uno spazio semplicissimo agito dagli attori, sono essi stessi che creano coi loro corpi i luoghi ora reali, ora onirici, in cui si svolge questa vana e folle giornata di Alceste. Per ritrovarsi alla fine in un’alba di una qualsiasi città e scoprirsi anime ingannate e perse, al di là dei vizi e delle virtù, ma anche anime che transitano e si dibattono brevemente in questo mondo prima di tornare alla natura.
    Ho sempre pensato al Misantropo come a una ‘ballata dell’essere umano’ posto di fronte all’enigma dell’esistenza e della percezione di una realtà che è sempre sfuggente, multiforme e soggettiva.
    Monica Conti

    SGUARDAZZI/RECENSIONI