ARCHIVIO SPETTACOLI
Stanno tutti male, Goretti-Cenci-Urciullo (2019)
Titolo: Stanno tutti male. Studio collettivo sull'infelicità individuale
uno spettacolo di e con Riccardo Goretti, Stefano Cenci e Lorenzo Urciullo
con il prezioso contributo della rete
musiche dal vivo di Colapesce
produzione Teatro Metastasio di Prato e LaCoz
Al momento ci è difficile dire che forma avrà lo spettacolo. Ma non ci piacciono le etichette e ci sentiamo, come artisti, abbastanza liberi da non volere essere noi i primi a legarci mani e piedi in partenza. Sicuramente ci sarà la musica e la poesia che sono le armi ben affilate di Colapesce. Ci sarà sicuramente tanto, tanto da ridere, perché proprio non si riesce a farne a meno. Sicuramente a spingere questa ricerca c’è anche la voglia di continuare a sorprendere in primis noi stessi, proponendo delle forme di teatro, e una estetica, sempre nuova e accessibile a tutti. Sicuramente sarà uno spettacolo del quale sia possibile innamorarsi e innamorarsi nuovamente delle nostre (intese come uomini e donne di questa epoca) inettitudini, goffaggini, aspirazioni, sofferenze e possibilità.
“I bambini sono contenti perché i genitori non ci sono,
e loro possono mangiare i dolciumi.
Possono giocare con l’acqua in casa, con la palla in salotto
e portare tutti i giochi davanti alla tv.
Possono stare svegli fino a tardi
senza lavarsi i denti e i piedi
scrivere e disegnare sui muri
e domani niente scuola.
I ragazzi sono felici perché da soli possono mettere la musica a tutto volume
possono telefonare agli amici e incontrarsi di nascosto
darsi lunghi baci bagnati e frugarsi nei pantaloni
finché non inizia la partita
finché ci sono sigarette da spegnere
e lattine di birra nel frigo di mamma da svuotare.
Gli adulti stanno bene perché sono fuori a cena e non tornano presto
ognuno per sé, qualche giorno di libertà
a fare quelle cose che hanno visto nei film
ad amarsi come suggeriscono le canzoni alla radio.
Gli anziani fuggono dai loro dormitori,
non hanno più acciacchi da qualche ora e vorrebbero camminare
fino a non saper più tornare indietro
fino a non ricordarsi più chi sono
né da dove sono venuti.
Stanno tutti così bene, Stanno tutti davvero bene.
Gli uni senza gli altri. Senza occhi addosso, equilibristi senza rete.
Che se poi glielo chiedi si sentono soli.
E, d’improvviso, nuovamente, stanno tutti male”.