ARCHIVIO SPETTACOLI

    Madre, Compagnia Brick (2018)

    Titolo: Madre

    Di Debora La Mantia
    con Debora La Mantia, Giulia Pinchera, Federico Fusco, Michele Rossi
    Musiche originali e esecuzione Giulio Canosa (violino).
    Produzione Compagnia Brick

    Nel succedersi delle epoche storiche, accanto al mutare dei costumi sociali e delle abitudini umane, c’è pur qualcosa che nel tempo rimane costante: l’essere umano, animale sociale, non può eludere la relazione con l’altro, elemento fondante e necessario del suo essere.

    Tra i rapporti su cui si costruisce l’essere dell’umano, ne esiste uno che si basa su un legame fisico, presente in forma tangibile dal momento in cui si prende dimora nel grembo materno, fino a quando lo si abbandona per trovare il proprio posto nel mondo. Il primo distacco esige la ricerca di un nuovo equilibrio: è in questo momento che una madre e un figlio devono imparare a sentire addosso il calore dell’altro e a trovare una propria comprensione. Di fronte a una creatura fragile per definizione, la madre si ritrova ad essere, volente o nolente, fondamento di sopravvivenza della vita umana che ha generato. La madre è l’elemento nevralgico di ogni figlio, sia in pieno amore che nel vuoto dell’assenza.

    Come l’universo è governato da regole di equilibrio non sempre comprensibili all’umano, così lo è la relazione tra una madre e un figlio. Il tempo tesse la trama delle nostre gioie e delle nostre sofferenze, e l’equilibrio impone che quel che è stato donato possa nel tempo venire meno. Arriva il momento in cui la madre per vicissitudini e incombenze abbia la necessità di abbandonare o riporre da parte il proprio compito, per tornare ad essere individuo fragile e mortale. Una situazione imprevista sconvolge l’ordinarietà della relazione, ribaltandone gli equilibri e imponendo un capovolgimento di ruoli: chi ha donato cure ha adesso bisogno di essere curato e accudito. L’amore seminato nel corso del tempo si ritrova ora a fluire in direzione contraria: la madre, abbandonato il proprio ruolo al tempo e all’età della maturità filiale, deve trovare il coraggio di lasciarsi accudire; il figlio deve comprendere la caducità dell’umano e la fragilità di un essere che credeva immortale. È in tale rivolgimento d’amore, tanto presente quanto inspiegabile, che sembra racchiudersi uno dei misteri dell’esistenza umana.

    “Madre” affonda le sue radici più profonde proprio nella dinamica della relazione madre-figlio e nella necessaria alchimia di amore biunivoco su cui essa si basa. Questo progetto nasce da un’esperienza personale ed estremamente intima tra una figlia e una madre nel momento del bisogno, rappresentando una riflessione introspettiva su ciò che è stato ricevuto e su ciò che si può ancora dare. Tale riflessione è trasversale: si genera dal fulcro della relazione, per poi coinvolgere, o sconvolgere, tutte le persone a lei prossime. Il progetto “Madre” proviene dagli appunti sulla propria famiglia raccolti negli anni trascorsi, su ciò che è e su ciò che è stato, indagando gli stati emozionali della gioia e della sofferenza. Il suo intento è conoscere e riconoscere gli stati del proprio essere, cercando di codificarli attraverso un linguaggio artistico: quello della danza. “Madre” è un atto di elaborazione delle sofferenze e delle pesantezze che si possono provare nel donare incondizionatamente amore, accompagnate dalla ricerca di trasformare un dolore in atto poetico. La necessità umana qui rappresentata è quella di urlare la propria urgenza nella silente ricerca del movimento, fino a farlo diventare un rituale per combattere le proprie paure e accettare le fragilità di tutti. “Madre” diventa quindi silenziosa preghiera per restituire l’amore ricevuto, e costituisce un momento di condivisione del proprio amore.

    Il progetto è composto da dodici quadri dinamici per una durata di quarantacinque minuti in cui cinque danzatori ed un musicista danno vita ad una storia autentica ed intima. Il filo che lega tra loro i quadri, apparentemente contrastanti, è il multiforme sentire umano: una vita ha infinite sfumature di colore. A questo si richiama “Madre” nella sua ricerca, l’unione di quadri che richiamano la complessità di una relazione e trovano la propria armonia nella semplice giustificazione di essere parte di un organico tutto, com’è anche la vita in sé.

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