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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Nel paese dell’inverno, Pavese-Costa (2019)

    Titolo: Nel paese dell'inverno

    liberamente tratto da Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese
    regia, adattamento e scenografia Silvia Costa
    con Silvia Costa, Laura Dondoli, My Prim
    creazione sonora Nicola Ratti
    creazione luci Marco Giusti
    costumi Laura Dondoli
    collaborazione alla scenografia Maroussia Vaes
    sculture di scena Paola Villani
    osservazione vocale NicoNote

    produzione MC93 – Maison de la Culture di Seine-Saint-Denis
    con il sostegno del Festival d’Automne à Paris
    coproduzione Le Quai – CND Angers Pays de la Loire, FOG Triennale Milano Performing Arts Festival, Festival delle Colline Torinesi / TPE Teatro Piemonte Europa, Teatro Metastasio di Prato, LuganoInScena LAC ( Lugano Arte e Cultura ), Teatro Stabile del Veneto

    Cesare Pavese conduce nel suo libro Dialoghi con Leucò un sorprendente affondo nella mitologia. La regista e attrice Silvia Costa adatta quest’opera per la scena, in una variazione poetica e visuale dove l’immagine si fa motore di riflessione e sogno nella mente dello spettatore.

    Scritto tra il 1945 e il 1947, Dialoghi con Leucò era agli occhi di Cesare Pavese uno dei suoi libri più importanti sebbene sconcertò buona parte della critica dell’epoca: in pieno realismo tale opera faceva un’apparente deviazione e ritorno verso la materia classica, un ricorso anacronistico ai miti greci ed un utilizzo del linguaggio poetico. Nel paese dell’inverno esplora il rigoglioso vivaio di questioni e di simboli che fioriscono in cinque di questi dialoghi: La Madre, La Belva, L’Uomo-Lupo, Il Diluvio, Gli Dei. Il venire alla luce, la colpa, il castigo, l’animalità dell’uomo, la minaccia di estinzione del diluvio o lo sguardo creatore degli Dei: l’artista trasforma questi temi in visioni, dando voce a un dialogo tra corpi, oggetti, suoni, in una costante tensione e battaglia tra i gelidi mostri del deserto del reale e la calda e fragile trama del tappeto fiabesco del mito.
    Questo lavoro vuole rivolgersi al singolo che vorrà ancora inoltrarsi nel buio della selva, e che spera nella possibilità di incontri incredibili; a colui che crede ancora, sebbene tutti dicono che gli dei hanno disertato e non restano che uomini e i loro sentimenti.
    Si rivolge a chi ha ancora questa necessità di credo, e ha fiducia in una parola che crea mondi.

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