ARCHIVIO SPETTACOLI

    La cura, G. Vitali Rosati (2017)

    Titolo: La cura

    testo e regia Gherardo Vitali Rosati
    con Elena Arvigo, Alberto Giusta, Dalila Reas, Luca Tanganelli
    musiche Tommaso Tarani
    video The Fake Factory
    costumi Fedra Giuliani
    tecnici allestimento e disegno luci Andrea Narese, Brando Nencini

    Per Laura il lavoro è una missione. Impiegata da una vita in una casa farmaceutica, crede nel potere della scienza: la sua dedizione totale all? azienda non nasce da personali ambizioni egocentriche, ma dal sogno di realizzare qualcosa di utile. In questo turbine ha smarrito da lunghi anni un marito, e ha lasciato che i suoi due figli ? Mathieu e Chiara, quasi trentenni ? scivolassero tranquillamente a Parigi, con la scusa dello studio. Ma quando finalmente la sua equipe scopre un farmaco rivoluzionario, le viene diagnosticato un cancro al cervello. La notizia non la preoccupa tanto per sé, ma piuttosto per le energie che dovrà sottrarre alla sua missione. Inizierà così un percorso fra ospedali, esami, chirurghi e oncologi che la farà vagare fra varie città, allontanandola sempre più dalle sue mansioni. Ma intanto si riaffacceranno nella sua vita i figli, alternandosi per aiutarla, e in una sala d?attesa incontrerà anche Marco, un orchestrale torinese affetto dalla sua stessa malattia. Nonostante le difficoltà e i dolori che attraversa, Laura si confronta con aspetti della vita sempre trascurati. Così, mentre affronta interventi e terapie, scopre anche una nuova e ancor più potente cura. La pièce alterna narrazione e dialoghi, puntando su un ritmo intenso e su un tono asciutto e conciso, rifuggendo ogni possibile patetismo. Se c?è un certo realismo nella trama principale, non mancano momenti più onirici dedicati a ricordi e sogni. Per modalità espressive e temi affrontati, il testo si pone come un secondo capitolo di Fumo blu. Lì, un analogo impianto formale serviva a raccontare le difficoltà quotidiane di una giovane coppia alle prese con lavori affascinanti ma poco remunerativi, la danza e il giornalismo, che sottraevano sempre più tempo ed energie alla vita familiare. E non manca un richiamo nel titolo: se il primo testo citava, involontariamente, un grande successo di Mina, questo nuovo spettacolo si rifà a un celebre pezzo di Battiato. Per l’allestimento, lo spettacolo si avvale delle proiezioni di The Fake Factory, uno dei più noti video-maker italiani, che creano una vera e propria scenografia digitale, capace di ricreare spazi reali e immaginari.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI