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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    In hora mortis, Lauretta (2019)

    Titolo: In hora mortis

    performer Francesco Lauretta
    musiche Diego Dall’Osto
    flauto Teresa Morandini
    costumi e Caronte Francesco Campidori

    Quando ti ritraggo morto gli altri si sorprendono ancora vivi

    Come uno spettro, galante, Caronte attende i vivi radunatisi ai piedi della morbida collinetta che si erge davanti all’ingresso della casa rossa Dello Scompiglio. Null’altro. Lentamente e silenziosamente il processo comincia a formarsi: passo dopo passo, lo spettro guida gli altri, ora fermandosi come colpito da un riflesso vitale ora accelerando il passo per non dimenticare infine il traguardo. Il pubblico dei vivi – molti dei quali cadranno – zoppicherà dietro luiseguendo silenziosi la processione che lentamente li trasformerà in anime vive-morte. Ad attenderli, dopo un cenno di benvenuto dello spettro cerimoniere, l’artista. Elegantemente vestito di scuro, con la testa luminosa e purpurea come fuoco, illuminato, accomodato, l’artista invita i vivi a farsi morti, a stendersi, uno ad uno, su un letto candido. Lì ritrae i cadaveri e dopo ogni ritratto li lascia andare. Intorno alla scena una graziosa fanciulla, venuta da chissà quali spazi e mondi, duetta con i segni finali lasciati dall’artista, appena tracciati sui fogli e con la morte che si manifesta nelle note rimaste nell’aria della valle, lì spiegata e ampia, con flauti e incantatori. Tutto si svolge finché le tenebre non inghiottono l’intera scena dei corpi vivi e morti, e i risuscitati. Una melodia finale zampillerà nell’aria come le flebili lucette delle lucciole: tutto è finito, Signori, così è il mistero.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI