ARCHIVIO SPETTACOLI

    Mariti e mogli, W. Allen/M. Guerritore (2016)

    Titolo: Mariti e mogli

    tratto dall’omonimo film di Woody Allen
    con Ferdinando Maddaloni, Cristian Giammarini
    e con Enzo Curcurù, Lucilla Mininno, Malvina Ruggiano, Angelo Zampieri
    scene Giovanni Licheri, Alida Cappellini
    costumi Valter Azzini
    luci PaoIo Meglio
    traduzione Giorgio Mariuzzo
    aiuto regia Lisa Angelillo
    direttore di allestimento Marco Parlà
    direttore di scena Raffale D’Alesio
    fonico Paolo Baldini
    sarta Paola Landini
    assistente alla regia Ludovica Coni Nievo
    adattamento e regia Monica Guerritore
    produzione a.ArtistiAssociati
    in collaborazione con Pierfrancesco Pisani, Parmaconcerti

    Un incontro di piccole anime che, sempre insoddisfatte, girano e girano intrappolate nella loro insoddisfazione cronica di una banale vita borghese. Una notte tempestosa, i personaggi costretti da tuoni e lampi in una sala da ballo, un luogo della musica e della danza che con il passare della notte si riempie di storie e oggetti e musica e pianti e amori e liti. Un bancone di un bar, una zona dove due poltrone creeranno un letto, due tavolini accostati per poter mangiare tutti insieme e poi riprendere le lezioni di ballo, le relazioni o i divorzi mentre arriva l’alba.
    Le dinamiche matrimoniali di Mariti e mogli sono affrontate in quella sala. La versione teatrale di Monica Guerritore è fedele al testo, ma si discosta nell’ambientazione dal film del 1992 interpretato da Mia Farrow, Sidney Pollack, Judy Davis, Liam Neeson, Juliette Lewis e lo stesso Allen nei panni di uno dei protagonisti. È lì, in quella notte, che le insofferenze, i tradimenti e i desideri verranno rivelati, mentre (in segreto) ogni personaggio si aprirà in improvvise confessioni fatte al pubblico per averne comprensione e approvazione.
    Così, la trama e le sofferenze create dall’Autore (tutta la commedia è un romanzo che Gabe rivelerà alla fine di avere scritto) diventano l’unica verità del personaggio costretto a vivere e far prevalere la sua storia, con quell’intensità che solo la precisione di una trama già scritta può dare.

    “Il jazz di Louis Armstrong precipita il pubblico immediatamente nel clima di Woody Allen, Strindberg e Bergman (riferimenti altissimi di Allen) vengono evocati nelle dinamiche tra mariti e mogli, la danza e il vino e la notte sganciano il corpo e liberano le energie. Il resto è l’eterno racconto dell’amore”.

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