ARCHIVIO SPETTACOLI

    Potevo essere io, R. Ciaravino, A. Scommegna (2014)

    Titolo: Potevo essere io

    di Renata Ciaravino
    con Arianna Scommegna
    supervisione registica Serena Sinigaglia
    video, scelte musicali e assistente Elvio Longato
    luci Carlo Compare
    organizzazione Anna Sironi
    set Maria Spazzi
    realizzazione scene Raffaella Colombo, Lidia De Rosa, Anna Masini
    produzione Compagnia Teatrale Dionisi, Kilowatt Festival e Teatro dell’Orologio con il sostegno di Aia Taumastica-Torre dell’Acquedotto e Atir-Teatro Ringhiera

    Uno spettacolo dedicato ai bambini che siamo stati e non smetteremo mai di essere, uno spettacolo dedicato a chi è sopravvissuto all’infanzia e della cui sacralità ha saputo ben poco. I bambini coi genitori terroni che giocavano in cortile a lanciarsi palloncini con dentro le lamette, le mamme che facevano le pulizie negli ospedali, i piedi impigliati in scarpe da tennis con la punta tagliata che diventavano sandali da tennis, per risparmiare. I ragazzi che al parco si sputavano in faccia, dopo essersi tirati i capelli in una piscina comunale, che facevano la tangenziale contromano per scommessa, che facevano l’amore nei parcheggi vuoti dei supermercati. Quei bambini e ragazzi poi sono cresciuti: ognuno a procedere alla cieca cercando di salvarsi. Ma cosa fa sì che ci salviamo? E se uno si salva, veramente si è salvato? Cosa ci fa andare da una parte o dall’altra? Quante volte abbiamo detto: “Potevo essere io, e invece, poi, no”. Potevo essere io è il racconto di una bambina e un bambino che diventano grandi partendo dallo stesso cortile. Due partenze, stessi presupposti. Ma finali diversi. E in mezzo la vita. Chi racconta è quella bambina: che cerca di capire, insieme allo spettatore, cosa sono state queste due storie, perché e come, e se si sono veramente differenziate, o sono state solo due modi di vivere lo stesso sconcerto. Potevo essere io racconta una storia ma non è uno spettacolo di narrazione pura. Perché in scena ci sono anche quelle persone-personaggi che hanno attraversato la vita dei due protagonisti: un allenatore di kick boxing, una stella emergente del pop croato, un regista di film porno, una merciaia di Casal di Principe, una cartomante del quartiere di Niguarda. Potevo essere io racconta tutto questo cercando la lievità, la commedia che irrompe nella tragedia. Un allestimento scarno, le parole, pochi oggetti: il minimo indispensabile per una frontalità assunta, senza mediazioni. Una sola concessione: affianco alle parole ci saranno alcuni video, perché certe immagini evocano e insieme aiutano a non mentire. Non proiezioni a tutto schermo però, ma un accompagnamento intimo, su supporti leggeri. Il bambino che siamo stati è lì, sgranato in Super 8, mentre guarda distese di finestre dal nono piano di un palazzo senza balconi e una voce dice: “Girati, stiamo girando il filmino. Sorridi!”.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI