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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Natale in casa Cupiello, A. Latella (2015)

    Titolo: Natale in casa Cupiello

    di Eduardo De Filippo
    regia Antonio Latella
    drammaturga del progetto Linda Dalisi
    scene Simone Mannino e Simona D’Amico
    costumi Fabio Sonnino
    musiche Franco Visioli
    luci Simone De Angelis

    personaggi e interpreti:
    Luca Cupiello
    Francesco Manetti
    Concetta, sua moglie Monica Piseddu
    Tommasino, loro figlio, detto Nennillo Lino Musella
    Ninuccia, la figlia Valentina Acca
    Nicola, suo marito Francesco Villano
    Pasqualino, fratello di Luca Michelangelo Dalisi
    Raffaele, portiere Leandro Amato
    Vittorio Elia Giuseppe Lanino
    Il dottore Maurizio Rippa
    Carmela Annibale Pavone
    Rita Emilio Vacca
    Maria Alessandra Borgia

    A restituirci la tradizione in termini di modernità e attualità della figura di Eduardo, è il lavoro di uno dei registi che marca stretto i linguaggi del teatro contemporaneo, Antonio Latella che incontra per la prima volta il teatro di Eduardo e ritorna alle sue radici napoletane. Un classico, capolavoro di “amarezza dolorosa”, che il teatro di Latella reinterpreta attraversando l’eredità di Eduardo come autore, artista e personaggio, dal respiro europeo. Un’eredità che ha il suo filo conduttore nello studio e nel confronto con la tradizione alla ricerca di forme nuove, affrancate dalla riproduzione e dai condizionamenti.
    Domina e sottende Natale in casa Cupiello, la ricerca continua di un dialogo tra lingua italiana e napoletana, non dimenticando mai il confronto tra tradizione e riforma, radici e trasformazione, origini e innovazione. Proprio nella lingua risiede l’omaggio di Latella all’ “Eduardo” artista e uomo, drammaturgo di portata europea. Mentre la conquista di quello “spostamento” dalla tradizione come eredità, si manifesta e si dispiega nella drammaturgia “visiva” che si concentra sul Presepe. L’ossessione di Luca Cupiello che chiudeva allusivamente C’è del pianto in queste lacrime, esplorazione di Latella e della drammaturga Linda Dalisi nel mondo della sceneggiata napoletana.
    Il Presepe è corpo, voce, parola, sguardo, è l’animale chiuso in ogni personaggio, è il dono che ogni personaggio porta al suo Creatore.

    La stella cometa non porta nessuna buona notizia, non mi interessano i buoni sentimenti. Luca Cupiello insegue la stella come le pale di un mulino a vento. Lievita in assenza di concretezza e si riduce ad un dolore fasciato di pelle e ossa; un pater fuori ruolo che parla un’altra lingua e si muove in un altro modo. La stella cometa illumina un presepe dietro il quale abbiamo messo tutto quello che non vogliamo vedere o che non vogliamo accettare, mentre arrivano le feste. La famiglia e le sue relazioni interne. La casa e gli equilibri che governa. Il carrozzone da trainare per un’altra ‘madre coraggio’.
    Quello che i genitori vogliono e quello che i figli fanno, le aspirazioni degli uni e la libertà degli altri, come si dovrebbe essere e come si vuole apparire. Vuoti  di  senso  sempre  più  difficili  da  colmare  che  diventano  risacche  di risentimento, odio, perbenismo formale diventato un abito troppo stretto per emozioni e sentimenti. E poi i parenti, i vicini, gli altri. Le generazioni si avvicendano e sono portatrici di valori diversi, distanti, inconciliabili, dagli esiti imprevedibili. Sguardi pronti a diventare giudizi e a indurci in comportamenti che qualcuno ha assunto come adeguati. Tutti sono immersi in un rituale funebre di interessi e di apparenze. Tutti sono schiavi di un dedalo di aspettative scontate, immobili come i personaggi del presepe, ma qui non ci sono nascite in vista”.

    (Antonio Latella)

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