ARCHIVIO SPETTACOLI
Le baruffe chiozzotte, Goldoni-Valerio (2017)
Titolo: Le baruffe chiozzotte
di Carlo Goldoni
con Luca Altavilla, Francesca Botti, Leonardo De Colle, Piergiorgio Fasolo, Stefania Felicioli, Riccardo Gamba, Margherita Mannino, Michela Martini, Valerio Mazzucato, Giancarlo Previati, Marta Richeldi, Vincenzo Tosetto, Francesco Wolf
regia Paolo Valerio
consulenza storico drammaturgica Piermario Vescovo
movimenti di scena Monica Codena
scene Antonio Panzuto
costumi Stefano Nicolao
musiche Antonio Di Pofi
luci Enrico Berardi
produzione Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale
Lucietta: “Creature, cossa diséu de sto tempo?”.
Questa la prima battuta della commedia, e da subito il tempo atmosferico e psicologico si intrecciano.
Le Baruffe sono l’ultimo testo di Goldoni, fatta eccezione del suo testo d’addio, Le ultime sere di Carnevale che scrive prima della sua faticosa partenza per Parigi.
E infatti, in questo affresco di grande leggerezza e irresistibile divertimento, si intravede il colore della malinconia, la sensazione del tempo irresistibile che fugge.
Le donne delle Baruffe sono in attesa, hanno una decisa urgenza, quella di non far passare un altro inverno senza essersi maritate. Poi gli uomini ripartiranno per mare, e torneranno, forse, presto o tardi a Chioggia. E per raggiungere questo scopo, l’anello e il matrimonio, le regole di Chioggia vanno rispettate, e le differenze di censo tra pescatori sono semplici ma chiare.
Il mondo femminile, fatto di famiglie e relazioni, di lavoro al merletto e di sogni d’amore, di attesa e di vitalità, è il luogo della strada. Accanto, il canale, il mondo degli uomini del mare che tornano per ripartire.
Da qui la scelta di aprire lo spazio, di lasciare liberi corpi e musica: quella musica già raccontata dalle note e dalla cronaca di Renato Simoni e che appartiene alla concertazione di questa lingua, unica e in parte inventata, e questi corpi di uomini e donne che si muovono nello spazio come una squadra, con schemi e disegni precisi per attaccare e difendere, per baruffare e alla fine di nuovo sorridere.
Ognuno di questi personaggi – terreni, acquei, innocenti e rudi – è importante, da costruire sul palcoscenico, avventurandosi oltre i suggerimenti del testo.
Uno spettacolo corale, dove l’idea di scenografia condivisa con Antonio Panzuto, abolisce le sottili pareti delle case per andare oltre ed entrare ancora di più nelle anime dei personaggi.
Lo spazio esterno è il luogo di ritrovo dei popolani, del commercio, il luogo delle promesse d’amore, delle gelosie e delle baruffe, il luogo neutro in cui il popolo può incontrare liberamente i rappresentanti della giustizia e l’unico in cui il lieto fine sia possibile.
E sullo sfondo dei festeggiamenti per i tre matrimoni appena celebrati, il tempo scorre, il Cogitore è in partenza, come Goldoni è in partenza per Parigi, ricordando le donne di Chioggia e le loro ‘Baruffe’ d’amore.
Paolo Valerio