ARCHIVIO SPETTACOLI

    Sandokan o la fine dell’avventura, I Sacchi di Sabbia (2008)

    Titolo: Sandokan o la fine dell'avventura
    Regia: Giovanni Guerrieri

    Liberamente tratto da “Le tigri di Mompracem” di Emilio Salgari
    scrittura scenica Giovanni Guerrieri
    con la collaborazione di Giulia Gallo e Giulia Solano
    con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, Giulia Solano
    tecnica Federico Polacci
    costumi Luisa Pucci
    Produzione I Sacchi di Sabbia/Compagnia Sandro Lombardi in collaborazione con Teatro Sant’Andrea, La Città del Teatro, Armunia Festival Costa degli Etruschi
    Con il sostegno della Regione Toscana

    Note di regia: "Signore e Signori, buona sera!
    Perdonate ai nostri rozzi e piatti ingegni l'ardire di esporre su questo indegno palchetto un così alto argomento, come quello che appunto ora vedrete. Può mai questa nostra pedana contenere i vasti mari della Malesia? Che potrebbe inzeppare in questa O di legno anche soltanto le scimitarre che sbigottirono e atterrirono gli inglesi di Labuan?
    Oh, perdonateci!
    Ma se può una semplice cifra su un foglio rappresentare un milione, concedete anche a noi, gli zeri di questa grossa somma, di muovere le forze della vostra fantasia: supponete racchiuse entro le cinta di questo tinello due terribili potenze, che dalle sponde opposte di un rischioso braccio di mare si minacciano! Gli invasori inglesi, coloni a Sarawak e i terribili pirati di Mompracem, giustizieri e paladini dei mari, guidati dall'invincibile Sandokan, la Tigri della Malesia!
    Sopperite alla nostra insufficienza con la vostra immaginazione. Fate d'un uomo mille uomini; createvi di fantasia un poderoso esercito. Se noi diciamo navi figuratevi vere navi, e guardatele rincorrersi sfidando le furie dei venti.
    Sarà il vostro pensiero qui a vestire d'armi i nostri guerrieri, e trasportarli d'un lampo da un luogo all'altro!
    Riceducendo a un'ora di clessidra il passaggio dei giorni e dei mesi!"
    Shakespeare, Prologo dell'Enrico V, riadattato per l'occasione.

    Il tavolo di una cucina, cinque grembiuli da cuoco e poi mestoli, padelle, forchettoni. Sul campo di battaglia è schierato un novello esercito di Mompracem, composto da ravanelli, verza, carote e patate. Una originalissima versione “al vegetale” del romanzo di “Sandokan”.  Il luogo in cui si svolge l’azione è una cucina: attorno ad un tavolo si raccolgono i quattro personaggi che, indossato il grembiule, iniziano a vivere le intricate gesta del pirata malese.
    Sandokan sposta l’azione dalle esotiche atmosfere asiatiche ad una semplice cucina; che diventa improvvisamente regno della perla di Labuan, nave dei pirati, villa di Lord Guillonk, foresta malese, spiaggia di Mompracem. Perno dell’azione è l’ortaggio, in tutte le sue declinazioni: carote-soldatini, sedani-foresta, pomodori rosso sangue, patate-bombe, prezzemolo ornamentale. In scena, attori che sminuzzano, tagliuzzano, affettano, mescolano: un crescendo culinario che culmina nella frenesia della battaglia, combattuta a colpi di cucchiai di legno come spade, e grattugie come cannoni. Una bacinella piena d’acqua diventa il mare del Borneo, e al posto dei cannocchiali, i rotoli di carta Scottex.
    Sandokan diventa un gioco attraverso il quale sacchetti di carta, coltellini, tritatutto assumono nuovi significati e nuove funzioni, sotto il segno della creatività e dell’evasione dalla realtà.

    SGUARDAZZI/RECENSIONI