ARCHIVIO SPETTACOLI

    Musica ribelle, Finardi/Gamba (2015)

    Titolo: Musica ribelle

    con Federico Marignetti, Massimo Olcese, Arianna Battilana
    musiche Eugenio Finardi
    drammaturgia Francesco Niccolini
    su soggetto di Pietro Contorno
    direzione musicale Stefano Brondi
    regia Emanuele Gamba
    produzione Wec, todomodo srl e Pragma srl

    Musica Ribelle è un’opera che per i suoi contenuti e per la sua forza evocativa permette, in particolare in questo momento storico, di parlare un linguaggio di verità e di autenticità, sia alle nuove generazioni sia al pubblico tradizionalmente legato al teatro di prosa.
    Nel 1976 usciva Sugo, secondo disco di Eugenio Finardi, e la prima traccia, Musica Ribelle, per l’appunto cantava di una generazione impregnata di ideali e colma di un’ardente passione. Adesso quel brano dà il titolo a uno spettacolo emozionante, schietto, crudo, con un cast di talento e un gruppo di musicisti, anch’essi attori, che suonano dal vivo. Il tutto in una cornice scenica essenziale ed efficace, in cui si inseriscono soluzioni di video grafica di alto impatto espressivo.
    Le storie dei due protagonisti corrono in parallelo. Sette anni per Vento e il suo collettivo, sette giorni per Lara93 e il suo mondo di dropouts ai margini del sistema. È lei a scoprire la vita segreta e la storia nascosta di Hugo, attraverso i suoi diari giovanili ritrovati tra le cianfrusaglie dello scantinato. Mentre la sua vita rapidamente scivola nell’incubo dell’anoressia.
    Vento, invece, nel corso di quegli anni straordinari, si allontana sempre di più dal gruppo, perdendo Patrizia, entrando in contrasto con il collettivo e rifugiandosi progressivamente nell’eroina. É la fine dei sogni di rivoluzione, delle radio libere, del parco Lambro. È l’epilogo di un’epoca nelle morti di Peppino Impastato e Demetrio Stratos. La fantasia lascia il posto alla lotta armata. Poi il disimpegno e il riflusso.

    “Dopo il successo, anche alla Pergola, dSpring Awakening storia forte e intensa, è stato difficile individuare un titolo che fosse degno erede di quella esperienza artistica. Volevamo parlare ancora a quelle migliaia di ragazzi che ci hanno seguito per oltre due anni di rappresentazioni in mezza Italia. Volevamo una storia di ragazzi e ragazze, di uomini e donne, di politica, di poesia, amore, vita, musica. In questa ricerca è stato facile trovare Eugenio Finardi, gli anni ‘70 e le migliaia di facce e storie di ragazzi incontrati in giro per l’Italia in questi anni”.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI